I benefici e i rischi delle politiche di outsourcing/offshoring: l’esperienza particolare delle imprese italiane in India
Le dinamiche dell’FDI e le sue implicazioni sul mercato del lavoro indiano
Se l’esternalizzazione da parte dei paesi occidentali verso le imprese indiane non può che considerarsi a tutto vantaggio di quest’ultime, che vedono aumentare la produzione in vista dell’aumento di domanda (mentre, come abbiamo visto nel primo capitolo, gli eventuali effetti negativi sono soprattutto a carico della classe lavoratrice dei paesi che esternalizzano), il discorso riguardante l’FDI merita invece un analisi più approfondita in vista delle più complicate ripercussioni sul paese ospitante.
Sorge spontaneo chiedersi se le aziende che abbiano deciso di investire nei mercati esteri, ed in particolare quello indiano, siano state in qualche modo discriminate rispetto alle aziende locali. La proprietà estera per un azienda che opera sul territorio indiano ha rappresentato un vantaggio o un handicap relativamente alle aziende domestiche? Sicuramente, il presupposto di operare a migliaglia di km di distanza, unito alla totale diversità dell’ambiente in cui muoversi e alla possibile discriminazione e imposizione di restrizioni da parte delle istituzioni locali, possono costituire dei considerevoli svantaggi, almeno inizialmente. Tuttavia, c’è anche chi sostiene che, al contrario, le aziende di proprietà straniera possiedano caratteristiche uniche, senza le quali non sarebbero state in grado di espandersi fino a diventare operatori globali, le quali le rendono, in linea di massima, più competitive delle aziende domestiche, a prescindere dagli svantaggi prima citati.
Gli istituti di prestito in India furono re-inventati dopo l’indipendenza. La Industrial Finance Corporation of India ‘IFCI’( istituita nel 1948), e la Industrial Development Bank of India ‘IDBI’(istituita nel 1964) sono considerate istituzioni finanziarie di sviluppo, con il compito di sostenere lo sviluppo dell’industria indiana tramite prestiti a lungo termine. Queste istituzioni, non devono però essere confuse con le banche private. Queste ultime infatti, sono soggette a regolamentazioni diverse (Banking Companies Act, 1948), e possono elargire solamente prestiti a breve termine con tassi di interesse sensibilmente più elevati. Le istituzioni finanziarie di sviluppo dispongono prestiti assucurati contro il rischio di default del debitore mentre le banche private, potendo elargire solo prestiti non assicurati, sono costrette ad applicare tassi di interesse maggiori; inutile dire che le imprese in posizione privilegiata saranno quelle che sfruttano più prestiti long-term delle istituzioni finanziarie di sviluppo rispetto a quelli bancari.
Come già anticipato, le imprese transnazionali sono anche quelle più dinamiche e competitive sul mercato indiano, e investono gran parte dei loro fondi nel relationship-building nel sistema istituzionale indiano; la conseguenza è che queste diventino anche gli interlocutori privilegiati delle agenzie governative. Sono inoltre imprese che presentano modelli di organizzazione tipicamente anglosassone, il che ne migliora l’appetibilità come clienti per le banche locali. Questi fattori aumentano il loro potere di negoziazione e rendono queste imprese affiliate capaci di trattare efficacemente con le banche per ridurre i tassi di interesse.
I fondi a disposizione delle banche sono di gran lunga inferiori a quelli delle istituzioni finanziarie di sviluppo, e questo ne impone un attento razionamento; se le imprese di proprietà estera non fossero i clienti privilegiati probabilmente avrebbero visto tutti i fondi disponibili andare verso le imprese domestiche, ma così non è stato. Da tutto ciò possiamo quindi dedurre che: “ La proporzione di prestiti dai fornitori di mutui non assicurati, come le banche commerciali, con elevati tassi di interesse, è minore per le firme con più alti livelli di proprietà estera” (Majumdar, Raising Corporate debt in India: Has foreign ownership been an asset or a liability?, in «Transnational corporations», Vol.19, No.1, 2010, p.41).
Per quanto riguarda invece i fondi messi a disposizione dalle istituzioni finanziarie di sviluppo, potremmo essere portati a pensare che le imprese domestiche abbiano accesso privilegiato a questi fondi statali. Tuttavia la realtà è ben diversa. Le imprese transnazionali sono parte dello scenario industriale indiano da generazioni, e il senso di ‘estraneità’ che poteva inizialmente esser presente è scemato nel corso del tempo. Queste imprese sono addirittura viste come le più affidabili come debitrici, proprio perchè il loro coinvolgimento in diversi mercati e il più alto valore nel mercato azionario le rende meno soggette al fallimento. Tutto ciò significa quindi che “la proporzione di prestiti da creditori come le istituzioni finanziarie, con minori tassi di interesse, è più alta per le firme con più alti livelli di proprietà estera” (ibidem, p. 42).
Ciò che possiamo concludere è che le imprese in India, che sono totalmente o in parte di proprietà estera, godono di considerevoli vantaggi rispetto alle concorrenti domestiche. Esse hanno meno bisogno di indebitarsi con banche commerciali dagli interessi elevati e allo stesso tempo hanno ampio accesso ai più convenienti fondi messi a disposizione dalle istituzioni statali. “anche se ci sono stati equivici ed ambiguità nel modo in cui le imprese estere sono state trattate al momento della loro entrata in India, questo trattamento non era peggiore di quello riservato alle imprese in mano agli azionisti indiani, e, in un certo qual modo, persino migliore, considerando la facilità di accesso a certi fondi”(ibidem, p. 50). In sintesi, l’FDI in India ha, fino ad oggi, rappresentato un vantaggio per le imprese che ne sono coinvolte.
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I benefici e i rischi delle politiche di outsourcing/offshoring: l’esperienza particolare delle imprese italiane in India
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Annini |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Alireza Naghavi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 59 |
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