Opera grafica e pittorica di Carlo Michelstaedter

La definizione classica suole indicare con questo termine (che viene dal verbo caricare = esagerare) quei ritratti in cui i caratteri individuali vengono isolati ed esagerati per aumentarne l’evidenza e l’espressione, con l’intenzione di mettere in ridicolo il soggetto pur rispettando la somiglianza dell’insieme della fisionomia.
Per approfondire questo argomento si deve chiamare in causa il secondo gruppo, l’insieme più vasto, in cui facciamo rientrare quasi tutti i disegni contenuti negli Album e nei Taccuini e che a sua volta può essere suddiviso in ulteriori gruppi. Una miriade di pagine su cui figurano volti e profili; centinaia e centinaia di facce, dietro cui non appare alcun paesaggio od ambiente e a volte accompagnate dal rispettivo corpo, su cui però hanno presto finito col fare la parte del leone.
Infatti se in alcuni disegni dell’Album A e in parte di quelli dell’Album C dove sono contenuti i lavori precedenti alla partenza del 1905 e contemporanei a quelli scolastici, egli disegnava ancora figure complete, da una certa data in poi la presenza del corpo comincia a diventare rara.
Per esempio già nei Taccuini O e Q, dove trovano posto i lavori nati nell’estate del 1905, vi sono fogli pieni di visi senza nome che contengono in nuce i diversi modi in cui Michelstaedter li ha guardati e trattati anche in seguito.
Campailla ha riscontrato che la tendenza alla rappresentazione caricaturale è apparsa nel giovane Autore prima di ogni altra forma grafica. Non bisogna dimenticare infatti che le caricature sono immagini semplificate, esse ricorrono ad un linguaggio codificato che rende facilmente afferrabile il contenuto ed immediata la comprensione del messaggio.
C’è da pensare che sia questo il motivo per cui egli abbia espresso la sua ispirazione umoristica, «germinata da una fantasia... in tutto e per tutto in linea con gli anni ancora acerbi di questa personalità esuberante e disposta alla stilettata ludica», ricorrendo ad una forma che, alla fine del secolo scorso e l’inizio di questo, riscuoteva un enorme successo ed un vasto consenso popolare soprattutto per il suo contenuto socio - politico, su tutto il territorio europeo.
A partire dalla Francia, dove dal 1830 in poi, l’introduzione della libertà di stampa permise, a Parigi, la fondazione di riviste umoristiche come La Caricature e Le Charivari seguite da Le journal pour Rire ed altri.
Nell’ambito italiano, invece, le riviste sorsero sotto l’influenza di quelle tedesche come la Fliegende Blätter ed il Semplicissimus, e si diffusero in gran numero a cominciare dal 1845 a Firenze, nel notissimo Caffè Michelangelo ritrovo di quegli artisti fiorentini che per vent’anni diedero vita al movimento artistico dei Macchiaioli.
Cecioni, Signorini, Tricca sono i nomi più rilevanti, molti altri erano caricaturisti occasionali. «In tutta Italia non vi era un solo artista che per semplice svago o a scopo di burla non abbia dedicato qualche ritaglio di tempo a fissare la singolarità di un personaggio».
Genericamente sono stati siglati con il nome di caricatura moltissimi dei suoi disegni, cui perciò è stato attribuito un termine dal significato più ampio di quello che in realtà avrebbe dovuto avere secondo la definizione data. Bisogna dunque distinguere.
In tutta la sua produzione vi sono disegni che, pur in vario modo, rispondono tranquillamente al genere in questione, soprattutto gli schizzi dell’Album C riuniti sotto i titoli di: Epoca di scuola (compagni e professori), Persone di famiglia e conoscenti, Tipi goriziani, Conferenzieri, Tipi presi in viaggio o nei luoghi di cura, più altri sparsi qua e là.