La cosmesi e le sue politiche distributive. L'influenza nel rapporto con il distributore. Il caso Cosmitalia.
Le formule galeniche
Alle produzioni industriali, diretta o conto terzi, finora descritte, se ne aggiunge un terzo tipo, seppure con connotazioni e implicazioni diverse: la produzione farmaceutica con le sue formule galeniche.
Le formule galeniche prendono il nome dal loro inventore, Galeno (II-III Secolo d.C.), medico dell’Antica Grecia, che produceva i propri rimedi tramite la miscela di sostanze di base e naturali. Nell’era moderna, i farmacisti, in prima istanza veri e propri preparatori, più che meri venditori, ricorsero a questo tipo di formule fino ai primi anni del XIX secolo, fino a quando, cioè, l’industrializzazione non ha concesso ai pazienti l’accesso a un numero sempre crescente di medicinali pronti all’uso. Negli ultimi anni, tuttavia, il crescente bisogno di personalizzazione da parte dei consumatori, anche in ambito farmaceutico, ha portato alla rivisitazione e riutilizzo di tali formule.
Le formule galeniche possono essenzialmente essere divise in tre tipi:
* Formule magistrali: preparazioni estemporanee prescritte dal medico (secondo la legge n. 94/98) per il singolo paziente, sono costituite anche da miscele, diluzioni e ripartizioni. Sono i preparati più utilizzati al giorno d’oggi per poter personalizzare i dosaggi, per riprodurre medicinali difficilmente o non più reperibili e per la preparazione estemporanea di medicinali non stabili dal punto di vista chimico e fisico, che non permetterebbero la vendita classica. Tali formule risultano inoltre utili per cambiare la forma farmaceutica o variare gli eccipienti, motivo di allergie.
* Formule officinali: preparate a priori e messe in vendita all’interno della farmacia stessa; vengono prodotte in base alle indicazioni riportate nelle monografie della Farmacopea italiana, Farmacopea europea, o in una Farmacopea di uno degli stati membri dell’ Unione Europea.
* Formule cosmetiche: per rispondere al crescente bisogno della popolazione di prendersi cura di sé e per poter creare cosmetici con formula variata in relazione agli eccipienti, come visto in precedenza causa di allergie.
Per poter produrre le formule cosmetiche, ad oggi, le farmacie hanno bisogno di organizzarsi come delle piccole industrie e ottenere l’autorizzazione del ministero. I problemi cui può andare incontro sono di tipo qualitativo e in base alla sicurezza degli addetti. Per la regolamentazione e la prevenzione di tali problematiche sono state sviluppate le cosiddette Norme di Buona Preparazione (NBP). Tali norme sono destinate alla regolamentazione dei canoni di pulizia, cura e ordine degli ambienti e delle apparecchiature nelle farmacie che decidono di dedicarsi alla creazione di preparazioni galeniche. Per la produzione di medicinali e cosmetici quindi sarà necessario il possedimento di strutture e risorse umane adeguate, di una buona organizzazione e gestione della tipologia e del carico di lavoro per il farmacista, un controllo continuo e documentato delle fasi di lavoro e una costante manutenzione, calibrazione e aggiornamento delle strumentazioni. La qualità del processo produttivo e del prodotto terminato sono esaminate tramite il cosiddetto SAQ (sistema di assicurazione della qualità) (cfr. Villano, 9-11).
Il responsabile generale dell’attività produttiva è il farmacista o il direttore, cui spetta il compito di assicurare il buon funzionamento del laboratorio, il reperimento delle risorse adeguate dal punto di vista qualitativo per la produzione di un prodotto di buona fattura e la gestione del personale. Al responsabile generale, inoltre, spetta il compito di definire una vera e propria regolamentazione, diversa per ogni farmacia, per stabilire i comportamenti appropriati da adottare per il corretto funzionamento del laboratorio e dei processi produttivi (cfr. Villano, 9-11).
I locali in cui le preparazioni vengono realizzate devono essere, in conformità con la legge 626 sulle norme di sicurezza negli ambienti di lavoro, pratici e igienici. Inoltre è necessario che questi risultino separati dalla farmacia, depurati tramite l’azione di cappe aspiranti che permettano l’eliminazione di polveri, illuminato, ma senza l’obbligo di finestre e con una temperatura media di 25-30 gradi centigradi e un tasso di umidità pari al 50% + 10% (cfr. Villano, 9-11).
Pertanto la produzione cosmetica si sviluppa anche all’interno del sistema farmaceutico, comportando, tuttavia, non poche problematiche. La distinzione tra “preparazioni semisolide medicamentose per l’applicazione cutanea” e “preparati cosmetici” è da sempre stata oggetto di numerose discussioni. Fino agli anni ’80 i farmacisti erano soliti limitarsi alla produzione di preparazioni topiche che venivano poi vendute su loro consiglio ai clienti che presentavano delle impurità e delle imperfezioni della pelle. Gli sviluppi costanti della fitoterapia, hanno portato però i farmacisti a interessarsi a tale ambito e a creare dei composti paralleli alle preparazioni topiche, dei veri e propri cosmetici prodotti tramite il ricorso a principi attivi vegetali, che non venivano sicuramente considerati alla pari di un medicinale, ma comunque efficaci e non dannosi per la pelle e per la salute del cliente. Le cose cambiano tuttavia sul finire degli anni ’80. Nel 1986, infatti, l’approvazione della legge n. 713 sulle “norme per l’attuazione delle direttive CEE sulla produzione e la vendita di cosmetici”, creata per regolarizzare la produzione e conferire maggiore affidabilità e sicurezza ai prodotti cosmetici, vietava alle farmacie di produrre negli stessi laboratori le formule galeniche e i prodotti cosmetici. La produzione cosmetica doveva essere quindi indipendente ed effettuata in un laboratorio costruito su calco di un laboratorio industriale e approvato dal Ministero della Sanità. Le formulazioni topiche, tuttavia, potevano ancora essere prodotte all’interno del laboratorio galenico. Negli anni ’90 si è assistito a un’ulteriore evoluzione nell’ambito della cosmesi farmaceutica. La pubblicazione della sezione C del formulario Galenico Nazionale (FN) così come la pubblicazione del Codex nel 1991, hanno ridato ai farmacisti la possibilità di produrre, accanto ai rimedi topici, quindi ai prodotti a indicazione terapeutica ben definita, preparazioni semisolide cutanee realizzate anche tramite l’utilizzo di principi attivi, non solo naturali, ma anche di sintesi (cfr. Bettiol, 2006, 295-300).
Nella cosmesi farmaceutica anche i processi di controllo qualitativo risultano essere differenti. Non vengono effettuati test per l’efficacia del prodotto, ma si conducono comunque dei test sul cosmetico stesso per valutarne la stabilità. Si ricorre quindi alla verifica della correttezza delle procedure eseguite e a un controllo dell’aspetto e delle caratteristiche organolettiche (colore, odore, sapore). E ancora è importante effettuare la determinazione del PH, il controllo di confezionamento e tenuta, così come la verifica di una corretta e accurata compilazione dell’etichetta.
Sono state fin qui delineate quelle che sono le maggiori tipologie di produzione in ambito cosmetico. Nei paragrafi successivi si dibatterà su come il prodotto finito giunga dall’impresa produttrice al consumatore finale. Verranno pertanto analizzati i canali e le scelte in ambito distributivo che si presentano davanti alle industrie cosmetologiche.
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La cosmesi e le sue politiche distributive. L'influenza nel rapporto con il distributore. Il caso Cosmitalia.
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Sciarra |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue per la didattica, l'editoria e l'impresa - Curriculum in Comunicazione Interculturale d'impresa |
Relatore: | Marco Cioppi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 142 |
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