I maestri del colore: una storia dell'arte a dispense
Le monografie, le Enciclopedie e le collane a fascicoli
Abbandonato il progetto di pubblicare testi scolastici a dispense, i fratelli Fabbri spostarono la loro attenzione sulla pubblicazione di testi che potevano coadiuvare il lavoro di insegnanti e alunni. Così si avviò una collaborazione con gli stessi professori, per la realizzazione di un progetto che vide la luce nel 1958 con la pubblicazione dell'Enciclopedia Conoscere, venduta in edicola a dispense, che presentava agli studenti delle classi quarta e quinta elementare e delle medie inferiori, nozioni scolastiche in un modo nuovo, risultando all’epoca innovativa, di facile consultazione e allo stesso tempo precisa e informata. Da notare anche l’anno di pubblicazione, il 1958, anno in cui l’Italia si avviava a diventare un paese industrializzato: il boom economico creò lavoro e ricchezza e di conseguenza un potere di acquisto maggiore. Quindi oltre al frigorifero e alla lavatrice anche il consumo culturale cominciava ad avere un suo spazio.
Gli obiettivi pedagogici e divulgativi, sempre evidenti, raggiunsero il loro apice proprio con la produzione editoriale in dispense, che permetteva pubblicazioni a basso costo e vendute in edicola, di diversi ambiti (principalmente artistici e culturali), in cui i concetti generali erano forniti da trattazioni enciclopediche o dizionari. Il formato delle dispense, la sua commercializzazione nelle edicole e la nuova concezione del prodotto poco costoso ma di fattura pregevole, non avrebbero potuto trovare compimento se dietro a tutto ciò non ci fosse stata una capacità professionale e una struttura produttiva che li sostenessero. L'accuratezza delle dispense, soprattutto di quelle che si occupavano di arte, era dovuta a Dino, “discepolo” di Longhi. Dino si circondò infatti di esperti che andavano dalla fotografia ai tecnici delle luci, che trasformarono in immagini i testi rintracciabili nelle prime dispense di arte figurativa del 1961 “Capolavori nei secoli”: una panoramica sugli stili predominanti nella pittura, scultura, architettura e nelle arti decorative, in tutte le epoche, il tutto corredato da fotografie a colori. Oltre che alla pittura, anche il campo musicale fu preso in considerazione, la prima opera realizzata fu la Storia della musica (1964), di rilevante importanza perché per la prima volta si dava ad un pubblico vasto una grande opera multimediale di cultura musicale, in cui i testi traevano il loro intrinseco e vivissimo significato, dalla possibilità di accompagnare la lettura con l’ascolto di dischi dei brani delle opere più significative citate . Del 1965 è la collana I grandi musicisti in cui i testi sono accompagnati da illustrazioni; più specifici, i repertori che vengono trattati nella collana Grandi opere liriche (1969), in cui venti opere liriche, sono presentate in maniera integrale ciascuna supportata da un testo illustrato e dalla riproduzione del libretto originale. Del 1967 è La musica moderna che rappresentò il primo tentativo di dare una visione critica ed organica da Debussy fino ai maggiori contemporanei del Novecento. Il jazz, del 1968, trattava i maggiori esponenti di questo genere musicale, la loro storia e le loro orchestre. Ultima uscita è nel 1970 La canzone italiana.
Per ciò che riguarda la letteratura come prima pubblicazione, troviamo nel 1963 tutte le opere di Dante Alighieri. Due anni più tardi viene pubblicata La storia della letteratura, un’opera ricca di documentazione iconografica e un’antologia di testi commentati, un dizionario degli autori e un’antologia della critica. La collana monografica Letteratura Universale (1969), trattava la storia letteraria di 40 paesi europei ed extraeuropei con antologia connessa. Per le collane di carattere storico l’unica che viene pubblicata è Storia d’Italia (1965). Anche l’aspetto religioso non viene tralasciato portando alla pubblicazione della Bibbia (1962), de La sacra Bibbia (1963) e nel 1965, de I Vangeli e l’Apocalisse. Oltre all’aspetto culturale i fratelli Fabbri si dedicarono alla pubblicazione di collane dedicate alla donna e alla cucina: Casa e cucina (1964), Casa d’oro (1966), Mani d’oro (1966), Mani d’oro lavori (1967), il Piatto d’oro (1966), lo Specchio d’oro (1967). Per molti italiani queste dispense rappresentarono la possibilità di avvicinarsi al mondo della storia e della bellezza presente nel nostro paese in un modo che prima, era considerato impensabile98, come ricorda il giornalista Gaetano Afeltra, “questi fascicoli non furono solo un importante strumento culturale. Soprattutto nel Sud Italia rappresentarono un modo per conoscere e apprezzare l’arte e la cultura italiana, in molte case le immagini presenti nei fascicoli venivano tagliate e inserite all’interno di una cornice per poi essere appese ai muri di casa”.
Per quanto riguarda la correzione dei testi, questi passavano sotto il vaglio di Giovanni (soprattutto i testi scientifici), più preciso e meticoloso, caratteristiche queste, che riportò nell’amministrazione e nell’organizzazione della stessa casa editrice: nel 1955 avviò una vera e propria filiera produttiva completa, in cui aveva unificato uffici e stabilimento grafico e che trovò sede definitiva in Via Mecenate a Milano (nel 1965). Qui un palazzo di nove piani, copriva una superficie di circa 11.000 mq, lo stabilimento una superficie di 10.000 mq, e i magazzini nella periferia di Milano, altri 50.000 mq. Di rilevante importanza furono anche le coedizioni che la casa editrice milanese realizzò con partners stranieri. Affermava Dino in un’intervista, a proposito della collaborazione con Albert Skira editore svizzero “inventore del libro d’arte”: «Una combinazione, la nostra, sulla base del fifty-fifty, nella quale lui, Skira, porta la sua esperienza e il suo prestigio di editore d’arte e noi la nostra esperienza di opere a grande diffusione, pur nel loro elevato prestigio, la nostra potenzialità industriale e la nostra rete di vendita, che non sono seconde a nessuno». La collaborazione con Skira iniziò nel 1961 con Pittura colore e storia (1961-1966) e proseguì con collane di rilevante impegno tra cui Arte idee storia (1965-1967). In tutte e due le opere collaborarono autori e curatori di ampio spessore come Argan, Starobinski, Ponente, Duby, Chatelet, Leymarie e Lassainge e altri ancora. Ma la Fabbri ebbe anche altre coedizioni, ad esempio con la francese Hachette con La grande storia Universale (1965); con la Codex di Madrid con Musei (1968-1969), una rassegna di guide delle più note istituzioni museali; e con l’italiana Bompiani con il Dizionario bibliografico degli autori di tutti i tempi (1970), con Cultura illustrata e con il Dizionario Enciclopedico (1971). Con il copyright della Fabbri pubblicarono molti altri prestigiosi editori stranieri: in Inghilterra Odhams (gruppo del Daily Mirror), negli Stati Uniti Golden Press, Mac Millan, Meridth Press, e nei paesi di lingua spagnola e portoghese la brasiliana Abril Editoria. Tutte queste case editrici, concorsero a diffondere a livello mondiale le opere dei fratelli Fabbri, che si possono trovare stampate in israeliano, bulgaro, fiammingo, danese, svedese, africaneer, greco, olandese, tedesco. L’eccellenza della qualità della stampa era tale che, quando una casa editrice giapponese acquistò i diritti di pubblicazione della collana I maestri del colore, non avendo la possibilità di stamparla con la stessa qualità dell’edizione italiana, fece imprimere alla Fabbri le riproduzioni a colori delle opere d’arte, e quindi spedire in Giappone i fogli stessi su cui inserire in nero il testo giapponese.
In Italia la novità delle dispense e della loro vendita nelle edicole fu così inconsueta e innovativa che il giornalista Alfredo Todisco in un articolo intitolato La cultura nelle edicole: una fettina alla settimana sul «Corriere della sera» dei primi mesi del 1965, commentò: «Il fronte delle ventimila edicole italiane è cinque volte più esteso di quello delle tre o quattromila librerie e cartolibrerie». E aggiungeva: «Da noi il libro è caro. Anche se ha un prezzo oscillante al livello del libro straniero, è caro in rapporto al nostro reddito medio». Notava inoltre che in quel particolare periodo, di cui si è già parlato precedentemente, fondamentale risultava la fascia di lettori formata dagli studenti, che bisognava conquistare con nuovi strumenti e con prezzi vantaggiosi: due aspetti esemplarmente rappresentati proprio dalle dispense vendute in edicola, «… Tanto è vero che l’editrice milanese ora si accinge a “settimanalizzare” tutto lo scibile umano», terminava il giornalista. E in questa varietà di proposte, una assunse ben presto carattere internazionale per importanza, peso per il numero di vendite e la qualità intrinseca: la collana I Maestri del colore, una serie di monografie di maestri della pittura occidentale, pubblicata a partire dal 1963 e venduta presso le edicole. Anche all’estero il lavoro della Fabbri fu elogiato: in un articolo del Corriere della Sera firmato da Giancarlo Sansoni, viene intervistato il direttore della Casa editrice Hachette Didier Fouret, quest’ultimo afferma : «in particolare ci interessa la produzione della casa editrice milanese Fabbri che sembra sia stata la creatrice di questo nuovo genere di dispense e che è quella che ha prodotto il maggior numero di opere, nonché la più significativa […] Le dispense in sé non rappresentano qualcosa di nuovo né in Italia né del resto in Francia e in tanti altri paesi: la novità […] sta nella formula delle dispense che una volta erano squallide edizioni, mentre ora sono diventate ‘parti’ di grandi opere di alto livello editoriale. […] tutto questo fa pensare che i prezzi del prodotto siano elevatissimi: in realtà sono bassi.» Questa impresa fu molto apprezzata da uno dei più famosi storici dell'arte italiani dell'epoca, Roberto Longhi che definì queste pubblicazioni «una violenta ma necessaria apertura della conoscenza specialistica ad un largo ed indeterminato pubblico». Come ci ricorda il giornalista Marco Mascolo in un suo editoriale sul Manifesto: «Longhi, uno studioso che in questi anni sentiva sempre più incalzante la necessità di una vocazione civile del mestiere di storico dell’arte, e che tentava di alfabetizzare l’Italia dal punto di vista del linguaggio figurativo, creando assieme ai giovanissimi Alberto Martini e Franco Russoli le prime grandi collane popolari di storia dell’arte: i Maestri del Colore e i Maestri della Scultura, di alta qualità nei contenuti e nelle fotografie e dal costo bassissimo». È importante evidenziare che la storia dell’arte, che sembrerebbe essere un settore molto particolare dell’interesse storico, fu invece cruciale per lo sviluppo dell’identità collettiva italiana, come scrisse Jacques le Goff: «Ci sono poche storie nazionali in cui l’arte ha una parte cosi grande come nella storia d’Italia», affermazione che resta vera anche nel caso dell’editoria.
Questo brano è tratto dalla tesi:
I maestri del colore: una storia dell'arte a dispense
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Informazioni tesi
Autore: | Tiberio Felciani |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Management dei Beni Culturali |
Relatore: | Susanne Adina Meyer |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 106 |
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