La Protezione Diplomatica delle società
Le condizioni per l'esercizio della protezione diplomatica
L'esercizio della protezione diplomatica è subordinato al ricorrere di talune condizioni, che sono: la nationality of the claims, la regola delle clean hands, il previo esaurimento dei ricorsi interni.
. La nationality of the claims
Date le caratteristiche dell'istituto, la condizione principale per l'esercizio della protezione diplomatica, può essere considerata la "nationality of the claims", cioè il legame di nazionalità tra lo Stato e il soggetto leso, persona fisica o giuridica che sia.
Il vincolo tra il cittadino leso e lo Stato d'origine, espresso dal rapporto di cittadinanza, legittima lo Stato all'esercizio della protezione diplomatica, di modo che il danno subito dal cittadino possa ricondursi anche allo Stato nazionale.
Questo perché, è essenziale che lo Stato che voglia esercitare la protezione diplomatica, accerti e dimostri che il soggetto che abbia subito un pregiudizio, sia a lui connesso da un legame tale che si possa affermare che l'individuo costituisca "sa chose, son bien, c'est à dire une valeur qui lui est propre".
E' lo Stato stesso che individua i requisiti in base ai quali si è suoi cittadini e li applica con norme interne, a cui si farà riferimento anche sul piano internazionale.
Nell'ordinamento italiano, le norme riguardanti la cittadinanza sono contenute nella legge 5 febbraio 1992, n.9124 che indica il principio dello ius sanguinis come unico mezzo di acquisto della cittadinanza a seguito della nascita, infatti, l'art. 1 stabilisce che si è cittadini italiani per nascita da genitori cittadini. Mentre l'acquisto automatico della cittadinanza iure soli continua a rimanere limitato ai figli di ignoti, di apolidi, o ai figli che non seguono la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono. In base al medesimo articolo, è considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.
Altri modi per acquistare la cittadinanza sono la "iure communicatio", ossia la trasmissione all'interno della famiglia da un componente all'altro (matrimonio, riconoscimento o dichiarazione giudiziale di filiazione, adozione), il "beneficio di legge", allorché, in presenza di determinati presupposti, la concessione avvenga in modo automatico, senza necessità di specifica richiesta, e, infine, la "naturalizzazione". Questa comporta non una concessione automatica del nuovo status ma una valutazione discrezionale da parte degli organi e degli uffici statali competenti.
Bisogna precisare però, che lo Stato, nel fissare i propri criteri, dovrà conformarsi ai limiti e requisiti stabiliti dal diritto internazionale che non può recepire passivamente le scelte degli Stati in tale materia.
L'art.3 del Progetto di articoli in materia di protezione diplomatica, statuisce che "the State entitled to exercise diplomatic protection is the State of nationality", basando su una impostazione politico-amministrativa il legame cittadinanza. Nel caso Nottebohm, però, è stato affermato che "nationality is a legal bond having as its basis a social fact of attachment, a genuine connection of existence, interests and sentiments, together with the existence of reciprocal rights and duties". La Corte, in un questo caso, sembrava voler aggiungere all'aspetto formale della cittadinanza, un altro elemento che esprimesse un legame effettivo, un c.d. "effective or genuine link".
Nel Progetto di articoli non è espressa la necessità della prova di tale effettività, con la conseguenza che, nelle fattispecie in cui il soggetto leso abbia doppia cittadinanza, ognuno degli Stati potrebbe esercitare la protezione contro uno Stato terzo. Nella prassi, però, si tende a ricondurre il diritto all'esercizio della protezione diplomatica allo Stato che abbia il legame effettivo più stretto con l'individuo danneggiato.
Qualora l'individuo abbia doppia cittadinanza e la lesione provenga da un proprio Stato, l'art.7 del Progetto di articoli, accoglie la regola del divieto per l'altro Stato di intervenire in protezione diplomatica, a meno che questo non abbia un rapporto più intenso col soggetto leso (A State of nationality may not exercise diplomatic protection in respect of a person against a State of which that person is also a national unless the nationality of the former State is predominant, both at the date of injury and at the date of the official presentation of the claim).
Uno Stato può intervenire in protezione diplomatica anche in favore di chi cittadino non è, ad esempio a tutela di un apolide o rifugiato che risieda abitualmente nei suoi confini territoriali.
La regola della nationality of claims prevede che la cittadinanza abbia carattere perdurante dalla commissione dell'illecito alla presentazione del reclamo.
Con questa regola si è voluto evitare che il cittadino possa cambiare la propria cittadinanza per acquisire quella di uno Stato più influente a livello internazionale.
La portata di questa regola è, però, limitata dal paragrafo 2 dell'art. 5 del Progetto, dove è stabilito che lo Stato può agire in protezione diplomatica anche a favore del soggetto che fosse suo cittadino al momento della presentazione della domanda, ma non al momento della commissione dell'illecito.
La previsione di tale eccezione alla regola della continuità della cittadinanza ha lo scopo di consentire la tutela anche a quei soggetti la cui cittadinanza sia mutata per cause indipendenti dalla loro volontà, quali la morte dell'individuo o il cambio della sovranità statale sul territorio, quando cioè il mutamento non sia avvenuto per cause collegate alla presentazione della domanda di protezione.
Riguardo alla regola de qua, si è posta la domanda se si tratti di una questione pregiudiziale di procedura, pregiudiziale di merito, di una questione di ammissibilità formale o di una condizione preliminare per l'introduzione della domanda relativa alla situazione giuridica delle parti.
Poiché l'accertamento della nationality of claims serve a verificare la sussistenza della legittimazione ad agire dello Stato attore, è generalmente riconosciuto che tale regola vada intesa come questione preliminare volta ad impedire lo svolgimento del processo davanti al giudice internazionale senza pregiudicare la questione della esistenza e del contenuto del diritto vantato dall'attore, sottolineandone così di volta in volta l'effetto, processuale perché sospende il giudizio di merito, o sostanziale quando pone fine al procedimento impedendo la decisione del merito.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La Protezione Diplomatica delle società
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Informazioni tesi
Autore: | Corina Verzino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi del Molise |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Maria Rosaria Mauro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 56 |
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