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Strategie di diversificazione delle banche europee: struttura organizzativa e performance

Le cause della crisi finanziaria

Per determinare le cause della crisi finanziaria è importante descrivere brevemente l'evoluzione della regolamentazione del sistema bancario negli Stati Uniti.
Come in Europa, dopo la grande crisi degli anni Trenta, anche negli Stati Uniti approvarono una legge, il Glass-Steagall Act, che mirava a ridurre le speculazioni degli operatori finanziari e che introdusse una netta separazione tra l'attività bancaria tradizionale, svolta dalle banche commerciali, e tra l'attività di banca di investimento, svolta delle investment bank.
Dopo numerosi tentativi dell'industria bancaria di convincere il Congresso ad abrogare questa legge, nel 1999 fu approvato il Gramm-Leach-Bliley Act che abolì definitivamente la separazione tra le due attività.
Nel 2004 la SEC (Securities and Exchange Commission) attuò la procedura del Consolidated Supervised Entity (CSE), che consiste nella possibilità per le grandi banche di investimento ammesse, di essere esentate dal regime di capitalizzazione (tetto massimo per il rapporto di leverage) applicato alle banche. L'obiettivo della SEC era quello di monitorare l'intero gruppo delle investment bank facendole entrare in un alternative net capital rule.
La deregolamentazione ha consentito alle grandi banche di investimento americane di aumentare il leverage(debito/capitale), aumentando l'esposizione al rischio. Nel 2004 è stato progettato il nuovo accordo sul Capitale di Basilea, Basilea II (entrato in vigore nel 2008), che impone alle banche il rispetto di requisiti minimi di capitale in proporzione ai rischi assunti, valutati attraverso lo sviluppo interno di sistemi di rating. Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha fatto applicare Basilea II agli operatori bancari. Forestieri (2009) identifica questi avvenimenti come delle situazioni che hanno portato allo scoppio della crisi. Le cause principali sono state:

1. l'incapacità della SEC e la mancanza di risorse disponibili per vigilare e monitorare i modelli e i processi utilizzati dalle investment bank. Dopo la deregolamentazione del 2004, le cinque maggiori investment bank hanno potuto operare con un rapporto di leverage altissimo, aumentando notevolmente il loro rischio di default, hanno emesso titoli "tossici" sul mercato attraverso la cartolarizzazione di portafogli di mutui con una qualità sempre più bassa e hanno contribuito alla propagazione della crisi economica in Europa a causa della loro forte interconnessione con molti operatori bancari.

2. L'alta discrezionalità che Basilea II lascia per la determinazione dei modelli interni e per l'analisi dei dati ha dato la possibilità alle banche di sfruttare alcune f"lacune" normative per ridurre i requisiti patrimoniali. Per correttezza, è giusto segnalare che al momento delle scoppio della crisi economica Basilea II non era ancora entrata in vigore e la normativa precedente, Basilea I, lasciava ancora più libertà agli intermediari finanziari, i quali con una semplice operazione di cartolarizzazione potevano smobilizzare il proprio attivo in modo da ridurre i requisiti patrimoniali. Basilea II non è stata in grado di determinare requisiti patrimoniali adatti a tutti i rischi assunti da un intermediario finanziario, non ha considerato tutti i rischi e non ha garantito una vigilanza in grado di monitorare gli operatori cross-border e cross-sector.

3. La possibilità per le banche di investimento di utilizzare il modello di intermediazione Originate-to-Distribute. Questo modello offre la possibilità alla banca di cedere dei crediti o altre attività presenti nel suo bilancio al mercato o di trasferire il loro rischio a terzi utilizzando uno strumento chiamato cartolarizzazione.

4. I conflitti di interesse tra manager e azionisti delle investment bank; possibilità per i manager di compiere scelte non nell'interesse della società o dei soci. I salari dei manager sono sempre più orientati verso la componente variabile (premi, bonus e stock option), la quale è strettamente correlata ai risultati raggiunti nel breve periodo e i manager sono incentivati a optare per strategie che ottengano risultati a breve termine senza preoccuparsi delle conseguenze che potrebbero esserci nel lungo periodo. Nel periodo precedente lo scoppio della crisi economica si è verificata una situazione di azzardo morale per massimizzare i compensi dei manager: le banche, pur sapendo che il livello dei prezzi del mercato immobiliare si era bloccato e che i mutui concessi diventavano sempre più rischiosi, continuavano a operare nel mercato sub-prime, il mercato più redditizio, nonostante l'eccessivo rischio assunto. L'obbiettivo era di ricavare il massimo profitto possibile e trasferire il rischio a terzi facendo delle operazioni di cartolarizzazione. In questo modo la banca evitava di effettuare sia lo screening prima di concedere il credito e sia il monitoring successivo.

5. Comportamenti fraudolenti dei manager che hanno spesso occultato operazioni pericolose e ingannato i terzi: gestione bancaria speculativa e rischiosa con una poco oculata selezione del credito, un'alta leva finanziaria e un forte disequilibrio tra le scadenze dell'attivo e del passivo.

6. Le valutazioni delle società di rating sono state errate e tardive: forte conflitto di interessi delle società di rating che valutano i titoli emessi dalle investment bank e modelli di valutazione che non considerano i rischi macroeconomici.

Gli intermediari maggiormente colpiti dalla crisi economica sono state le grandi banche di investimento americane che, come detto precedentemente, hanno dovuto subire una trasformazione. Solamente Goldman Sachs e Morgan Staley sono sopravissute come entità autonome, ma con profondi riassetti nella proprietà.
Il basso livello di capitalizzazione, il mismatching di scadenze tra attività e passività e la forte dipendenza dal mercato interbancario hanno portato molte istituzioni bancarie a un aumento del loro rischio di default. La forte interconnessione degli operatori bancari ha causato una rapida circolazione dei titoli "tossici", i quali, avendo una struttura complicata e una forte opacità di base, non hanno consentito l'identificazione dell'operatore che ha portato all'emissione e degli asset che garantivano la stessa. L'insolvenza dei debitori nel pagamento delle rate dei mutui sub-prime e il conseguente deterioramento dei crediti ha fatto sì che molti veicoli fallissero, producendo minusvalenze che si sono sviluppate in tutto il sistema finanziario portando delle perdite di valore nei bilanci delle banche che detenevano questi titoli.
La perdita di valore nei bilanci delle banche e il forte rischio di insolvenza delle stesse ha sviluppato un forte clima di sfiducia nel mercato interbancario.
Le operazioni di cartolarizzazione hanno favorito il trasferimento dei rischi tra aree geografiche del mercato e hanno agevolato la diffusione di crisi di liquidità nei mercati bancari (market liquidity risk e funding risk).
Il problema di liquidità è stato superato grazie a tempestivi interventi degli Stati e delle banche centrali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Strategie di diversificazione delle banche europee: struttura organizzativa e performance

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Tognetti
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Economia
  Corso: Analisi, consulenza e gestione finanziaria
  Relatore: Andrea Landi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 143

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