Le Organizzazioni Internazionali nella lotta al terrorismo
Le blacklists dopo l'11 settembre
Tra le misure preventive destinate ad affiancare quelle repressive - allo scopo di contemperare la necessità di garantire la sicurezza con l’esigenza di tutelare i diritti umani - rientrano, paradossalmente, le c.d. blacklists predisposte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e recepite dall’Unione europea, ossia gli elenchi di persone e/o entità sottoposte a regimi sanzionatori, in quanto sospettate di attività terroristiche o a sostegno di gruppi terroristici, che danno luogo a procedure di congelamento dei fondi, delle risorse economiche e dei beni delle persone e degli enti inclusi in tali “liste nere”, al fine di interrompere i flussi finanziari destinati alle attività terroristiche. Il paradosso, come si vedrà, risiede nel fatto che tali misure sono decise in violazione di diritti umani che fanno ormai parte dello jus cogens internazionale quale il diritto alla difesa e quindi ad un equo processo in quanto imposte al soggetto iscritto nelle liste per un periodo indeterminato e in maniera definitiva, giacché non sono soggette a controllo giurisdizionale su richiesta degli interessati.
Le “liste nere” sono compilate e aggiornate periodicamente da un Comitato per le sanzioni, in virtù di una delega conferita da una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza ex Capitolo VII della Cartae decidendo sulla base del consensus.
Le più controverse “liste nere” di persone ed entità soggette a sanzioni finanziarie mirate sono state stilate nel 1999 dall’Al-Qaida and Talibans Sanctions Committee istituito dal CdS con la Risoluzione 1267 dello stesso anno, sempre ai sensi del Capitolo VII della Carta e con l’intento di impedire a questi gruppi qualsiasi attività, mediante il congelamento dei fondi e l’embargo commerciale di ogni rifornimento, nonché vietando ai loro membri di fuoriuscire dai territori dell’Afghanistan.
La Risoluzione 1333 del 2000, poi, ha previsto l’istituzione di una lista di tutti i soggetti, persone fisiche od enti, in qualsiasi modo collegate alle reti terroristiche di Osama Bin Laden. Ma l’azione del CdS assume definitivamente i suoi caratteri attuali solo con la Risoluzione 1390 del 2002, adottata a seguito degli attentati dell’11 settembre. Infatti, mentre le due precedenti Risoluzioni imponevano di dare esecuzione alle sanzioni previste nei confronti di uno Stato determinato – e cioè dell’Afghanistan dei Talebani e di Osama Bin Laden – con la Risoluzione 1390 si richiede agli Stati membri dell’ONU di indirizzare tali misure nei confronti degli individui e delle entità indicate nelle “liste nere”, stilate dal Comitato per le sanzioni, ovunque questi ultimi si trovino e di fornire essi stessi al Comitato per le sanzioni le indicazioni per l’aggiornamento periodico delle liste.
La procedura per la compilazione e l’aggiornamento delle blacklists, quindi, prevede che gli Stati stessi individuino le persone oggetto delle sanzioni emanate dal CdS per mezzo delle loro risorse diplomatiche e dell’attività dei loro servizi segreti, con l’effetto di sottrarre trasparenza ai lavori del Comitato per le sanzioni, che adotta le proposte di inserimento dei nominativi avanzate dagli Stati designanti, senza che questi ultimi siano tenuti a rivelare i fatti circostanziati su cui basare la fondatezza delle loro accuse.
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Informazioni tesi
Autore: | Carla Pistone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Raffaele Cadin |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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