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Collaborare costruendo conoscenza in rete

Le comunità di apprendimento

L'apprendimento cooperativo a radici lontanissime. Le persone hanno sempre vissuto in gruppi dall'antichità. Hanno sempre cercato assieme soluzioni a problemi quotidiani e soprattutto hanno sempre vissuto e lavorato insieme. Il loro mondo si svolgeva secondo regole prestabilite e ruoli prestabiliti. Le persone sono esseri sociali e sono dunque predisposte spontaneamente a collaborare.
Il rafforzamento anche affettivo e la sinergia il sentirsi parte di un qualcosa di più grande rende lo studio e poi il lavoro una cosa più semplice nel contesto collaborativo e cooperativo.
Lo studio è stato spesso ancora visto come qualcosa di individuale. Un recepire passivo di informazioni che poi vengono elaborate singolarmente tuttavia Wenger ci ricorda che “I significati di ciò che facciamo sono sempre sociali – perché i risultati delle nostre azioni saranno visibili pubblicamente”(Wenger 1998).
Al giorno d'oggi ci si può avvalere di mezzi tecnologici che si prestano ad un lavoro collaborativo a distanza che può implementare l'apprendimento e il raggiungimento di obiettivi comuni in qualsiasi percorso formativo di qualsiasi livello.
I bambini delle scuole dell'infanzia sono oggi digital native. Nascono circondati da mezzi tecnologici che contraddistinguono la vita quotidiana degli adulti che vivono con loro. Ciò facilita l'avvicinamento a questi mezzi che per loro è naturale. L'esposizione crea una predisposizione naturale alla tecnologia che sviluppa in loro un pensiero tecnologico spontaneo. Perciò l'uso delle tecnologie nell'apprendimento dovrebbe essere sviluppato gradualmente in tutti i livelli dell'istruzione anche per non far sembrare ai ragazzi che l'istituzione è completamente staccata dal resto del mondo contemporaneo come a volte accade. Ciò distanzia i ragazzi dall'ambiente formativo e toglie loro anche l'entusiasmo nei confronti dello studio. La possibilità di usare mezzi tecnologici in tutti i livelli dell'istruzione sviluppa adulti che usano ciò nel mondo del lavoro con estrema naturalezza.
Secondo Calvani e Rotta(2007) “gli apprendimenti di gruppo trovano oggi vasti ambiti di applicazione sia nella scuola che nella didattica adulta.”
La scuola primaria dovrebbe offrire già possibilità di collaboratività in rete per alunni di scuole diverse che potrebbero essere coinvolti in progetti con obiettivi comuni. Si attuano già comunicazioni tra scuole di paesi diversi in progetti rivolte ad esempio (nella maggioranza dei casi) all'apprendimento linguistico. Questo tipo di situazioni sono propedeutiche per un futuro dove gli alunni (futuri studenti) sapranno già destreggiarsi ed orientarsi proficuamente in un ambiente sincrono multimediale dove potranno tessere rapporti di valenza positiva di carattere formativo e in prospettiva anche lavorativo.
Per riuscire a fare questo si dovrebbe creare una formazione degli insegnanti adeguata a sostenere questo tipo di modalità formative. E ci si può agganciare alla formazione universitaria dei futuri insegnanti. Un serpente che si morde la coda che crea un situazione di collaboratività di gruppo attraverso le reti informatiche dalla più tenera età fino a l'età avanzata in un'ottica di life long learning che si avvarrà sempre di più delle nuove tecnologie essendo le future generazioni già nate in un contesto tecnologico che comprende tutte le nostre abitudini quotidiane. Per le nuove generazioni perciò la collaboratività in rete sta diventando una cosa normale in tutti i vari contesti comunicativi.
Perciò “coloro che apprendono possono lavorare aiutandosi reciprocamente, avvalendosi di una varietà di strumenti e risorse informative in attività di apprendimento guidato o problem solving” (Wilson, 1996).
La comunità di pratica secondo Wenger implica impegno reciproco, impresa comune e repertorio comune. Ogni componente di una comunità di pratica trova un suo spazio particolare e si crea una sua identità in essa che viene ulteriormente ad integrarsi e a definirsi con il maggior coinvolgimento nella pratica. Ognuno dei membri dovrebbe rispettare questo patto di impegno reciproco che crea responsabilità, consapevolezza e approfondimento nella competenza specifica dei membri che viene condivisa e unita attraverso la capacità di connessione. Le relazioni tra le persone si fondano su questo impegno che però a volte include anche tensioni e conflitti. Il repertorio condiviso implica storie, modi, gesti e strumenti che fanno parte di questo contesto che si evolve nella compartecipazione e condivisione.
Nella pratica condivisa vi deve essere comunicazione tra i membri, progettazione del piano di azione e istruzione e collaborazione. La produzione delle comunità di pratica è fatta di storie, termini, concetti e prodotti materiali che rendono reale il processo di negoziazione dei significati.
A. Brown e J. Campione, partendo dal costruttivismo sociale, assumono alcuni enunciati del situazionismo applicandoli a situazioni istituzionalizzate di apprendimento, elaborando un approccio psico-pedagogico di taglio costruttivista socio-culturale basato sulla teoria delle CoLs (Community of Learners), di Brown e Campione (1994) e riguarda l’apprendistato cognitivo e alle comunità di studenti che apprendono.
Per realizzare una classe come comunità di studenti hanno proposto dei principi guida flessibili e dinamici. Che vede l'apprendimento come un processo attivo e prospettico che considera la metacognizione strategica e implica un monitoraggio del proprio apprendimento. Le zone di sviluppo prossimale nel contesto delle comunità di multipli esperti. In questo sistema vi è una forte componente dialogica fondata su discorsi e idee condivise e negoziazione che considera sia l'identità di comunità che l'identità individuale nella valorizzazione delle differenze. La comunità di apprendimento è una comunità di pratica con ruoli e valori in condivisione. L'apprendimento ha obiettivi finalizzati dichiarati e condivisi.
La continua riflessione implicita è alla base delle comunità di apprendimento essendoci attivi processi cognitivi consapevoli avendo la connotazione di comunità scientifica.
Questo tipo di comunità generano complessità e sviluppano forme intellettuali più elaborate.
Wenger (1998) a riguardo riferisce che “l'impegno reciproco in una pratica condivisa può diventare un processo complicato di costante messa a punto tra esperienza e competenza. Siccome è un processo bidirezionale, le comunità di pratica non costituiscono solo un contesto per l'apprendimento dei newcomer ma anche un contesto per la trasformazione delle nuove informazioni in conoscenze.”
I nuovi arrivati sono così accolti diversamente, in un ambiente in presenza l'inibizione delle persone è spesso causa di difficoltà nella collaborazione, dipende molto dall'abitudine, dall'educazione, dal temperamento che uno fa uscire mettendo in atto le strategie che servono per aprirsi comunicativamente nei confronti di persone che non si conosce. L'ambiente digitale evita tutte queste barriere e si concentra sul lato cognitivo che la persona mette in azione per costruire ed elaborare dati che servono per raggiungere gli obiettivi del gruppo. Si mette da parte la fisicità che a volte è ingombrante nel senso che prende lo spazio della comunanza degli intenti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Collaborare costruendo conoscenza in rete

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Informazioni tesi

  Autore: Katja Foschini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Francesca Zanon
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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