Le Forme organizzative delle imprese: evoluzione, varietà e fattori del cambiamento
Le imprese cooperative italiane
La prima società cooperativa in Italia nacque nel 1854 quando venne costituita a Torino l'Associazione generale degli operai (successivamente chiamata Alleanza cooperativa torinese, ACT).
I principi ispiratori vennero recepiti da liberali illuminati come Giuseppe Mazzini, socialisti come Ugo Rabbeno e cattolici.
Nel 1891 nacque la cooperazione di ideologia cattolica, attraverso l'enciclica Rerum Novarum, Don Cerutti costituì a Gambarare, in provincia di Venezia, la prima Cassa rurale cattolica; successivamente vennero create cantine sociali, affittanze collettive e nel 1899 venne istituita la Federazione delle unioni cattoliche cooperative agricole.
Dal punto di vista legislativo le società cooperative vennero inserite nel Codice di commercio del 1882 legittimando la democraticità nell'amministrazione, limitando la concentrazione azionaria ad uno o più soci e riconoscendole l'esenzione delle imposte di registro e di bollo.
La crisi agraria avvenne verso la fine dell'Ottocento con la continua crescita delle cooperative agricole come le cooperative di braccianti di Romagna sostenute da Nullo Baldini.
La Grande guerra avvantaggiò il boom della cooperazione attraverso lo sviluppo delle cooperative di produzione volte a rafforzare gli eserciti con la creazione di armi, il potenziamento delle cooperative agricole e di consumo volte a sostenere la politica annonaria governativa (politica volta a promuovere la distribuzione di beni di prima necessità con l'intendo di evitare carestie).
Nel ventennio fascista le cooperative vennero normalizzate attraverso la nascita dell'Ente nazionale fascista della cooperazione (1926) che escludeva le cooperative di credito. Nel 1938 in Italia vennero registrate 10.335 cooperative con circa 1,5 milioni di soci; si svilupparono principalmente le cooperative di consumo e le cooperative agricole mentre si ebbe una diminuzione delle cooperative di produzione-lavoro.
Nel nuovo Codice civile del 1942, venne legittimato dal legislatore il raggiungimento dello scopo mutualistico da parte delle cooperative che veniva perseguito attraverso i soci che utilizzavano tutte le proprie risorse per ottenere vantaggi collettivi comuni valorizzando la cooperazione tra persone intesa come mezzo per raggiungere risultati irrealizzabili singolarmente.
Gli scopi mutualistici e la funzione sociale ricoperta dalle società cooperative vennero previsti anche dall'articolo 45 della Costituzione (1945) e con l'emanazione della prima legge sulla cooperazione (legge Basevi, 14 dicembre 1947) vennero imposti i limiti sulle quote sociali, il numero minimo di soci (9 soci), le riserve divisibili e non distribuibili a tutela l'integrità del patrimonio sociale.
Secondo i dati Unioncamere in Italia oggi sono registrate 80.000 cooperative, con 1,3 milioni di addetti, e il 75% degli addetti è concentrato in cooperative di lavoratori e sociali.
Le cooperative italiane prediligono una struttura a rete, sia verticale che orizzontale, convergendo verso lo scopo di attuare economie di scala, non raggiungibili dalle piccole imprese.
Nel settore della grande distribuzione le cooperative detengono un terzo della quota di mercato (oltre ad essere la più affermata al mondo), tra cui spiccano le cooperative di dettaglianti come CONAD ed il sistema Coop che conta 1500 punti vendita, 14 miliardi di fatturato e 8,5 milioni di soci.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Arnieri |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze Economiche e Aziendali |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Gaetano Luberto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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