Racconti di vita di un artista clandestino: la disfatta della Francia attraverso la penna di Jean Bruller
Le Silence de la mer, un racconto autobiografico
La stesura di Le Silence de la mer era iniziata già nel mese di luglio 1940 quando Bruller si trovava ai piedi del Vercors, dopo la resa della Francia. Aveva deciso di non disegnare più fino a che il suo paese non fosse stato nuovamente libero, e per uscire dallo stato di disperazione nel quale stava sprofondando si sforzò di ricordare e raccontare un vecchio amore di gioventù. Allora si trattava proprio di un romanzo d’amore.
L’ispirazione per la creazione del protagonista del racconto, Werner von Ebrennac, arrivò dalla conversazione tra due soldati tedeschi che casualmente aveva sentito in un ristorante, nella quale questi parlavano della tattica della Germania per distruggere la Francia: fingere di avere buone intenzioni, di voler collaborare, per poi colpire più da vicino.
Appena rientrato dalla smobilitazione, trovò la sua casa di Villiers-sur-Morin occupata da un giovane soldato tedesco, che immediatamente gliela restituì. L’uomo si comportò in modo gentile ed educato, facendo trovare ai padroni la casa esattamente come l’avevano lasciata. Nei mesi successivi, Jean Bruller incontrò per strada l’ufficiale, che lo salutò con un sorriso che l’altro non contraccambiò. Si pentì immediatamente di quel gesto poco educato, proponendosi di salutarlo con un cenno del capo all’incontro successivo. Ma quando questo si presentò, Bruller era in compagnia di un amico patriota, che non avrebbe potuto capire tale gesto. Fu così che anche al secondo incontro, Bruller non ricambiò il saluto e il sorriso, capendo che da quel momento in poi non avrebbe più potuto contraccambiare: «Si je l’avais salué à la troisième rencontre, cela eût voulu dire: “Je regrette, excusez-moi”, ce qui, bien entendu, était hors de question». Per le molte settimane in cui la truppa tedesca rimase a Villiers-sur-Morin, l’ufficiale continuò a salutare e Bruller a voltare la testa.
Quello stesso incontro con il suo occupante lo portò, nell’agosto di quello stesso anno, a decidere di lottare; ma, ben più interessante per i posteri e per tutti i lettori della Resistenza, lo indusse a stabilire il tema fondamentale del suo primo racconto.
Quel silenzio di Vercors era la manifestazione della sua ribellione, della sua opposizione al nemico e al regime che aveva concesso l’armistizio e l’Occupazione. La sua lotta interiore era inasprita dal vedere che tutti gli altri abitanti del paese non usavano la stessa arma, ma che anzi si erano talmente abituati alla presenza del nemico da aver, con il tempo, iniziato ad accettarlo e persino apprezzarlo. Il silenzio diventò quindi per Vercors lo specchio della propria solitudine.
In un contesto non solo storico ma anche sociale come quello nel quale si trovava, nacque l’idea di denunciare attraverso la propria esperienza personale gli errori commessi dai connazionali, che si erano lasciati incantare dalle favole raccontate dai nazisti. L’arma che aveva impugnato, nella sua casa di Villiers-su-Morin, divenne l’oggetto del suo racconto: «Avant même de prendre la plume je m’étais dit : “La fille ne dira pas un mot”».
Il titolo del racconto racchiude nella sua interezza il messaggio che Vercors ha voluto mandare al lettore:
C’est une image qui m’a toujours poursuivi : la mer, “toit tranquille” comme l’appelle Valéry, si calme et silencieuse sous le ciel bleu, n’en dissimule pas moins la mêlée des bêtes dans les profondeurs, qui s’entre-déchirent, s’entre-dévorent. Ainsi, sous le silence de la jeune fille et de son oncle, se trouve toute l’ardeur des sentiments cachés, toute la violence d’un combat spirituel.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Racconti di vita di un artista clandestino: la disfatta della Francia attraverso la penna di Jean Bruller
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Informazioni tesi
Autore: | Elena Alibrandi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Antonietta Sanna |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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