Donne nuove: cultura di massa e identità femminile

È passato più di mezzo secolo da quando Lucille Ball intratteneva il pubblico con la garbata commedia che evidenziava le difficoltà quotidiane della perfetta donna di casa. Ne è passata, di acqua sotto i ponti, da allora. E la figura delle donne nei telefilm si è evoluta, proprio come il linguaggio televisivo. Negli anni ’60, la donna era ancora “imbrigliata”, in un modo o nell’altro, nel ruolo di spalla: la femme fatale di Missione: impossibile, la sensualissima Emma Peel (Agente speciale fasciata dall’indimenticabile tuta aderente), la Catwoman di Batman e la stessa Lucille Ball, che nel suo nuovo show si mostrava più “audace” e un pizzico, ma solo un pizzico, più maliziosa. E ancora: tutti i personaggi femminili della serie classica di Star Trek, nelle succinte uniformi che ne mettevano in risalto la bellezza mentre le relegavano a ruoli di secondo piano. Eccezion fatta per La famiglia Addams, che regalava a Morticia un ruolo di una certa rilevanza (ma sempre e comunque improntato sull’aspetto tipicamente “femminile”, materno da un lato e sensuale dall’altro, del personaggio), il compito, per le ragazze in tv era molto limitato. Negli anni ’60 le donne protagoniste in tv avevano soprattutto ruoli comici e si mostravano nelle vesti di casalinghe perfette o sensuali odalische pronte ad esaudire i desideri del “padrone”. Poi fu la volta degli anni ’70, dell’arrivo della rivoluzione. Gli anni delle Charlie’s Angels: donne poliziotto che lavoravano come detective private (un ruolo tradizionalmente maschile, in tv) e se la cavavano da sole in ogni situazione. Gli anni ’60 erano ufficialmente finiti perché, quando gli angeli si trovavano in difficoltà, non arrivava il macho di turno a trarle in salvo: ci pensavano da sole, a cavarsi d’impaccio. Con gli anni ’70, quindi, grazie a serie come La donna bionica (fortunato spin-off de L’uomo da 6 milioni di dollari, che sottolineò come un riuscito personaggio femminile di secondo piano potesse conquistare i favori del pubblico anche come protagonista) o Spazio 1999, si evidenziarono per la prima volta le potenzialità action delle signore in tv. Come nel caso del ruolo di Daisy Duke in Hazzard: sensualissima, in abiti sempre succinti, ma anche pronta a prendere a calci chi non la rispettava. Da un lato, quindi, il gentil sesso dimostrava di poter essere anche meno gentile e dall’altro lato, comedy e drama dovevano fare i conti con una nuova figura femminile, più forte e determinata anche dal punto di vista intellettuale, culturale, sociale. Ecco dunque spiegato il successo inarrestabile di Mary Tyler Moore, determinata single in carriera pienamente cosciente del proprio ruolo all’interno di una società ancora troppo maschilista.