La preparazione atletica nel calcio: dal modello prestativo all’analisi dei metodi della seduta d’allenamento
Le differenze nei tempi e la valutazione della fatica
Molti studi riportano come la performance del calciatore subisca delle variazioni durante le partite. Mohr et al. (2005) riportano infatti come il calciatore (vedi fig.14) abbia una tendenza a ridurre progressivamente la distanza percorsa in sprinting. Anche l’intensità degli stessi si riduce progressivamente con il passare dei minuti, con differenze significative tra i primi 15 minuti del primo tempo e i primi 15 minuti del secondo tempo.
Come evidenziato precedentemente, la distanza percorsa nel secondo tempo è inferiore del 5-10% rispetto al primo tempo. La tesi, secondo la quale nel secondo tempo vi sia una minore intensità, è argomentata anche dai dati ricavati dello studio di Aslan et al. (2012) svolto in questo caso su giovani calciatori (età media = 17,6 ± 0.58 anni), vedi fig. 15.
Anche la potenza metabolica espressa, di conseguenza, varia in relazione alla durata dei due tempi di gioco. Prendendo in considerazione i 90 minuti, nella fig.16 possiamo notare come la categoria di bassa potenza metabolica (0-10W/kg) sia mantenuta per la maggior parte del tempo negli ultimi 15 minuti della partita, quindi tra 75 e il 90 minuto. Se dovessimo però considerare separatamente i due tempi, nel primo tempo è maggiore negli ultimi 15 minuti, allo stesso modo anche nel secondo tempo, ma in percentuali diverse: 31,3% nel primo tempo, 34,2% invece nel secondo.
Allo stesso modo, è evidente come la categoria di media potenza metabolica (20-35 W/kg) sia mantenuta principalmente nei primi 15 minuti della partita, per poi ripresentarsi nei primi 15 del secondo tempo.
Nel caso invece della potenza metabolica massima (>55w/kg), vediamo come sia molto rappresentata nei primi 15 minuti di entrambi i tempi (maggiormente in quelli del primo tempo), ma anche negli ultimi 15 minuti del primo tempo.
I dati riportati definiscono dunque il quadro dell’impegno dei calciatori d’élite durante i due tempi, in cui i calciatori mantengono solitamente per maggior tempo minore intensità prevalentemente alla fine del secondo tempo, mentre le alte intensità si verificano soprattutto nei primi 15 minuti della gara (11,82%), ma sono presenti anche tra il 30 ed il 45 minuto (11,44%) e nei primi 15 minuti del secondo tempo (11,41%). Il fatto che elevate potenze metaboliche siano presenti alla fine del primo tempo è da ricercarsi probabilmente nella volontà degli atleti di chiudere il primo tempo in vantaggio, oppure di recuperare uno svantaggio, vista poi la possibilità di riposare all’intervallo.
All’inizio del secondo tempo non abbiamo comunque lo sviluppo della stessa potenza metabolica che avviene all’inizio del primo tempo, questo è stato confermato anche dallo studio di Mohr et al. (2005), motivato soprattutto dal calo della temperatura intramuscolare dovuta al periodo di ristoro dell’intervallo. Utile a tal proposito sarebbe quindi proporre attività a bassa e moderata intensità negli ultimi 7-8 minuti dell’intervallo.
Oramai è chiaro che la performance fisica presenta un decremento più o meno progressivo durante lo svolgersi della partita. Ciò che risulta dai vari studi, è che solitamente questo decremento è associato allo sviluppo fisiologico della fatica, che potrebbe essere dovuta alla deplezione muscolare di glicogeno, alla disidratazione e alla concomitante ipertermia
(Mohr et al., 2005); ma sono presenti diverse situazioni variabili o fattori contestuali che possono influenzare le performance di un giocatore. Sembra infatti che i calciatori professionisti regolino i propri sforzi fisici in relazione alle richieste di ogni partita e dei diversi periodi della stessa. È stato suggerito che i profili individuali di attività siano molto variabili ed includano elementi di autogestione del passo dovuti soprattutto alla capacità di rapidità decisionale e alla situazione di gioco, come potrebbero essere quelle in cui il calciatore è coinvolto centralmente nell’azione di gioco o meno (Castellano et al., 2011).
Il rateo di lavoro dei giocatori è influenzato dalla condizione degli avversari, infatti è stato dimostrato come vengano percorse minori distanze totali e minori azioni ad alta intensità contro avversari di rango inferiore, rispetto a quelli considerati più forti. È stato confermato infatti come i giocatori performino minori alte intensità dal momento in cui la squadra sia in una situazione momentanea di vittoria, mentre succede esattamente l’opposto in una situazione di temporanea sconfitta, in cui i giocatori esprimono maggior impegno per poter chiaramente cercare di recuperare il risultato (Bloomfield et al., 2005; Castellano et al., 2011).
Tutto questo deve essere considerato dagli allenatori e dai preparatori quando analizzano la partita, in quanto l’influenza dello sviluppo fisiologico della fatica deve essere valutato anche in associazione delle variabili funzionali del gioco.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La preparazione atletica nel calcio: dal modello prestativo all’analisi dei metodi della seduta d’allenamento
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Di Barbara |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Udine |
Facoltà: | Scienze Motorie |
Corso: | Scienze e tecnica dello sport |
Relatore: | Davide Casasola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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