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Il welfare invisibile: migrazioni, lavoro e legami transnazionali delle collaboratrici domestiche tra Italia e Romania

Le migrazioni interne della Romania dalla fine della seconda guerra agli anni ‘80

E' particolarmente difficile stabile con precisione gli intervalli temporali in cui certe pratiche migratorie si sono realmente sviluppate, ed è altrettanto vero che spesso molti modelli da noi presentati venivano praticati simultaneamente dalle medesime persone, in un interscambio di strategie e attori. Per non correre il rischio di creare un immagine aleatoria, vorremmo sottolineare quello che dovrebbe essere il ruolo del lettore; un ruolo attivo, che possa comprendere il fenomeno nella sua interezza, al di fuori delle nostre obbligate griglie di definizione, cercando di valutare le sfumature concettuali che caratterizzano tale complessità.
Ma procediamo con ordine.
Subito dopo la firma del trattato di pace di Parigi nel 1947, la popolazione romena si rese conto che la seconda guerra mondiale aveva di fatto accelerato un processo di avvicinamento e sottomissione nei confronti dell’Unione Sovietica. Il fatto che alla Romania non venne riconosciuto lo stato di paese “cobelligerante” ebbe gravi conseguenze sul piano economico.
Si trattò di un mancato riconoscimento che diede la possibilità ai Russi di saccheggiare il paese. I risarcimenti dei danni di guerra, fissati in 300 milioni di dollari (al valore del 1938) furono successivamente aumentati a 7 miliardi19. La stessa economia nazionale fu improvvisamente bloccata.
Sotto la spinta politica dell’Unione Sovietica vennero create delle società miste dette “Sovrom” in cui i Russi davano solo il nome e prendevano il 50% delle azioni, senza alcun versamento di capitale. I Sovrom furono l’espressione più evidente di quello che il conflitto mondiale aveva provocato e rappresentarono uno strumento di feroce spoliazione delle ricchezze del suolo e del sottosuolo. Si trattava di un “colonialismo di nuovo tipo”20 che sottraeva risorse sia grezze che lavorate (in particolare prodotti petroliferi), importandole sul proprio territorio.
Questa particolare condizione economico-politica va contestualizzata alla particolare condizione produttiva del paese. Sul finire della seconda guerra mondiale la Romania si presentava come un paese prevalentemente agricolo. Si stima che quasi i tre quarti della popolazione fossero impiegati nelle campagne, mentre il rimanente quarto si distribuiva sulle aree urbane della nazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il welfare invisibile: migrazioni, lavoro e legami transnazionali delle collaboratrici domestiche tra Italia e Romania

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Massini
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Sociologia
  Relatore: Gabriele Tomei
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 202

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