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“Shining” e “Misery non Deve Morire”: uno Studio sul Doppiaggio Italiano negli Anni ‘80 e ‘90 del ‘900.

La traduzione per il doppiaggio

Come evidenziato della precedente sezione, quello che probabilmente necessità di uno sforzo maggiore da parte del traduttore prima, e dello studio di doppiaggio di per sé, in seguito, è il complesso processo di adattamento, sia a livello quantitativo che qualitativo, che si dovrà intraprendere per tradurre in modo realistico e coerente i dialoghi nella lingua target.
Prima di analizzare il tutto nel dettaglio, si ritiene necessaria una premessa. Scostiamoci momentaneamente dal tema della traduzione per riflettere brevemente su cosa effettivamente richieda la produzione di un film. Produrre un film è di per sé un progetto che richiede un notevole dispenso di denaro e di tempo; pertanto, nella sua realizzazione, sarà necessaria una seria riflessione su cosa si andrà a presentare e su quale pubblico puntare, in modo tale da poter garantire la copertura dei costi di produzione con il minor margine di errore possibile. Possiamo definire un film come un vero e proprio prodotto culturale, il quale dovrà cercare di andare a riflettere tradizioni, preferenze, pensieri e stile di vita di una determinata cultura in un determinato periodo di tempo. Il prodotto finale deve garantire al suo pubblico un qualcosa che catturi l’attenzione, nel quale si possano identificare o che almeno possa lasciare un messaggio o un’emozione che resti. Gli stessi dialoghi in lingua originale dovranno andare a contribuire a catturare l’attenzione del pubblico. Il parlato nei film è un parlato che vuole andare a riprodurre il più fedelmente possibile un parlato naturale. Tuttavia, quest’ultimo non potrà mai essere riprodotto fedelmente, in quanto si tratta pur sempre di un parlato, se vogliamo, “prefabbricato”, scritto e adattato per sembrare tale. (Perego 2005: 9,10)
Possiamo iniziare ad intuire quali possano essere le difficoltà, in aggiunta a quelle di livello strettamente tecnico, che il traduttore audiovisivo e i successivi addetti dello studio doppiaggio, si ritroveranno inevitabilmente a riscontrare. Non solo sarà necessario andare a riprodurre dei dialoghi che possano apparire il più naturali possibile in una lingua totalmente diversa, ma il discorso della distanza culturale fra paese di origine e paese, o paesi, della lingua target avrà un impatto non da meno nelle scelte da prendere, in quanto il doppiaggio dovrà comunque presentare dei dialoghi che sappiano catturare l’attenzione del “nuovo” pubblico. Vedremo ora come in realtà questi due aspetti siano perfettamente interconnessi. In termini socioculturale, specialmente quando si tratta di due lingue parlate in paesi con realtà culturali notevolmente distanti, la scelta starà nel decidere o meno se omettere elementi originali per lasciare spazio ad elementi più familiari per il nuovo pubblico alla quale la pellicola viene proposta. La distanza culturale renderà il processo di adattamento ancora più complesso. Basti pensare ad elementi come proverbi o espressioni idiomatiche, i quali portano dietro di sé una storia facente parte del paese di origine e che andranno quindi a suscitare determinate emozioni nel pubblico al quale il film era originariamente diretto, emozioni radicate nella loro storia e identità culturale. Cambiando questi si andrà ad incidere radicalmente nel cambiare il significato originale di un dialogo o di un testo in generale, ma è comunque una scelta necessaria, in quanto le espressioni originali non solo non avranno probabilmente una corrispondenza esatta nella lingua target, ma anche se così fosse il significato e l’effetto sul nuovo pubblico potrebbe essere completamente diverso dall’originale. Oltre alla perdita delle sfumature di significato originali, si incorre anche il rischio di diminuire la naturalezza dello stesso dialogo. Il mantenere la naturalezza del dialogo è infatti un aspetto importante da tenere in considerazione. Nel doppiaggio, fra le altre cose, si andrà inevitabilmente a perdere buona parte della personalità, delle emozioni e delle impressioni che l’attore originale riesce a dare al suo personaggio; il tutto può mettere a rischio l’apprezzamento del lavoro finale da parte del pubblico, che può portare ad una conseguente perdita di interesse o scarso successo in generale della pellicola. (Perego 2005: 25,26) Questo mette in evidenza quanto duro lavoro comporti la professione del doppiatore.
Nonostante le innumerevoli difficoltà che comporta, il doppiaggio resta tutt’ora una delle tecniche più diffuse e apprezzate in termini di traduzione di materiali audiovisivi. Saranno proprio le scelte di doppiaggio che andremo ad analizzare nel secondo capitolo di questo elaborato, osservando le scelte prese a differenza dei dialoghi originali, e come queste vadano ad inserirsi in quanto messo in evidenza precedentemente quando si è parlato delle teorie e idee di traduzioni più diffuse nelle decadi che hanno preceduto e portato alla produzione dei film The Shining e Misery non Deve Morire.
Come la traduzione può avere caratteristiche e necessità diverse a seconda della tipologia di testo sul quale si andrà a lavorare, anche la traduzione audiovisiva di per sé sarà influenzata dalla tipologia di prodotto sul quale si sta lavorando. Normalmente, si ritiene che generi come l’horror o il thriller, ovvero i generi delle due pellicole che andremo ad esaminare, necessitino di una minore attenzione in termini di traduzione dei dialoghi, in quanto le immagini e la suspence delle scene ricopre già di per sé un ruolo importante nel far recepire il messaggio e a scatenare la reazione desiderata nel pubblico. Proprio questa tendenza nello sminuire, in un certo senso, l’importanza delle parole in questi generi, rende interessante l’andare ad analizzare quali sono state le scelte in termine di traduzione nella versione doppiata in italiano di Shining e Misery non Deve Morire. Anche se grazie al lavoro qui proposto avremo modo di approfondire più nel dettaglio i due generi cinematografici presi in analisi nei capitoli successivi, prima di entrare nello studio del doppiaggio delle due pellicole di per sé, si ritiene necessario andare a scoprire quali sono almeno le principali caratteristiche dell’Horror e del Thriller, cosa li accomuna e cosa li differenzia, con lo scopo di poter avere una base di conoscenza che possa agevolare la comprensione del lavoro che questo elaborato propone.

Questo brano è tratto dalla tesi:

“Shining” e “Misery non Deve Morire”: uno Studio sul Doppiaggio Italiano negli Anni ‘80 e ‘90 del ‘900.

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Pannacci
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali
  Corso: Lingue e letterature moderne euroamericane
  Relatore: Massimiliano Morini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 109

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