Peleo e Teti: una relazione asimmetrica

In Esiodo, Teogonia 233-264 è illustrata la discendenza di Ponto: questi, per partenogenesi, genera Nereo e successivamente, dopo essersi unito alla Terra, fa nascere Taumante, Forco, Ceto ed Euribia. Dall’unione tra Nereo e l’oceanina Doride nascono le cinquanta Nereidi. Forco e Ceto generano la stirpe dei mostri (le Graie, le Gorgoni, Echidna e la Chimera), ma questi, nonostante siano collocati sotto la discendenza di Ponto, non hanno niente a che vedere con il mondo marino.

Nereo è conosciuto anche come “il Vecchio del Mare”: Esiodo, nella Teogonia vv. 233-236, considera il più vecchio (v. 234: πρεσβύτατον) dei figli di Ponto uno che non inganna (v. 233: ἀψευδέα), che è vero (v. 233: ἀληθέα), sincero (v. 235: νηµερτής), benevolo (v. 235: ἤπιος), che non si dimentica della giustizia (vv. 235-236: οὐδὲ θεµιστέων | λήθεται), ma conosce i propositi giusti e benevoli (v. 236: ἀλλὰ δίκαια καὶ ἤπια δήνεα οἶδεν).

Il termine νηµερτής nell’Iliade compare una volta come teonimo, essendo il nome di una Nereide (XVIII 46); l’epiteto qualifica spesso il Vecchio del Mare: ad esempio, in Odissea IV 349, Menelao dice a Telemaco che nulla gli tacerà di quello che ha saputo dal veritiero Vecchio del Mare. In un’altra accezione il termine indica l’oracolo o l’indovino infallibile. Quando Ermes, nell’inno omerico che lo celebra (vv. 368-369), prende la parola, procede all’indirizzo di Apollo con un argomento ad hominem, attribuendo a se stesso le virtù consacrate del suo rivale: dirà la «verità» (ἀληθείην), poiché è «sincero» (νηµερτής) e non sa «mentire» (ψεύδεσθαι).

Da questi esempi si evince che νηµερτής designa il vero nelle parole ed è appropriato per indicare una predizione veritiera. Ἀψευδής si può accostare a νηµερτής: indica un atto o un personaggio che non inganna ed è riferito soprattutto alla parola tracollare (Nereo, per esempio, compare a capo di divinità oracolari). L’epiteto ἤπιος, che qualifica il pater familias in opposizione ai νήπιοι («fanciulli»), è solitamente riservato al re.

Nei versi di Esiodo ricorre una precisazone circa il campo d’azione di Nereo: conosce i propositi giusti e benevoli. La verità del Vecchio del Mare riguarda il sapere mantico e la giustizia, la quale è amministrata non solo da Nereo, ma anche da altri due signori degli abissi: Glauco e Proteo. Ad esempio Nereo, anche se nella Teogonia appare come un amministratore della giustizia (vv. 235-236), nel resto della tradizione incarna una potenza mantica, della quale gli antichi hanno sempre vantato la saggezza, trasmettendosene i “detti”. Glauco, presentandosi agli Argonauti, si dichiara il profeta del Vecchio del Mare.