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«Le bruit du rire», leggerezza e violenza negli Alcools di Apollinaire

«Le rire» come forma poetica: il calembour

Guillaume Apollinaire, il 26 novembre 1917, alla conferenza tenuta al Vieux-Colombier dichiara: «L'esprit nouveau est également dans la surprise. C'est ce qu'il y a en lui de plus vivant, de plus neuf. La surprise est le rand ressort du nouveau. C'est par la surprise, par la place importante qu'il fait à la surprise, que l'esprit nouveau se distingue de tous les mouvements artistiques et littéraires qui l'ont précédé».

La sorpresa è dunque la base della nuova poetica introdotta dall'artista che ha il compito di smuovere l'animo e di stupirlo al fine di rompere ciò che è considerato logico e lineare. Essa si serve di ciò che non è atteso e del gioco. La poesia, infatti, diventa il campo dove l'artista può giocare in totale libertà.

George Duhamel, il 16 novembre 1913, scrive nel Mercure de France: «[…] Il est venu échouer dans ce taudis une foule d'objets hétéroclite dont certains ont de la valeur, mais dont aucun n'est le produit de l'industrie du marchand même. C'est bien là une des caractéristiques de la brocante : elle revend, elle ne fabrique pas…Une truculente et étourdissante variété tient lieu d'art, dans l'assemblage des objets».

Apollinaire desidera creare un linguaggio nuovo attraverso l'assemblaggio di vari oggetti già presenti nella lingua, cioè sfrutta le proprietà del linguaggio come l'omonimia e la polisemia che mette al centro del suo approccio poetico con lo scopo di sorprendere, giocando con l'equivoco. Attraverso il calembour, il poeta provoca un riso misurato. La sorpresa produce e produrrà, nella maggior parte dei casi, «le rire».

Al fine di comprendere come l'artista lavora con i calembours, bisogna prima di tutto dare una definizione del termine. «Calembour» è stato introdotto da Denis Diderot, definitone il padre. Egli in L'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers lo definisce:

C'est l'abus que l'on fait d'un mot susceptible de plusieurs interprétations, tel que le mot pièce qui s'emploie de tant de manières : pièces de théâtre, pièces de plein pied, pièces de vin. Par exemple, en disant qu'on doit donner à la comédie une forte jolie pièce de deux sols, on fera de ce mot l'abus que nous appelons calembour.

Il calembour costruisce insomma e decostruisce contemporaneamente, cioè costruisce un senso, accostando termini che non starebbero mai l'uno vicino all'altro, per poi negarlo. In questo modo, una stessa parola o più parole possono acquisire un senso diverso rispetto al contesto. Il gioco di parole, però, non è sempre visto di buon occhio dagli autori nel corso dei secoli. Ad esempio, Victor Hugo, nei Misérables, parla del calembour come escremento della mente umana.

Tra i procedimenti impiegati da Guillaume Apollinaire per creare i suoi calembours un posto a parte occupano l'omonimia, cioè la relazione tra due parole che graficamente o oralmente sono uguali ma hanno un significato diverso, e la polisemia, cioè quelle singole parole che assumono più significati a seconda del contesto in cui si trovano. «Tzigane» ne è un esempio. Scritto nel 1901, la prima strofa recita così:

La tzigane savait d'avance
Nos deux vies barrées par les nuits Nous lui dîmes adieu et puis
De ce puits sortit l'Esperance (p. 86)

L'artista sfrutta in maniera eccellente le cadenze sonore del francese creando delle associazioni e, di conseguenza, nuove immagini con nuovi significati. In questa strofa è presente un gioco di parole sonoro tra l'avverbio « puis » e il sostantivo «puits». A livello grafico la distinzione tra i due termini è evidente, ma non si può dire lo stesso della forma orale. Alla fine del terzo verso, l'artista sembra seguire una linea logica che viene bruscamente interrotta dal sostantivo, posto dopo il determinante «ce». In questo modo, crea un linguaggio nuovo perché «tente ainsi de dépasser les limites des mots, ce qui prête à confusion».

L'interpretazione di questi versi non può essere superficiale, caratteristica non attribuibile al poeta. Infatti, «puits» non è solamente associabile al suo significato letterale, ossia « pozzo », ma può anche riferirsi alla morte. In base a questo contesto, il calembour «puis \ puits» può voler assumere il significato di un addio astratto, secondo «la vielle sentence "partir c'est mourir un peu"». Andando ancora più a fondo, si nota che «Espérance» è scritta con la maiuscola. Poiché il poeta spesso riprende la mitologia inserendola in un contesto nuovo e moderno, questo calembour può ancora essere associato al mito di Pandora, secondo cui una variante afferma che anche la Speranza esce dal vaso. In questo modo, come fa notare Sirotchouck, possiamo riscrivere i due versi finali della prima strofa in questo modo:

...et puis [enfin, au bout du compte],
De ce puits [jarre, boite] sortit l'Espérance

È incantevole vedere come Apollinaire giocando con i suoni riesce a creare sorpresa nell'animo di chi legge rompendo la lettura lineare del testo.
Un altro esempio di calembour costruito attorno la parola «Espérance» si trova nella celebre poesia «Le Pont Mirabeau». La quinta strofa recita:

L'amour s'en va comme cette eau courante
L'amour s'en va
Comme la vie est lente
Et comme l'Espérance est violente (p.18)

Ciò che colpisce in questa strofa è l'ultimo verso dove Apollinaire, il quale, utilizzando una «jonction sémantique», associa il sostantivo «Espérance» con l'aggettivo «violente». L'artista si avvale dunque dello zeugma, cioè un'ellissi, o omissione di qualcosa nella frase, che porta a incongruenze sintattiche o, come nel nostro caso, semantiche. I termini «Espérance» e «violente», ad una prima lettura, non hanno nulla in comune sul piano semantico. Infatti, il primo termine viene di solito associato ad aggettivi come «vive», «vivace», «tenace» che con ottimismo indicano fiducia nell'avvenire, mentre il secondo designa qualcosa di tutt'altro che ottimista, avente una connotazione forte, dura, brusca. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

«Le bruit du rire», leggerezza e violenza negli Alcools di Apollinaire

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Informazioni tesi

  Autore: Davide D'Auria
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Agnese Silvestri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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