Democrazia e sviluppo economico: un nesso inscindibile?

E’ ormai ammesso da tutti che l’accumulazione del capitale sociale rappresenta un elemento cruciale per lo sviluppo di un paese. Tale fattore dipende dal grado di diffusione tra la popolazione delle virtù civiche, ossia dalla capacità dei cittadini di separare il proprio interesse dall’interesse pubblico e di agire in conformità ad esso. James M. Buchanan e Gordon Tullock affrontano questo tema nel loro esame approfondito sugli aspetti legati alla scelta delle regole decisionali. Essi descrivono il loro lavoro con l’espressione “individualismo metodologico”, intendendo che singoli esseri umani costituiscono la fondamentale unità di analisi e l’azione collettiva, così come quella individuale, è determinata dalle loro scelte. L’approccio in questione viene esteso all’organizzazione politica e gli autori si chiedono se il perseguimento dell’autointeresse individuale possa essere dirottato verso esiti buoni anche in politica.

Nonostante la presenza di una assunzione restrittiva ed estrema secondo cui ciascun partecipante al processo politico cerca di promuovere esclusivamente il proprio interesse, se necessario a spese di altri, sono stati in grado di dimostrare con modelli rigorosi che il calcolo degli attori razionali produce qualcosa di molto simile alla democrazia costituzionale, come la conosciamo. Gli autori quindi ribadiscono l’importanza a fini economici di porre vincoli all’azione dei governi, già anticipata da Montesquieu nel 1748 e da Adam Smith nel 1776. Adottano, inoltre, il grande contributo di Smith per il quale esistono reciproci guadagni derivanti dallo scambio; nelle relazioni di scambio, come è ovvio, tutti guadagnano qualche cosa.

Nel grado in cui la partecipazione alla vita organizzata di una comunità, uno stato, comporta un mutuo vantaggio per tutti, diviene possibile la stipulazione di un “contratto sociale” fondato sull’accordo unanime. È proprio la realizzazione dell’accordo a costituire la sola prova dell’esistenza di un mutuo vantaggio. L’esempio più volte citato è quello della democrazia costituzionale degli Stati Uniti, non considerato come il migliore dei mondi possibili, ma utile per la comprensione delle istituzioni politiche contemporanee, basato su una “costituzione” ossia un insieme di regole su cui esiste un consenso preventivo e nell’ambito del quale vengono prese le decisioni successive. Il legame tra sviluppo economico e democrazia liberale non è negato dal punto di vista empirico, ma ciò non vuol dire che si possa stabilire una connessione causale necessaria. Questa è la posizione di Francis Fukuyama.