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I Situazionisti, Constant e le giovani avanguardie di architettura in Italia

La teoria della deriva come ricostituzione dell’ambiente umano

“Una o più persone che si lasciano andare alla deriva rinunciano, per una durata di tempo più o meno lunga, alle ragioni di spostarsi e di agire che sono loro generalmente abituali, concernenti le relazioni, i lavori e gli svaghi che sono loro propri, per lasciarsi andare alle sollecitazioni del terreno e degli incontri che vi corrispondono”.

Chombart de Lauwe, scrittore parigino, nel suo Paris et l’agglomeration parisienne del 1952, nota come un quartiere urbano non è determinato solamente da fattori geografici ed economici, ma anche dalla rappresentazione che ne hanno i suoi abitanti e quelli degli altri quartieri. Per dimostrare l’angustia degli spazi reali dove ciascuno vive, realizza un quadro dove sono rappresentati i diversi percorsi di una studentessa che attraversa le vie della città. Per la ragazza la vera mappa di Parigi potrebbe essere un triangolo che ha come centri nevralgici la Scuola di scienze politiche, il domicilio e la casa del professore di pianoforte. Ciò evidentemente è in contrasto con la rappresentazione delle mappe del potere che vedono come luoghi centrali e di snodo delle funzioni i luoghi rappresentativi e decisionali.

Una costruzione geografica che tenga conto di tali singole peculiarità è quella fornita attraverso la tecnica della deriva:
così, oltre a percorrere le vie cittadine in base a uno scopo preciso, si dà importanza al caso che gioca un ruolo fondamentale nell’osservazione psicogeografica.
Tuttavia, l’attenzione al caso( fortuna, destino, accidente) deve essere valutata con attenzione, vista la naturale tendenza umana a far prevale le abitudini rispetto alle possibilità creative; fu tale scarsa attenzione, oltre alla mancanza di un preciso scopo, il motivo, secondo i situazionisti, che portò al fallimento della prima deambulazione surrealista del 1923.

Quattro surrealisti che partirono da una città verso l’aperta campagna non si resero conto di quanto tale avventura suburbana potesse essere deprimente per il semplice motivo che gli interventi del caso in aperta campagna sono più scarsi che mai. In questa specifica situazione il caso diventa l’elemento fondamentale ma secondo i situazionisti sarebbe stato necessario guidarlo all’interno delle infinite sue possibilità.

Nel bollettino omonimo dell’I.S. vengono dati dei consigli pratici che facilitano la deriva situazionista:
alla deriva ci si può andar da soli ma è preferibile la formazione di parecchi piccoli gruppi di due, tre, quattro e anche cinque persone, magari particolarmente affiatate, che siano giunte ad una stessa presa di coscienza. Questo per consentire il confronto tra le diverse impressioni avute e permettere delle conclusioni oggettive.
Non è considerato possibile il superamento di dieci persone nel gruppo.

La durata media di una deriva è di una giornata (considerata come intervallo tra due diversi periodi di sonno). Si svolge secondo tempi fissati deliberatamente od in modo fortuito, durante momenti abbastanza brevi, o, al contrario, durante parecchi giorni senza interruzione. Alcune derive si sono prolungate per tre o quattro giorni ed anche più, senza soluzione di continuità nonostante la necessità di dormire.
L’influenza delle variazioni climatiche non è determinante se non nel caso di piogge prolungate, che le impediscono quasi del tutto; ma temporali ed altre precipitazioni sono piuttosto propizi. Il campo di azione della deriva può essere più o meno definito a seconda che miri allo studio di un terreno o a risultati affettivi spaesanti. L’uso del taxi può essere particolarmente indicato se vogliamo percorrere un certo tratto di città oppure se vogliamo seguire solo una determinata direzione per un certo tempo, poiché permette di conseguire risultati relativi ad uno spaesamento personale. se invece andiamo all’esplorazione diretta di un terreno vuol dire che privilegiamo un tipo di ricerca di urbanismo psicogeografico.
L’estensione massima su cui attuare la deriva può essere una città o le sue periferie, la minima anche solo una piccola unità d’ambiente, come un solo quartiere o anche un solo isolato. Viene proposto anche un estremo di deriva consistente nella permanenza statica per un’intera giornata all’interno della stazione metropolitana di Saint Lazare, nella città di Parigi.
L’esplorazione di uno spazio presuppone l’avere stabilito delle basi e l’aver calcolato la direzione delle penetrazioni. In seguito alla percorrenza degli spazi ci si concentra nello studio delle normali mappe geografiche, eventuali mappe ecologiche e quindi la creazione di quelle psicogeografiche, che sono la rettifica ed il miglioramento delle prime.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I Situazionisti, Constant e le giovani avanguardie di architettura in Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Nieddu
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura
  Relatore: Michele Costanzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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