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L'illuminismo e la tratta atlantica degli schiavi: Matteo Angelo Galdi

Le conseguenze economiche della tratta degli schiavi

Come abbiamo accennato nei paragrafi precedenti, i primi europei ad occuparsi del commercio degli schiavi, a metà XVI secolo furono i portoghesi, seguiti dagli spagnoli nel 1479, dagli olandesi nel 1562, dagli inglesi nel Nord America nel 1619, dai francesi nel 1642, dagli svedesi nel 1647, dai danesi 1697.
Ma fu l'Inghilterra, più di ogni altra nazione europea, a trarre maggiori vantaggi dallo sviluppo degli scambi atlantici. Infatti nel 1713, con il trattato di Utrecht, gli inglesi ottennero il monopolio del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole, il cosiddetto asiento. La Gran Bretagna doveva la sua supremazia, innanzitutto, alla fiducia nel suo mercato finanziario, già da allora guidato dalla Banca d’Inghilterra; disponeva, inoltre, di una valuta stabile e di bassi tassi d'interesse, oltre che di un sistema finanziario moderno che promosse il libero mercato. La crescita dei consumi interni di tè, caffè, zucchero, cotone, spezie e di altre materie prime, costituì il principale sostegno dell'economia britannica nel corso del Settecento.
A partire dal 1713, quindi, la tratta crebbe vertiginosamente. Durante il XVIII secolo si trasportarono in media in America soltanto 70 mila negri in media all'anno. Nel 1771 la sola Liverpool contava 105 navi negriere che trasportavano ventotto mila schiavi.
Dalla fine del ‘600 in poi le colonie inglesi in Nord America conobbero un rapido popolamento in quanto i coloni britannici speravano di trovare nel Nuovo Mondo, se non la ricchezza, quanto meno l’agiatezza che in Europa ha loro preclusa.
La costa atlantica del Nord America costituì dunque l’area privilegiata del commercio inglese nel XVIII secolo: il commercio verso le Antille per ottenere lo zucchero e il caffè; e quello volto all’importazione del tabacco.
Il primo prodotto d’importazione, con un valore pari a 2,4 milioni di sterline, divenne lo zucchero, seguito dal tabacco. Nel 1775 il traffico del tabacco raggiunse il culmine del suo sviluppo.
Anche la Francia fu una grande esportatrice di prodotti, almeno fino alla prima metà del XVIII secolo. Il commercio con le Antille favorì, in particolare, alcuni porti della Francia, come ad esempio il porto di Marsiglia, e soprattutto Bordeaux, che divenne il primo scalo del comando coloniale francese.
Occorre comunque osservare che i metodi dei francesi e degli inglesi utilizzate nelle Antille spesso differirono. Il commercio britannico riuscì a creare legami permanenti con i piantatori utilizzando un sistema di commissionari per l’acquisto dei prodotti europei e per la vendita delle derrate coloniali, sistema controllato dalle potenti case di mercanti londinesi. Questo sistema condusse all’indebolimento dei piantatori, che vivevano con gli anticipi concessi dai mercanti di Londra che gestirono le importazioni in direzione delle colonie. Nelle Antille francesi, invece, sopravvisse a lungo il sistema del legame diretto tra capitani delle navi, che svolgevano il ruolo di negozianti, e piantatori.
Riassumendo possiamo affermare che, dal momento della scoperta dell’America (1492 in avanti), l’economia europea riuscì a trarre molti vantaggi dalle proprie colonie all’oltre oceano in quanto molti prodotti, fino ad allora sconosciuti, vennero commercializzati in Europa. Con il consolidamento dell’economia delle piantagioni fu necessario nuova forza lavoro, per cui si pensò di ricorrere allo sfruttamento degli africani e di ridurli in schiavitù. Interi popoli furono quindi costretti a lasciare la propria terra, deportati in regioni loro sconosciute. L’Europa grazie a questo sistema economico riuscì ad articolarsi, specialmente quei Paesi che, coinvolti nella tratta atlantica degli schiavi riuscirono a reggere la guida dell’economia mondiale, e con essa, un ingente potere politico-militare.

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L'illuminismo e la tratta atlantica degli schiavi: Matteo Angelo Galdi

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Di Sannio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Niccolò Guasti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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