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Le immagini ed il diritto d'autore sul web

La tutela del diritto all’immagine nel web

Quanto fino ad ora considerato, se rapportato al contesto digitale moderno diviene ancora più preoccupante: la illecita divulgazione del ritratto fotografico di un individuo attraverso il web, infatti, assume potenzialmente una forza lesiva ancora maggiore.
Come già ampiamente segnalato (ma sembra il caso di ribadirlo ancora una volta) il processo di digitalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie di ripresa fotografica applicati ai moderni dispositivi tecnologici, che sono ormai di uso quotidiano (come gli smartphone), ha ampliato a dismisura la possibilità di accesso all’immagine fotografica, propria o altrui ed in alcuni casi addirittura di terzi inconsapevoli.

Non si contano, al giorno d’oggi, i casi di cronaca che portano alla ribalta vicende (molto spesso con dei risvolti giudiziari) che nascono da riprese fotografiche o video illecite, effettuate ai danni di soggetti spesso inconsapevoli o che, se anche consapevoli, non sono in grado di arrestare il flusso di condivisione delle stesse una volta che siano immesse nella rete.

Se si considerano, poi, la grande facilità di circolazione dell’immagine nei nuovi media ed il crescente utilizzo delle fonti di accesso all’informazione, quali blog e social network, il fenomeno sembra davvero inarrestabile.
Non è un caso che l’Autorità Garante per la privacy sia stata costretta più volte ad intervenire sul tema ed abbia predisposto, in alcuni casi, delle misure preventive per evitare che si producano delle violazioni in tal senso: ad esempio, in un recente caso in cui alcuni studenti di una scuola di Brindisi sono rimasti vittime di un attentato dinamitardo, il Garante dopo aver appurato che vi era stata la diffusione di alcune immagini dei minori rimasti coinvolti, sia sui media tradizionali che sui social network, ha chiesto ai media e gli ISP la “massima sensibilità” al fine di vigilare sui contenuti diffusi e ad evitare di divulgare immagini ritenute lesive della dignità delle vittime.

Può risultare utile, al fine di prendere coscienza del fenomeno, ripercorrere una delle prime vicende giudiziarie che ha coinvolto i profili giuridici in parola: il Tribunale di Napoli, in un’ordinanza del luglio 2014, ha esaminato uno dei primi casi di richiesta di rimozione delle immagini da un profilo Facebook.

La decisione, emessa nel corso di un procedimento di separazione matrimoniale, è scaturita in virtù di una richiesta cautelare originata dal marito, il quale richiedeva la rimozione di alcune fotografie pubblicate sul profilo personale della moglie.
Il tribunale, una volta accertato che mancava il consenso alla pubblicazione delle foto, ha ritenuto ravvisabile sia il fumus boni iuris sia il periculum in mora nella vicenda concreta.
Con riferimento al fumus boni iuris, si ritengono violati gli artt. 10 del c.c. oltre agli artt. 96 e 97 della L.d.A., proprio in virtù della mancanza del consenso alla pubblicazione delle immagini.

Secondo il Tribunale, l’immissione di una fotografia su un social network equivale a consentirne l’esposizione ad un pubblico indifferenziato di utenti ed è a tutti gli effetti assimilabile ad una pubblicazione (anche laddove, come nel caso di specie, si adottino tutte le precauzioni di “restrizione della privacy” messe a disposizione dallo stesso social network, poiché facilmente aggirabili).

Al tempo stesso, viene ravvisato il periculum in mora nel rischio della irreversibile lesione del diritto all’immagine del ricorrente, in attesa della definizione del giudizio di merito.
L’immissione in rete di un ritratto altrui è, così, qualificata come un’attività lesiva del diritto dell’immagine di un persona, se realizzata in assenza del consenso.
In virtù di queste considerazioni, il giudice ha condannato la resistente a rimuovere le fotografie dal social network.

Nell’ordinanza di cui si tratta, il giudice ha cercato di interpretare la normativa sul diritto all’immagine, operando quel collegamento profondo della normativa civilistica (art. 10 c.c. e artt. 96 e 97 L.d.A.) con il diritto alla protezione dei dati personali (di cui al d. lgs. 196 del 2003), dimostrando al tempo stesso che, in relazione ad un tema (il diritto all’immagine e le possibili violazioni nel web) così ampio e mutevole, in assenza di interventi da parte del legislatore, una soluzione non può che essere prospettata dall’opera interpretativa della giurisprudenza, sulla base degli strumenti attualmente a disposizione.

Sulla base di quanto detto finora, è possibile sviluppare alcune considerazioni più approfondite sul tema della produzione ed immissione di immagini personali nel web, tenendo bene a mente un presupposto come solida base di partenza: “ciò che è illegale fuori dalla rete lo è anche nella rete”.

Come, infatti, descritto poco sopra, il fatto che l’illecito si sia realizzato in uno “spazio dematerializzato”, qual è la rete, non ha impedito al giudice di operare una sicura qualificazione della fattispecie, adottando in senso evolutivo delle norme che sono nate per dei contesti totalmente differenti rispetto al web.

Anche nel caso di pubblicazione di foto personali sulla rete, dunque, resta elemento centrale il consenso: in altre parole, quando la lesione dell’immagine si verifica nel web, come nel caso di un social network, l’aterritorialità della rete non rappresenta in alcun modo un limite all’applicazione della normativa vigente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le immagini ed il diritto d'autore sul web

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore D'Angelo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Seconda Università degli Studi di Napoli
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Emilio Tucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 192

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regolamento ue 2016/679, d. lgs. 70/2003
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