Censimento nomade, analisi e proposte
Le domande etnico-culturali in Europa
Anche in Europa, come abbiamo già detto, ci si è interrogati sovente sulla necessità o meno di includere domande di carattere etnico-culturale all'interno dei censimenti nei vari stati. I risultati a cui si è giunti, stato per stato, mostrano una notevole eterogeneità; tale eterogeneità viene ripresa dalle ultime norme europee sui censimenti che, come spiegato in precedenza, distinguono tra soggetti core e non-core. Qui di seguito si analizzeranno le politiche di alcuni paesi, che sono l'emblema delle diverse anime europee a questo riguardo; e se ne farà un raffronto con la situazione italiana.
Come abbiamo già accennato nel capitolo I, l'Italia ad oggi non contempla nei propri censimenti nessuna domanda circa l'appartenenza etnica o culturale; ma lascia a domande sulla provenienza e sulla cittadinanza il compito di fare il punto della situazione relativa alle diverse anime del paese. Non così fanno altri paesi, primo tra tutti l'Inghilterra, che ha una lunga storia di quesiti etnici.
L'Inghilterra è infatti in Europa il polo per eccellenza di attuazione delle domande a sfondo etnico nel proprio censimento. È infatti a partire dal censimento del 1991 che viene introdotta per gli intervistati una questione etnica. Ma anche i censimenti precedenti non erano esenti da questioni a carattere etnico-razziale. Già con la domanda “Write the country of birth of: a - the person's father ; b - the person's mother” [Office of Population Censuses and Surveys 1971], veniva svolta una parte del lavoro di classificazione. Il susseguirsi negli anni di censimenti con e senza domande a carattere etnico (il censimento del 1981 ad esempio ne era privo) è il sintomo di quei dibattiti che si avviavano a livello parlamentare sulla discriminazione a livello statistico. È importante notare come nonostante l'approvazione di leggi che vietano alle statistiche governative di categorizzare per razze etnie o religione il campione statistico , sia stata creata un' apposita clausola di esclusione per il censimento, evidentemente considerato come un mezzo così indispensabile per conoscere la suddivisione della popolazione da poter essere esentato da quelle leggi antidiscriminatorie applicabili a ogni altro tipo di raccolta dati pubblica. E d'altra parte l'accettazione di questa esclusione del censimento da parte dei diretti interessati di una possibile discriminazione, può suggerire che anche da parte loro ci sia interesse ad essere conteggiati in qualche statistica pubblica senza vederla come un impedimento ma forse addirittura come una opportunità. Infatti, come citato dai propositori della Early day motion 483 - “Ethnic group question in the 2011 census”: “in extensive consultation with key users of Census data 92 per cent. of respondents expressed support for requirement for information on population ethnicity”. [Dobbin 2010]
Esempio complementare ed opposto a quello dell'Inghilterra è la Francia, come già in precedenza detto Stato-Nazione per eccellenza. Se per decenni la questione sulla categorizzazione etnica della popolazione non venne nemmeno sfiorata in questo paese, è con le nuove ondate migratorie che essa si è ripresentata e che ha dato luogo a un nuovo dibattito a partire dalla fine degli anni '80. La spinta a riparlare di questi argomenti venne, in realtà, più che dall'immigrazione in sé, dalle pressioni dell'estrema destra in materia di immigrazione. Infatti lo spauracchio di una possibile preponderanza di Francesi di origine nordafricana sui Francesi de souche, fatto balenare davanti a questi ultimi, ha portato l'intera comunità francese a domandarsi se un conteggio etnico più accurato non fosse necessario per smentire queste voci allarmistiche. La forza che si oppone a questa proposta è quella che ha le radici nella lunga storia francese dove le uniche due categorie riconosciute nel censimento sono “French” o “foreigner” [Kertzer, Arel 2002]. La specificazione che esiste è tra “naturalized French” o “born French” [Kertzer, Arel 2002] e per i “foreigners” il paese di nascita. Questo tipo di domande si definiscono storiche poiché le modifiche ad esse apportate sono praticamente insignificanti, se non per l'aggiunta di una domanda ai naturalizzati sulla propria cittadinanza originaria. Non c'è però connesso a questo tipo di domande, o a quelle sull'immigrazione, nessun tipo di richiesta “etnica”. È stata infine questa posizione “storica” che ha avuto la meglio nel dibattito, probabilmente dato il suo legame molto forte con le origini stesse del Paese.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Segre |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace |
Relatore: | Letizia Mencarini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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