La Social Cognition nella 22q11DS: Rilevanza per la psicosi?

In generale i tassi di transizione oscillano tra il 6% ed il 50% in base ai criteri di rischio utilizzati, alla durata dello studio ed all’epoca in cui è stato condotto (Jackson et al., 2004; Miller et al., 2002; Cannon et al., 2008; Ruhrmann et al., 2010). La maggior parte degli studi longitudinali che indagano i tassi di transizione dei criteri UHR presentano follow-up a 6 e 12 mesi con eccezione dello studio di Klosetkotter et al. (2001) con un follow up a 9.6 anni ed un tasso di transizione finale del 70%.
Il più alto tasso di transizione di norma si ha entro i 12 mesi dalla diagnosi di PRS, mentre si assiste ad una significativa riduzione nei mesi successivi (Yung et al. 2008; Cannon et al. 2008). Tra le PRS, quella che più frequente mente va incontro ad una transizione psicotica risulta essere la BLIPS, seguita dalla APS.
Recentemente si è assistito ad una progressiva riduzione dei tassi di transizione, passando appunto dal 40% in 6 e 12 mesi (Yung et al 1998, Miller et al 2002; Phillips et al 2000) al 12% (Haroun et al., 2006) o al 16% in 24 mesi (Yung et al. 2008).
Questa tendenza è stata riscontrata anche nei due principali studi multicentrici ad oggi condotti. Lo studio EPOS (Ruhrmann et al., 2010) ha presentato infatti un tasso di transizione a 18 mesi del 19%, mentre lo studio NAPLS (Cannon et al., 2008) del 26.8%.
Yung et al. (2007) hanno proposto due ipotesi alternative come possibili spiegazioni di questo recente fenomeno di diluizione. La prima è che la strutturazione di Servizi dedicati al riconoscimento e alla presa in carico delle PRS ha consentito di ridurne i tassi di transizione. La seconda è che, proprio a causa dell’esistenza di tali Servizi, sia aumentata la presa in carico dei “falsi positivi”, diluendo così la percentuale di transizioni verso l’esordio psicotico.