Acquisizioni aziendali e processi di creazione/distruzione di valore. Il caso Pirelli - Telecom Italia.

Il 11 settembre 2006 il Consiglio d'Amministrazione dell'azienda decise di procedere alla divisione e riorganizzazione di Telecom Italia, arrestando dunque i progetti per la convergenza tra fisso e mobile. Si individuarono tre distinti settori: 1. Telecom Italia (telefonia fissa); 2. Telecom Italia Mobile (telefonia mobile); 3. Telecom Italia Net (internet e media). In quella occasione si parlò, anche, di una possibile cessione di Tim, sia in Italia che in Brasile, valutate rispettivamente 30 - 35 miliardi di euro e 6 - 7 miliardi di euro. La cessione avrebbe permesso a Telecom Italia di sanare il debito di 44 miliardi di euro. A seguito di tale dichiarazioni si svilupparono numerose polemiche sia nell'ambito politico che sindacale. Nei giorni successivi al CdA furono indetti, da parte dei dipendenti Telecom, numerosi scioperi per ribadire il loro no alla ventilata cessione di Tim. Per la prima volta la società ebbe difficoltà a gestire i servizi, con una partecipazione allo sciopero piuttosto alta, intorno all'80%. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni dichiarò quanto segue: "Chiediamo al governo di occuparsi di Telecom Italia, anche senza rimettere la società in mano pubblica, ma definendo l'indirizzo della gestione del gruppo telefonico. L'auspicio è che l'azienda rimanga unica e saldamente in mani italiane". Il premier Prodi si definì, anch'egli, sconcertato per la potenziale vendita di Tim, un'operazione di cui si disse totalmente all'oscuro. Il titolo in Borsa di Telecom Italia subì delle pesanti conseguenze, tanto che venne sospeso per eccesso di ribasso. Il titolo Pirelli, invece, guadagnò + 3%, il mercato, infatti, si aspettava, attraverso la cessione di Tim, una diminuzione dell'indebitamento del gruppo. Telecom Italia rischiò, inoltre, il declassamento da parte di Standard&Poor's, a causa della modifica sostanziale che la struttura del gruppo avrebbe subito in seguito alla futura riorganizzazione dell'attività. Il 15 settembre 2006, in occasione di un Consiglio d'Amministrazione Straordinario di Telecom il Presidente Marco Tronchetti Provera si dimise. Tronchetti motivò la sua decisione ai consiglieri dicendo che non era più possibile proseguire in palese contrasto con le istituzioni. In particolare, espresse: "L'intento di salvaguardare l'interesse dell'azienda e degli azionisti a proseguire nella gestione in continuità con l'indirizzo strategico individuato dal consiglio, sottraendo la società alle tensioni che si sono venute a determinare ed evitando che l'ingiustificata personalizzazione delle vicende degli ultimi giorni metta a repentaglio la realizzazione di tale indirizzo strategico e le conseguenti operazioni di riorganizzazione deliberate".