Gender Pay Gap: analisi ed evoluzione di un fenomeno sistemico e multifattoriale

Sicuramente, ad un minore accesso alle posizioni di vertice, corrisponde necessariamente una minore probabilità di accedere alle fasce più elevate di reddito. Tuttavia, questa è solo una delle componenti che ci si può aspettare.

Ciò che si fatica a credere, è che anche a parità di inquadramento e di ore lavorate, gli stipendi delle donne sono considerevolmente inferiori a quelli degli uomini.

È importante premettere che quest'analisi è estremamente complessa, sia perché i risultati ottenuti cambiano considerevolmente in base ai parametri utilizzati, sia perché i dati non sono aggiornati, infatti, gli ultimi raccolti da Eurostat risalgono al 2018.
Se vogliamo, ad esempio, guardare unicamente alle differenze complessive nella paga oraria lorda, l'Italia vanta "solo" un 4,2% di differenza a discapito delle donne, e si posiziona come quarto valore più basso in tutto il panorama Europeo (pari al 13%) (IX) [...]

Se invece, teniamo in considerazione il gender overall earnings gap (Allegato 2), un parametro che tiene in considerazione non soltanto della differenza tra paghe orarie ma anche del tasso di occupazione ed il numero di ore lavorate da uomini e donne, nel 2018 (anno a cui risalgono gli ultimi dati), l'Italia passa ad essere il terzo paese con le differenze più marcate tra gli stipendi di uomini e donne, con una percentuale pari al 43% (superata solo da Austria con 44,2% e Paesi Bassi con 43,7%).

Ancora, possiamo vedere come l'Elaborazione Federconsumatori sui dati ISTAT e Osservatorio JobPricing ci diano una panoramica sulle differenze di stipendio in base ai diversi inquadramenti (RAL Media 2019) (X) [...]

Tuttavia, l'interpretazione di questo fenomeno risulta essere tanto complicato quanto sono le cause che vi possono incidere, come ad esempio la differenza tra settore pubblico e privato, la grandezza delle aziende, la struttura delle aziende, la filosofia delle stesse, la concentrazione di uomini o donne in determinati settori lavorativi, le aspettative sulle posizioni lavorative e così via.

Ma per quanto sia un dato complicato da interpretare, ciò che resta è l'esistenza di una pratica oggettivamente discriminatoria e socialmente condivisa, le cui reali cause trovano fondamento in convinzioni astratte tutt'altro che misurabili empiricamente.