Infermità mentale e imputabilità
Le cause di esclusione della responsabilità penale nello Statuto della Corte Penale Internazionale
Lo Statuto della Corte Penale Internazionale, entrato in vigore il 1 luglio del 2002, rappresenta una vera e propria “svolta epocale” della quale si deve tener conto nell’ambito di questa trattazione; infatti, con l’ICC Statute possono ritenersi gettate le basi di un nuovo ed inedito «sistema penale ‘ultra-statuale’», ossia un apparato repressivo affrancato dai normali limiti spaziali di efficacia del diritto penale statuale, che ruota attorno ad un nucleo coerente ed omogeneo di regole e principi generali, ed è affidato, sulla base di una cessione pattizia di quote di sovranità, ad un soggetto istituzionale, nei cui confronti gli Stati aderenti assumono un generale “obbligo” di cooperazione.
Lo Statuto prevede all’art. 31 le “Grounds for excluding criminal responsibility”.
[…]
Al primo comma viene stabilito il canone del tempus regit actum anche riguardo alle cause di esclusione della responsabilità penale. Infatti l’art. 31 dispone che la sussistenza della causa deve riferirsi al preciso momento della condotta («at the time of that person’s conduct»), tanto che sembra non siano prese in considerazione situazioni “anticipate” o “posticipate”, rispetto all’attualità del pericolo o all’imminenza dell’aggressione, come appunto nelle ipotesi di legittima difesa o di stato di necessità o di duress.
[…]
Tornando al primo comma dell’art. 31 St., esso prevede una serie di cause di esonero “tassative”, che, a ben vedere, costituiscono una summa delle ipotesi previste nei vari codici nazionali.
a) Mental disease or defect
La prima causa di esclusione, quella che maggiormente interessa ai fini della presente trattazione, è l’esistenza nel soggetto autore del fatto di una «malattia o deficienza mentale che gli precludeva la facoltà di comprendere il carattere delittuoso o la natura del suo comportamento, o di controllarlo per renderlo conforme a norme di legge».
Dunque, la responsabilità per i crimini internazionali è esclusa, in primis, dal vizio di mente: il fatto, anche se offensivo, non può essere rimproverato all’agente in ragione del peculiare status in cui egli si trovi, il quale precluderebbe ogni possibilità di valutare in termini di disvalore il suo concreto atteggiamento psichico.
Sotto tale profilo, dunque, lo Statuto si pone lungo una linea direttrice tracciata già dai Tribunali ad hoc.
Qualche perplessità suscita, invece, la norma laddove specifica che la percezione alterata derivante dall’incapacità mentale possa riguardare tanto il “carattere illecito” quanto la “natura” del comportamento del soggetto. Ciò significa che dovrebbe assumere rilievo, oltre che una valutazione errata “di tipo naturalistico e sociale”, anche la mancata coscienza dell’illiceità: possibilità che, tuttavia, non si raccorda pienamente con il sistema, che contempla, invece, il principio dell’ignorantia legis non excusat (art. 32 St. C.P.I.).
Al di là delle considerazioni sistematiche, resta una incoerenza logica, basata sul fatto che proprio il vizio di mente potrebbe avere una incidenza rilevante nel contesto dei crimini internazionali, la cui assoluta gravità li rende, quasi sempre, possibili all’essere umano solo e proprio in ragione di personalità fortemente squilibrate. Sotto questo profilo, la disciplina si fa ancora più problematica, poiché non si stabilisce la necessità di verificare l’esistenza di un nesso causale tra l’ “errore di valutazione” e la malattia medesima; la norma, insomma, non considera se l’errore in cui è incorso il soggetto è il risultato della malattia di mente (cd. Errore condizionato) perché vi possono essere casi in cui il soggetto, pur affetto da malattie mentali, ha agito senza che questo suo stato influisse sulla valutazione da dare al fatto.
[…]
Ed, ancora, lungo una linea comune alla giurisprudenza internazionale si dispone lo Statuto per quanto riguarda la tipologia di disturbi idonei ad escludere la responsabilità del soggetto agente. L’insanity rilevante è, infatti, quella che dipende sia dalla malattia vera e propria (disease) che dalla semplice deficienza mentale (defect), dandosi così spazio alle anomalie di natura solo “psicologica”, oltre che al tradizionale modello “nosologico” di disturbo di mente.
Si rileva, forse, una certa distanza rispetto ai precedenti giurisprudenziali, solo riguardo ai profili inerenti l’onere della prova, decisamente posto a carico dell’imputato nella sua interezza dai Tribunali ad hoc, in ragione dell’asserita esistenza di una presumption of sanity, nel sistema statutario, invece, esso andrebbe ricondotto entro i canoni della presunzione di innocenza di modo che per l’imputato sia sufficiente far sorgere il dubbio sull’esistenza del vizio di mente che impedirebbe alla Corte una sentenza di condanna.
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b) Involuntary intoxication
Lo Statuto dispone come principio generale che l’intossicazione involontaria da alcool o da sostanze stupefacenti costituisce causa di esonero della responsabilità per il crimine commesso; non può, tuttavia, non rilevarsi come nell’ambito di gravissimi crimini come il genocidio e i crimini contro l’umanità, questa tipologia di difesa possa sembrare, almeno astrattamente, un po’ labile ed improbabile.
[…]
c) Legittima difesa e soccorso difensivo
Si tratta di scriminanti di tipo “individuale” che vengono per la prima volta riconosciute a livello di diritto positivo, per quanto fossero affermate in ambito internazionale già da tempo.
Ai sensi di questa disposizione, dunque, non è penalmente responsabile colui che «ha agito in modo ragionevole per difendere sé stessa, per difendere un’altra persona o, in caso di crimini di guerra, per difendere beni essenziali alla propria sopravvivenza o a quella di terzi, o essenziali per l’adempimento di una missione militare contro un ricorso imminente ed illecito alla forza, proporzionalmente all’ampiezza del pericolo da essa incorsa o dall’altra persona o dai beni protetti».
Analizzando la disposizione, si ricava che i requisiti dell’azione difensiva sono l’assoluta inevitabilità, richiamata dal termine “essential”, riferito alle caratteristiche dell’atto difensivo o, in caso di crimini di guerra, alle esigenze della missione militare; la proporzione dei disvalori; ed infine, il fatto che l’offesa contro cui di reagisce sia imminente ed ingiusta, sicché è inammissibile un eccesso “estensivo”, cioè dovuto al superamento dei limiti cronologici dell’attualità dell’offesa.
[…]
d) Stato di necessità e “duress”
La disposizione dell’art. 31, primo comma, lett. d, contiene un’ipotesi articolata di necessità causata dalla coercizione risultante da una minaccia di morte imminente o della permanenza di una grave offesa all’incolumità della persona che agisce o di altro soggetto («caused by duress resulting from a threat of imminent death or of contuining or imminent serious bodily harm against that person or another person»).
Detta minaccia per la vita o l’incolumità individuale dell’autore necessitato o di altro soggetto (cd. soccorso di necessità) può essere determinata dalla minaccia portata da altro soggetto (coazione o duress) ovvero scaturire da circostanze naturali, incontrollabili per un uomo medio (necessity by circumstances).
L’opzione dello Statuto è nel senso di considerare la duress e la necessity quali cause di esclusione della responsabilità criminale. A condizione che l’autore abbia agito per evitare un pericolo imminente per la vita e l’incolumità propria o di altri, che l’azione necessitata sia stata ragionevolmente condotta per eludere quello specifico pericolo e che detta minaccia non poteva essere in altro modo evitata.
[…]
Un cenno meritano l’art. 32 e l’art. 33 St.
Il primo disciplina l’errore di fatto e l’errore di diritto, che escludono la responsabilità solo se annullano l’elemento psicologico del reato.
Più complesso appare, invece, l’art. 33 St, che disciplina l’ “ordine del superiore” e l’ “ordine di legge”.
La norma esordisce escludendo l’esonero dalla responsabilità per il solo fatto di aver agito in esecuzione di un ordine di un governo, di un superiore militare o civile; ma subito dopo prevede tre “eccezioni” alla suddetta regola: la responsabilità è esclusa se la persona aveva l’obbligo legale di ubbidire agli ordini del governo o del superiore in questione (cd. vincolatività dell’ordine); se la persona non sapeva che l’ordine era illegale (cd. mancata coscienza dell’illecito); infine, se l’ordine non era manifestamente illegale. A quest’ultimo proposito, il secondo comma specifica che gli ordini di commettere un genocidio o crimini contro l’umanità sono manifestamente illegali tout court.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Infermità mentale e imputabilità
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Informazioni tesi
Autore: | Luana Danila Losasso |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Mario Trapani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 155 |
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