Disturbo dell’alimentazione e processo psicoterapeutico: studio preliminare single-case sull’interruzione precoce del trattamento terapeutico da parte di una paziente affetta da Anoressia Nervosa

La possibilità di valutare empiricamente gli effetti delle terapie psicologiche è da anni oggetto di ricerche e pubblicazioni internazionali, e di non poche polemiche. È evidente che si tratta di un problema che chiama in causa le differenze tra modelli di psicopatologia, di psicoterapia, di salute e malattia. Da un punto di vista storico, la diatriba può essere riassunta tra chi considera l’outcome in termini di cambiamento del sintomo (terapie cognitive, strategiche, comportamentali) e chi in termini di cambiamento della personalità che sostiene il sintomo (terapie psicoanalitiche, esperienziali ecc).
La significatività statistica va riferita alla grandezza della differenza relativamente a una variabile oggetto di studio (per esempio, il livello di depressione nel paziente) prima e dopo un trattamento. La significatività clinica va riferita al significato che la grandezza della differenza osservata può avere per il clinico e soprattutto per il paziente.
Secondo vari autori, il fenomeno del cambiamento in psicoterapia potrebbe essere qualcosa di ben più complesso e diverso da un processo quantitativo, e implicare una trasformazione qualitativa, nel senso che non si tratterebbe di modificazioni di aspetti presenti prima della terapia, quanto della creazione o formazione di strutture ex novo, non misurabili con differenze quantitative appunto poiché non presenti prima. I metodi quindi basati sulle misurazioni delle differenze pre e post terapia correrebbero il rischio di non cogliere importanti cambiamenti strutturali di tipo qualitativo (Mingone, 1989). Capozzi (2005) propone un uno strumento di misura che seduta per seduta, e per tutta la durata della terapia, sia in grado di rilevare gli indicatori utili, ovvero quei momenti del rapporto terapeuta-paziente che possano essere significative espressioni di trasformazione. L’idea da cui si parte è che il cambiamento più importante al quale si è interessati è quello della modalità relazionale che il paziente esprime verso il terapeuta. Questa modalità può essere concettualizzata in tre tipi: oppositiva, collaborativa e creativa. Tale autore propone di costruire un Indice di Cambiamento Terapeutico (ICT) partendo dalle modalità di risposta dei pazienti alle interpretazioni dell’analista.
In generale però nel panorama italiano non sembra ci siano ancora protocolli per la valutazione del cambiamento, in particolare si verificano ulteriori difficoltà quando la misurazione si rende necessaria in casi di drop-out.