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"Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini

Le opere: Viaggio dai racconti di “Piccola Borghesia” a “Conversazione in Sicilia”

Operatore culturale e traduttore, agitatore di idee e scrittore che “non prescinde mai dalla vita”, Vittorini esordisce nella seconda metà degli anni Venti nell’ambito della pubblicistica, con articoli ideologico-politici in chiave malapartiana. Il primo intreccio tra agitatore di idee e scrittore, avviene nel racconto, “Il ritratto di re Gianpiero”, pubblicato il 12 giugno 1927 sulla Fiera letteraria, con presentazione di Enrico Falqui. Altri racconti poi, vengono dall’autore pubblicati in un volume, sotto il titolo “Piccola borghesia”. La prima edizione dell’opera, (Firenze, ed. di Solaria, tipografia F.lli Parenti, 1931), recava in appendice la seguente nota dell’autore: “Dei racconti, o prose, riuniti in questo volume, tre, e precisamente “Quindici minuti di ritardo”, “Educazione di Adolfo” e “Raffiche in Prefettura”, hanno continuità di azione e vanno letti di seguito. Gli otto racconti sono tutti da considerarsi inediti sebbene di qualcuno furono pubblicate delle parti, in riviste, sotto lo stesso titolo. L’ordine che ho dato loro nel libro non è cronologico”.
Ed in effetti, il primo racconto della raccolta, “La mia guerra”, salutato dalla critica come il più felice fra tutti dal punto di vista stilistico ed inventivo, fu l’ultimo ad essere composto, come risulta tra l’altro, da un'intervista di Vittorini stesso del 24 febbraio 1959 al Giorno. Più complesso risulta invece, il rapporto che intrattengono i brani pubblicati precedentemente con l’edizione in volume.
In quanto, prima dell’edizione Parenti del ’31, erano già apparsi in rivista:
“Introduzione alla vita di Adolfo”, su “Solaria”, n. 9-10, settembreottobre 1929, pp. 21-34;
“Educazione di Adolfo”, in “Solaria”, n. 3, marzo 1930, pp. 1-24;
“Dieci minuti di ritardo”, su “Solaria” n. 11, novembre 1930, pp. 12-19; “La signora della stazione”, su “Solaria” n. 5, maggio 1931, pp. 1-13; “Ricordo di guerra”, su “Il lavoro fascista”, 30 luglio 1931;
“Rievocazioni della grande guerra: L’assedio di Gorizia” , su “Il Bargello” n. 44, 8 novembre 1931.
I due ultimi brani, confluiscono in volume nel racconto “La mia guerra”.
L’esiguo stacco temporale fa presumere che le variazioni riportate fra le due edizioni siano davvero minime, come minima si presenta la differenza fra l’edizione solariana e quella in volume di “La signora della stazione”, dove forse l’unico elemento degno di nota è la sostituzione dello sbrigativo “Lauretta intanto l’aveva raggiunta”, che ritroviamo in rivista, con un brano che si trova nella parte finale del romanzo, da: “Lauretta, intanto, aveva bussato alla porta del telegrafo” , a “poi, attraverso la sala dei biglietti, raggiunse la signora in piazzale, correndo”, brano che forse non era stato riportato in rivista per motivi esclusivamente contingenti. Invece del tutto particolare si presenta la serie di brani riguardanti Adolfo, di cui un brano solamente è inedito, “Raffiche in Prefettura”, mentre gli altri usufruiscono in maniera differente, di brani già pubblicati su “Solaria”. Infatti, “Educazione di Adolfo”, si apre con la parte finale di Introduzione alla vita di Adolfo, alla quale Vittorini giustappone, l’omonimo racconto solariano, che in rivista inizia in modo differente rispetto all’edizione in volume. Allo stesso modo “Quindici minuti di ritardo”, utilizza l’inizio di “Introduzione alla vita di Adolfo”, e del racconto solariano “Dieci minuti di ritardo”, inframmezzati, però, da un lungo brano inedito (cfr. pp. 32-9 “Benissimo, che succedeva in cattedrale?... “a nome dei superiori Cavalieri ben quindici minuti di ritardo”.
Più delle varianti, che appaiono esigue, interessano e sono degne di nota le soppressioni che riguardano soprattutto “Educazione di Adolfo” e “Introduzione alla vita di Adolfo”, che mirano ad un ritmo maggiormente narrativo e ad una maggiore unità stilistica. Vittorini definisce i racconti di “Piccola Borghesia”, nella prefazione al “Garofano rosso”: “unitari e senza età, maturi nella direzione che seguono”, anche se nella serie riguardante Adolfo si riscontra una certa discontinuità. Nell’edizione in volume si riscontra la scomparsa di parodie della lingua burocratica, indugi su particolari precisi, così come vengono eliminate acute ma devianti notazioni psicologiche, che collegano Vittorini alle tecniche più usate dalla letteratura europea del tempo, il cui interesse verso gli elementi psicologici si tramutava spesse volte in Italia in chiave bozzettistica. Un esempio di tale eliminazione concerne un lungo monologo del Cavalier Mazzone.
Dunque il rapporto fra i testi apparsi in rivista, ed i racconti in volume, è del tutto anomalo per quanto concerne i brani facenti parte della suite di Adolfo; Infatti, in questo caso, i brani editi in rivista vengono utilizzati da Vittorini come materiale da costruzione, ed in tale ottica egli li utilizza smembrandoli, rielaborandoli, arricchendoli con elementi nuovi. La successiva edizione dell’opera, poi, del 1953, apparsa sulla collana “Narratori italiani, non presenta alcuna variazione sostanziale rispetto all’edizione del 1931. La notazione del Pautasso riguarda l’edizione Mondadori, che egli definisce “più mossa e sveltita”, concerne invece il passaggio dall’edizione solariana a quella edita da Parenti, e questa maggiore sveltezza consiste in variazioni quasi esclusivamente grafiche, come l’eliminazione delle maiuscole nei titoli onorifici della Prefettura, normalizzazione di alcune voci lessicali, ed inoltre, avviene in tale edizione la sopppressione della nota vittoriniana. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

"Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini

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Informazioni tesi

  Autore: Amalia Simonetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Nico Abene
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 245

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Parole chiave

neorealismo
elio vittorini
cesare pavese
conversazione in sicilia

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