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L'istruttore subacqueo. Rischio consentito, obblighi e responsabilità verso i terzi.

La subacquea moderna

L’immersione subacquea è remota quanto la storia dell’uomo, che fin dall’antichità ha avuto la necessità di spingersi sotto la superficie del mare per esigenze belliche, di lavoro, per procurarsi cibo ma, crediamo, non certo per divertimento. Quest’ultimo aspetto, mirato alla semplice visita dell’ambiente sottomarino si è sviluppato soltanto da pochi decenni, precisamente a partire dagli anni settanta, parallelamente al turismo internazionale sempre più in crescita.
L’evoluzione della subacquea come industria, la messa a punto di procedure e di equipaggiamenti sempre più moderni, confortevoli e sicuri, ha permesso che quest’attività venisse allargata ad un numero sempre maggiore di persone per scopi prettamente ludicoricreativi.
Riteniamo interessante ripercorrere i punti salienti che dagli albori hanno portato alle attuali conoscenze che permettono, a chiunque lo voglia, di visitare un mondo affascinante e diverso da quello in cui viviamo. Il mondo sommerso.

Tra le più antiche testimonianze che sono pervenute ai giorni nostri vi è la storia di Scilla (circa 500 a.c.), tramandata dallo storico greco Erodoto. Scilla, dopo aver sabotato gli ormeggi della flotta nemica dei persiani, utilizzando una canna di giunco come boccaglio nuotò senza essere visto riuscendo a rientrare tra le fila greche.
Aristotele parlava di recipienti pieni d'aria immersi in acqua. Pare ne avesse dato una descrizione “…come i tuffatori, a volte, sono provvisti di strumenti per cui possono aspirare l’aria da sopra la superficie dell’acqua, e in tal modo rimanere a lungo sommersi nel mare, così anche gli elefanti sono stati forniti dalla natura delle loro lunghe narici, che innalzano al di sopra dell’acqua quando devono attraversarla”. La descrizione di Aristotele ci porta al principio della campana subacquea.
La stessa tecnica pare venisse utilizzata anche da Alessandro Magno per rimuovere dalle acque ostacoli posti dai nemici.
Ancor prima, nell'antica Roma operavano gli urinatores. La tecnica era questa: si immergevano con la bocca piena di olio che sputavano sott’acqua; l’olio espandendosi diventava una sorta di lente che permetteva una visione più chiara.
Dobbiamo fare un lungo salto in avanti nel tempo e arrivare al 1500 per apprezzare una pur rudimentale tecnologia in campo subacqueo che vada oltre i cappucci ricavati dallo stomaco degli agnelli. Nel medioevo addirittura venne abbandonata del tutto l’idea di una pur superficiale esplorazione poiché il mare veniva visto come elemento del demonio e “gli esseri che vi abitavano sue mostruose creature”.
La campana subacquea, già descritta da Aristotele e ripresa nel 1500, fu il primo sistema che permise una lunga permanenza sottacqua. La tecnica è molto semplice. La campana, opportunamente zavorrata e bilanciata, veniva calata in acqua col fondo aperto. La pressione dell’acqua (possiamo fare un esperimento con un bicchiere) che entra dalla base, spinge e comprime l’aria nella parte superiore della campana creando una bolla d’aria nella quale il subacqueo poteva respirare.
Inizialmente utilizzato per la raccolta delle spugne, l’apparato venne perfezionato nel 1690 da Edmund Halley con un sistema di alimentazione, attraverso un tubo, di aria pompata dalla superficie; comprendeva anche una finestra per l’esplorazione dei fondali.
Il grande genio di Leonardo da Vinci non si sottrasse dal progettare un’attrezzatura subacquea vicina come concezione a quelle usate dai palombari moderni. La progettazione di tale attrezzatura, compresa tra i disegni leonardeschi del Codice Atlantico era costituita da uno scafandro in pelle di maiale con giacca, pantaloni e maschera dotata di occhiali di vetro.
Il settecento fu un secolo caratterizzato da grandi spinte di ricerca e sviluppo di tecniche tanto da permettere l’espansione delle attività di lavoro sottomarino.
Sul finire del secolo Karl Heinrich Klingert ideò un’apparecchiatura costituita da due parti: una riserva d’aria di profondità in una campana metallica zavorrata dalla quale il subacqueo poteva uscire poiché l’afflusso dell’aria era assicurato da un tubo di caucciù che dalla campana si collegava ad un serbatoio adagiato sulle spalle. L’abbigliamento inoltre era costituito da una muta in cuoio che lasciava una certa libertà di movimento e da casco di rame dotato di oblò in vetro. Questa sorta di scafandro fu collaudato nel 1797.
Nel 1803 a Parigi viene fondata la prima fabbrica per la lavorazione della gomma. Da quella data in avanti furono fatti grandi progressi segnati dal perfezionamento di scafandri e apparecchi per la respirazione anche autonoma, ma non solo.

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L'istruttore subacqueo. Rischio consentito, obblighi e responsabilità verso i terzi.

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Informazioni tesi

  Autore: Costantino Doro
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Carmela Annarumma
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 319

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istruttore subacqueo
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