La presenza dei Musulmani in Europa

Ma torniamo alle moschee, e precisamente alle moschee d’Europa: oltre all’atto della preghiera collettiva, che si svolge il venerdì a mezzogiorno, la moschea è quasi sempre anche il luogo di riunione della comunità; vi abita spesso l’imàm (antistes, praepositus, colui letteralmente che sta davanti agli altri e che guida i fedeli alla preghiera), il quale spesso è chiamato ad insegnare il Corano ai bambini.

Proprio a causa della mancata distinzione tra sacro e profano, tipica della fede Islamica, la presenza spaziale e fisica dell’Islàm in Europa si struttura all’interno di spazi già esistenti. Pianterreni, negozi, immobili di abitazione, garages o vecchie fabbriche vengono utilizzati e adattati perché possano svolgere funzione di moschea. Questa adattabilità allo spazio esistente, oltre alle modalità diciamo così di ‘autogestione organizzativa’ dello spazio religioso da parte dei fedeli, è sotto gli occhi di tutti e fa parte sia del risveglio islamico sia della presenza visibile dell’Islàm in Europa.

La sala di preghiera è il luogo più pulito, e anche negli edifici più sporchi e cadenti dei quartieri abitati dalle popolazioni immigrate, essa acquista una armonia e una limpidezza eccezionali. Il simbolismo spaziale della sala di preghiera costituisce un elemento fondamentale della cultura islamica, anche delle popolazioni più analfabete provenienti dalle zone più povere del Marocco o della Turchia centrale.

Le pareti sono spesso dipinte in colori omogenei e chiari, verde, celeste o bianco. Addossato ad una delle pareti è uno scaffale con alcuni libri, fra cui il Corano e i testi relativi alle tradizioni del profeta: sono altrettanti segni della competenza dell’imàm; alle pareti sono appesi quadretti con scritture calligrafiche del nome di Dio o con ornati arabeschi che riproducono versetti del Corano. Inoltre, più o meno bene organizzata a seconda dei casi, la sala di preghiera è preceduta da un luogo per compiere le abluzioni rituali, obbligatorie prima della preghiera.

Le moschee sono frequentate soprattutto dagli uomini adulti, e questa tendenza, già presente nei Paesi di origine, è ancora più forte in Europa. Uno dei motivi portati per giustificare l’assenza femminile è che in Europa raramente le moschee possono essere concepite con un ingresso separato per le donne, come si usa nei Paesi islamici. In generale vengono anche offerte altre spiegazioni, come la presenza del ciclo mestruale che rende la donna impura, e quindi priva delle condizioni necessarie per accedere regolarmente alla preghiera.

Ma il fatto è che l’Islàm è anzitutto una religione di uomini, e di uomini adulti; è la religione dei padri e dei mariti, dei capi di famiglia; e questo proprio perché la forma privata dell’Islàm, la sua dimensione intima direi, è secondaria rispetto alla sua articolazione nella vita sociale e politica della comunità. Ora, la separazione dei ruoli attribuisce alle donne la gestione dell’interno della casa, e non la loro presenza all’esterno, la cui responsabilità appartiene agli uomini.

È logico allora che il posto sociale non sia necessariamente quello della moschea, anche se vengono loro riservati degli spazi appositi, separati dagli uomini, che non devono distrarsi durante la preghiera. L’Islàm femminile è piuttosto l’Islàm marginale, quello delle confraternite mistiche o ai confini dell’ortodossia, cioè quello delle pratiche magiche e dei sortilegi.