L'organizzazione del servizio postale ed il valore del francobollo dal XVIII al XX secolo
Le Poste monastiche
L’oblio dell’accentramento del potere politico, dell’unità territoriale e dell’efficiente organizzazione economico-amministrativa dell’impero carolingio, fece emergere l’ordinamento religioso, che con il suo sistema ecclesiastico, al cui centro stava il pontefice, appariva come il garante della salvaguardia della civiltà occidentale. Fulcro del potere divino, l’istituzione ecclesiastica popolò gran parte d’Europa di chiostri, fondazioni, istituti, monasteri, conventi, chiese e vescovadi, la cui esistenza avrebbe dovuto legarsi a Roma, città emanatrice dello spirito religioso con strette e sicure relazioni. Ma per tutto il periodo dell’alto Medioevo non fu così. La Chiesa non favorì l’istituzione della Posta e non rianimò il Cursus publicus che fu determinante per il governo di Roma a segnarne l’ascesa verso la suprema autorità del mondo. E questo contraddiceva con l’importanza e la frequenza delle relazioni che la Chiesa intratteneva con la corte di Bisanzio, con gli esarchi di Ravenna e successivamente con i sovrani di Spagna, Francia, Inghilterra e Germania. Ma quel che non fu fatto dalla Chiesa, nel senso che il servizio postale non fu considerato dal clero come istituzione dal carattere internazionale funzionale alla divulgazione del “Sacro Verbo”, venne realizzato dagli Ordini religiosi i quali, agendo nel rispetto del cosiddetto “compendio del Cristianesimo”, ovvero la Regula monachorum, si occuparono, tra le varie mansioni, anche di recuperare la scrittura quasi totalmente caduta in desuetudine e di custodire la conoscenza della civiltà pagana greco-romana. L’esigenza di intrattenere relazioni di tipo contabile-amministrativo tra i monasteri, l’attuazione del doveroso precetto morale di fornire assistenza agli orfani, ai diseredati, ai pellegrini e soprattutto la necessità, avvertita come dovere impellente ed imprescindibile, di esercitare la funzione missionaria per convertire al “Credo cristiano” i molti pagani che ancora s’aggiravano nelle campagne, contribuì al consolidamento dell’organizzazione delle poste monastiche. Il monaco benedettino Equizio (480-571), aggirandosi fra chiese, villaggi, case isolate e recando seco due borse di pelle in cui erano riposti i libri sacri, cominciò a svolgere le mansioni di messaggero.
Successivamente gli Ordini religiosi, emulando la pratica della viandanza, inaugurata da Equizio, cominciarono a garantire il regolare funzionamento dell’organizzazione postale cenobitica derogando parzialmente al precetto della Regola benedettina che sanciva la stabilitas, cioè il divieto per i monaci di recarsi di monastero in monastero avvalendosi finanche di monaci messaggeri detti rotuligeri o rotularii per diffondere notizie, comunicare istruzioni, recapitare messaggi e distribuire materiale liturgico tra i vari monasteri.
Le Poste monastiche determinarono un’interazione costante tra l’isolata organizzazione cenobitica dei monaci e la dimensione laica della società tanto da arrecare notevoli vantaggi agli Ordini religiosi i quali, divenuti ricchi e potenti per lasciti, donazioni e privilegi con cui assursero al ruolo di sovvenzionatori della struttura ecclesiastica, ottennero da questa la concessione sovrana di mantenere propri corrieri in conseguenza della grandiosa opera di diffusione e di propaganda della fede che necessitava di continue comunicazioni epistolari. Anche re e principi concessero agli Ordini monastici l’esercizio del servizio postale attribuendo loro il privilegio del trasporto e l’esenzione dai pedaggi e dalle tasse di scalo. Ciò diede grande impulso allo sviluppo delle relazioni, tanto che i monaci Cistercensi, dalla casa madre di Citeaux, nei pressi di Dijon, stabilirono linee di messaggeri a cavallo con gli oltre 6.000 conventi dell’Ordine sparsi per tutta Europa.
L’istituzione postale era stata dunque ripristinata, ma la reintroduzione di un compiuto sistema di trasporto dei pieghi e delle corrispondenze fu realizzata dai cavalieri dell’Ordine Teutonico. La Regola, fondata per aiutare i pellegrini germanici in Terra Santa, ben presto fu modificata ed il gruppo dei cavalieri teutonici si trasformò in un Ordine militare composto da monaci e guerrieri che sotto il patronato della Vergine combatté in difesa della Palestina. E quando Federico I di Svevia (1125-1190) detto il Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1152 al 1190, si appellò ai monaci-guerrieri per scacciare gli infedeli dalla Prussia, l’Ordine Teutonico si diffuse in Germania. Qui, ricevuta Marienburg in feudo dall’imperatore, nel 1276 vi stabilì la residenza generale con lo scopo di cristianizzare la Polonia, la Lituania e l’Ucraina. Si avvertì allora la necessità di stabilire comunicazioni con Roma e Venezia e ciò indusse l’Ordine ad istituire diramazioni postali avvalendosi dei cavalieri a cavallo. In ogni convento c’era il Gran Scudiero (Wything) che era responsabile delle Poste, dei trasporti e degli agenti postali i quali avevano il compito di consegnare ai corrieri del più vicino convento la corrispondenza e riceverne la propria. Con questo semplice sistema di collegamento tra i conventi l’Ordine Teutonico diede risalto ai caratteri salienti della Posta, ma soltanto più tardi questa istituzione locale, provinciale e nazionale, acquisirà il suo carattere internazionale per opera della famiglia Torre e Tasso [Thurn und Taxis].
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L'organizzazione del servizio postale ed il valore del francobollo dal XVIII al XX secolo
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Barbone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Guido Pescosolido |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 287 |
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