Middle-Income trap: il caso di Singapore
Le caratteristiche dell'economia singaporiana
La crescita economica di Singapore è una storia di successo. Detta anche Lion city, Singapore, una piccola isola di soli 700 km2 con una popolazione di soli quattro milioni di abitanti nel censimento del 2000, è classificata fra le dieci economie più libere e più competitive del mondo. Nel 2006 è diventata il 13° più grande esportatore al mondo, mentre nel 2007 il più importante hub del mondo per la logistica. I dati statistici dell'economia singaporiana parlano chiaro.
Secondo le statistiche del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel 2013 il PIL pro capite nominale di Singapore è stato di 52917,95 dollari statunitensi posizionando la città-Stato al 9° posto su 179 paesi per livello di PIL pro capite. In termini di parità di potere d'acquisto Singapore ha raggiunto il 3° posto della classifica mondiale, superando tutti i paesi più ricchi tranne il Qatar e il Lussemburgo.
Tra il 1960 e il 1999 il PIL di Singapore è aumentato più di tredici volte: basti pensare che, quando Singapore ottenne l'indipendenza il suo PIL pro capite in termini nominali corrispondeva soltanto al 14% rispetto a quello degli Stati Uniti, mentre già nel 1990 il suo PIL aveva raggiunto il 54% e successivamente nel 2006 il 70% (K. Ali Akkemik, 2008).
Nel 2008-2009 il tasso di crescita è diminuito bruscamente a causa della crisi finanziaria globale e dell'incertezza nella domanda per esportazione. Ci sono stati bassi livelli di inflazione pari a circa il 2 % l'anno, tranne nel 1970, quando è salito al 5,8 % annuo, dovuto principalmente alla crisi petrolifera e alle tendenze inflazionistiche delle economie occidentali. Un ambiente macroeconomico stabile con un basso tasso d'inflazione hanno creato un ambiente favorevole per prospettive di business a lungo termine nella pianificazione delle strategie di crescita. Dal 1965 in meno di tre decenni l'economia singaporiana è cambiata radicalmente trasformando Singapore da emporio tradizionale commerciale in un centro economico nevralgico in tutta l'Asia Orientale. Dal 1995 Singapore è diventato il secondo paese in Asia dopo il Giappone a essere classificato dall'OCSE come una "developed economy".
A differenza di molti altri paesi in via di sviluppo contemporanei, Singapore date le sue piccole dimensioni manca di risorse naturali e quindi di una base agricola, ma la visione lungimirante del governo ha fatto in modo che la città-Stato si specializzasse in prodotti manifatturieri di alta qualità e porsi come porto franco nel Sud-Est asiatico. Dopo l'indipendenza nazionale, l'esperienza economica della città-Stato si è rivelata essere totalmente difforme dalle altre economie asiatiche. Il dualismo economico riscontrabile in molte economie asiatiche ha preso una forma diversa a Singapore. Da un lato, vi sono le grandi multinazionali straniere tecnologicamente avanzate dall'altro, invece, le imprese nazionali che comprendono sia quelle a proprietà statale (SOEs-GLCs) sia le imprese locali che sono in gran parte di piccole dimensioni.
Le imprese locali operano principalmente come subappaltatori per le MNEs e le GLCs, ed essendo dominate dalle grandi multinazionali straniere hanno contribuito poco al processo d'industrializzazione dell'isola. Questo perché fino al 1985 il governo ha mostrato scarso interesse nei loro confronti e ha sostenuto con molta più enfasi le grandi industrie straniere. È solo con la recessione nel 1985 che assistiamo a un cambiamento da parte del governo a favore di politiche volte alla promozione e alla riqualificazione della piccola industria locale. [...]
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Middle-Income trap: il caso di Singapore
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Savastano |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Pietro Masina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 127 |
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