Clima di fiducia e crisi economica: un'analisi della capacità di previsione dei consumatori italiani

Le inchieste congiunturali, realizzate attraverso interviste ai consumatori, forniscono utili indicazioni circa l’andamento delle variabili fondamentali economiche e, per tale motivo, sono utilizzate in modelli economici per scopi previsionali. Sulla capacità di previsione di tali indicatori la teoria economica fornisce diverse interpretazioni tra di loro in contraddizione negandola in alcuni casi, confermandola in altri. Secondo alcuni autori l’indice di fiducia può essere rappresentativo del movente psicologico dei consumatori e quindi può influenzarne le scelte future di consumo, altri autori ritengono che il consumo abbia perso la caratteristica di variabile “necessaria” per assumere sempre di più i connotati di una variabile discrezionale, quindi, fortemente influenzata dalle aspettative circa la congiuntura economica. Sebbene la capacità previsiva di tali indicatori non è stata ancora dimostrata appieno e, nella maggior parte dei casi, è spesso limitata a singoli eventi, nel presente lavoro sarà utilizzata l’indagine congiunturale presso i consumatori realizzata in Italia dall’ISAE, l’ente pubblico non governativo di ricerca, dal 1973 su base quadrimestrale e dal 1982 su base mensile.
Tali rilevazioni, modificate più volte nel corso degli anni, sono oggi incentrate sul singolo consumatore (l’individuo con 18 anni compiuti) e non più sulla singola famiglia. Nel 1995 poi è stata introdotta la tecnologia CATI (Computer Aided Telephonic Interview) che assiste l’intervistato nelle domande e controlla la coerenze delle sue risposte.
Le indagini, basate su 2000 interviste ogni mese, avvengono telefonicamente in due stadi organizzati in modo tale da garantire la stessa probabilità di selezione all’interno di ogni campione. Nel primo stadio il campione è ripartito in base alla zona geografica di provenienza con la distinzione di 42 aree geografiche, nel secondo stadio il campione viene suddiviso in base al genere di appartenenza in modo da rispettare il rapporto tra maschi e femmine (48,5% maschi e 51,5% femmine).