La "violenza di ritorno": una teoria di Maurice Bloch

Secondo Bloch, la nascita rappresenta uno stadio significativo nella vita dell’individuo poiché con la nascita appunto, si dà il via a un processo di crescita capace di mettere in atto i vari meccanismi riproduttivi che in seguito lasciano spazio alla progressiva decadenza e infine alla morte. Tuttavia, la rappresentazione della vita nei rituali non parte dalla nascita come ci si dovrebbe aspettare, ma dall’invecchiamento e dalla morte (Bloch 1992: 13).

In moltissimi riti di iniziazione infatti, secondo lo stesso Bloch, per esempio, la prima fase è caratterizzata da un’uccisione simbolica degli iniziati. Il significato politico e sociale principale "consiste nell’idea che entrando in un mondo che è oltre il processo vitale si possa, attraverso il viaggio di ritorno, diventare parte di un’entità al di là di quel processo, per esempio membri di una discendenza" (Bloch 1992: 13-14).

Tuttavia se in questo caso il risultato ultimo fosse che gli iniziati diventino parte solamente di “quel mondo oltre il processo vitale”, l’iniziazione non avrebbe nessuna rilevanza politica (Bloch 1992: 14). Per evitare ciò, Bloch parla di un "ritorno leggermente diverso dalla dipartita", infatti il rientro non è solo caratterizzato dalla riconquista di quanto abbandonato in precedenza, ma ha come conseguenza più importante la trasformazione dell’iniziato in una persona diversa, permanentemente trascendentale, che può dominare i due mondi dei quali, dopo il percorso iniziatico, fa parte (Bloch 1992: 14).

Secondo Bloch l’individuo è un essere “duale” e il viaggio verso la trascendenza con conseguente ritorno di conquista ha luogo nell’intimo di ciascuno. Nella prima fase del rituale, come visto in precedenza, la parte vitale dell’individuo viene simbolicamente uccisa portando alla "quasi morte" del soggetto che rinuncia spontaneamente alla sua vitalità originaria per diventare temporaneamente essere di pura trascendenza (Bloch 1992: 15).

La "vittoria di una parte della persona sull’altra è ciò che richiede il primo elemento di violenza nei rituali" (Bloch 1992: 15). La violenza successiva comprende la riconquista di una vitalità “diversa” portando per sempre con sé la trascendenza acquisita; tale vitalità si riacquista a partire da una fonte esterna che si può legittimamente consumare, spesso letteralmente attraverso la bocca (Bloch 1992: 15).

Questo secondo elemento di violenza che si indirizza verso l'esterno per riacquisire una nuova e più forte vitalità può essere considerato come una conseguenza della prima violenza. "L’intero processo rituale può quindi essere valutato come la costruzione di una forma di “violenza di ritorno”, tanto al livello pubblico quanto a quello dell’esperienza" (Bloch 1992: 15).