La gestione dei rifugiati palestinesi in Giordania
Le condizioni di vita dei rifugiati in Giordania
Come già sappiamo, la Giordania è il paese con la più grande concentrazione di palestinesi nell’area mediorientale. Nel 2010 le stime dell’UNRWA contavano più di 2 milioni di rifugiati residenti registrati (2.004.795), il 44% del totale di rifugiati sparsi nella regione. Come vedremo in uno dei capitoli successivi (cap.4), poiché anche i discendenti hanno la possibilità di registrarsi, il numero di rifugiati stimati non corrisponde a quello di coloro che sono arrivati in Giordania durante i conflitti, ma è nettamente più elevato.
La ragione per cui la maggior parte dei palestinesi scelse la Giordania è che essa aveva dei legami amministrativi con la Palestina sin dai tempi dell’impero ottomano, quando i turchi avevano suddiviso l’area in distretti. Questi legami, oltre ad incentivare il commercio nell’area, avevano rafforzato le relazioni tra i due popoli.
Anche per questo motivo, l’annessione della Cisgiordania al Regno Hascemita di Giordania era stata accolta in modo benevolo da entrambe le parti. L’amicizia che univa le due popolazioni permetteva loro di vedere di buon occhio la condivisione di cibo, terra e molte altre cose. Come la storia ci insegna, i rapporti fra palestinesi e giordani si raffreddarono profondamente a seguito della spartizione del 1988.
Anche il fattore demografico contribuì ad affievolire l’amichevolezza dei rapporti tra gli ex-vicini diventati conviventi. Dopo le migrazioni e la crescita della popolazione palestinese in Giordania, la percentuale di giordani di origine palestinese aveva superato il 60%. I giordani sentivano il rischio di vedersi espropriati del loro stato e rivendicavano la loro identità di trans-giordani, nonostante l’impegno del governo nel sollecitare la solidarietà e l’unità dei due popoli.
Da numerosi studi sui palestinesi in Giordania è scaturito che, nella maggior parte dei casi, le condizioni di vita riproducono le loro situazioni originarie. Soprattutto nei campi, dove la maggioranza dei rifugiati proviene dagli strati poveri della società palestinese, il regime di povertà che si è insediato non è stato ancora smantellato. La povertà è spesso sintomo e concausa della mancanza di istruzione. Questa componente, come vedremo, agisce come discriminante nell’inserimento dei palestinesi nel mercato del lavoro.
Come vedremo, per i rifugiati provenienti da Gaza, la situazione è completamente diversa. Le loro condizioni economiche e sociali sono rese molto difficili dal mancato possesso della cittadinanza. In generale si può dire che le condizioni di vita dei rifugiati sono in gran pare determinate dalla categoria alla quale appartengono.
Grazie alla collaborazione dell’UNRWA, la maggior parte dei rifugiati oggi ha una scolarizzazione primaria e secondaria e procede negli studi, arrivando talvolta a specializzarsi. I giovani palestinesi sfruttano la risorsa dell’istruzione per ampliare il loro raggio di aspettative future, e possibilmente trovare una vita migliore altrove. Alla base c’è sempre il desiderio di creare migliori condizioni di vita per se stessi e per le famiglie e, sicuramente, uscire dalla condizione di povertà.
Si deve però sottolineare che "l’Agenzia dà assistenza esclusivamente ai rifugiati nei campi, ovvero il 20% del totale, poiché l’80% non risiede nei campi e conduce lo stesso tipo di vita dei cittadini giordani. Nonostante il fatto che tutti i rifugiati possano usufruire dei servizi offerti dall’UNRWA, la maggioranza non lo fa, ed è quindi lo stato a caricarsi del costo dei servizi che utilizzano, come per ogni altro cittadino".
Nonostante si possa dire che la maggior parte dei palestinesi conduca attualmente una vita normale in Giordania, essi sono stati spesso vittime di discriminazioni. Soprattutto per coloro che sono svantaggiati dal punto di vista economico e sociale, il possesso della cittadinanza non ha coinciso con il pieno godimento dei diritti. A causa dei numerosi ostacoli che incontrano, le loro possibilità di impiego sono limitate ai settori privato e informale. I pochi che trovano lavoro negli ambienti governativi lo devono alla loro appartenenza a ricche famiglie che hanno contatti (detti wasta) con i potenti.
Inoltre, come negli altri paesi ospitanti, anche in Giordania la posizione legale dei rifugiati ha subito dei cambiamenti nel tempo, peggiorando le loro condizioni dal punto di vista della sicurezza personale. L’annullamento della cittadinanza come e le modifiche apportate ai permessi di residenza dipendono, nella maggior parte dei casi, da decisioni arbitrarie prese dai governi. Dal punto di vista sociale, il radicamento di pregiudizi in entrambe le popolazioni ha ostacolato la nascita di rapporti di amicizia. I giordani non considerano i palestinesi loro connazionali e i palestinesi, aspettando di rientrare nella loro terra, non si sforzano per integrarsi nella società. Coloro che sono integrati sono figli di famiglie che non vivono nei campi. Coloro che vivono nei campi hanno ricreato una seconda Palestina dove vivono fra di loro, solitamente nelle aree più degradate della città.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La gestione dei rifugiati palestinesi in Giordania
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Giarletta |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Nadia Fusco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 166 |
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