Il licensing nell'ambito delle strategie di crescita delle imprese. Il caso Ittierre
Le joint venture
Con l’espressione joint venture in generale ci si riferisce ad «un accordo stipulato tra due o più imprese per realizzare una collaborazione temporanea volta al perseguimento di un risultato per il quale impiegano le proprie diverse capacità, forze e competenze» (Cortesi A., "La crescita delle piccole imprese: fusioni, acquisizioni, accordi").
Più in particolare per joint venture si intendono sia forme di collaborazione occasionali, sia collaborazioni durature che danno origine ad una nuova società costituita per svolgere un attività congiunta per il raggiungimento di obiettivi comuni dei partner.
Nel primo caso si parla di non equity joint venture, anche detta joint venture occasionale o strumentale o contrattuale, la quale ha ad oggetto lo svolgimento di una singola attività: tra i partner esiste un contratto di collaborazione con il quale i partner conferiscono mezzi e capacità e dividono il risultato economico. Questa tipologia di joint venture rappresenta uno strumento più flessibile rispetto a quella societaria in quanto non implica la costituzione di un nuovo soggetto giuridico distinto dai partner, da ciò derivano una serie di vantaggi riguardanti: la rapidità della costituzione del rapporto di partnership; la trasparenza fiscale poiché il risultato economico delle attività comuni viene assorbito immediatamente dai partner e la maggior facilità di risoluzione anticipata dell’accordo. Questa modalità solitamente viene adottata per svolgere attività interne ai partner e non per operare sul mercato, caso in cui, invece, si ricorre alla joint venture societaria. Quest’ultima, anche detta joint venture operativa, individua la situazione in cui: «due o più aziende costituiscono un’entità autonoma per svolgere una attività economica produttiva assumendo un ruolo attivo nei processi decisionali strategici, se non anche nelle decisioni gestionali» (Harrigan K. R., "Joint venture").
Nonostante il successo ottenuto da questa modalità di crescita negli ultimi decenni, le joint venture hanno una lunga tradizione. Queste venivano utilizzate alla fine del XIX secolo negli Usa dalle ferrovie per progetti su vasta scala, ma non solo, venivano adoperate per dividere i rischi delle spedizioni marittime, delle società minerarie e di altre attività. Per molti anni vennero attivate principalmente attraverso accordi verbali con lo scopo di dividere fra due o più concorrenti la produzione di fornitori, tutto ciò fino agli anni settanta del secolo scorso, quando il ricorso a questo tipo di accordo cominciò ad aumentare notevolmente e ad assumere forme e finalità differenti. Questo fenomeno è stato determinato da processi di deregolamentazione e di globalizzazione, nonché dall’esigenza di innovazioni produttive.
Come accennato le joint venture rappresentano una forma eterogenea di accordo che può comprende collaborazioni di tipo tecnico, di produzione, di distribuzione, di ricerca e sviluppo e così via.
Un aspetto significativo della joint venture è costituito dalla ripartizione del rischio tra le aziende partecipanti: per quanto riguarda la joint venture societaria i partner devono stabilire le quote di partecipazione nel capitale della nuova società congiunta, detta “newCo”. Di solito tali quote sono paritetiche ma possono essere anche asimmetriche, in funzione delle risorse e dei punti di forza e di debolezza dei partner.
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Il licensing nell'ambito delle strategie di crescita delle imprese. Il caso Ittierre
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica D'Uva |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Comunicazione Istituzionale e d'Impresa |
Relatore: | Cecilia Chirieleison |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 169 |
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