La costituzione di parte civile nel processo penale a carico dell'ente: quid iuris?
La struttura dell’illecito amministrativo dipendente da reato e la responsabilità dell’ente
Sicuramente, però, una delle questioni su cui risulta più che mai opportuno soffermarsi è quella che si fonda sulla lettera dell’art. 34 D.lgs. 231/2001. Attraverso la predetta norma, infatti, il legislatore ha introdotto nel decreto una clausola generale che ammette, per il procedimento relativo agli illeciti amministrativi derivanti da reato commessi dagli enti, l’applicazione, in quanto compatibili, delle norme contenute dal codice di rito.
Come abbiamo avuto modo di ribadire più volte, parte della giurisprudenza di merito e della dottrina in ragione di tale clausola generale, ha sostenuto la diretta applicabilità degli articoli 185 c.p. (restituzioni e risarcimento del danno) e 74 c.p.p. (legittimazione all’azione civile), così traendo un ulteriore argomento a sostegno della costituzione di parte civile nei confronti dell’ente imputato.
Tuttavia, anche in questo caso risulta fondamentale analizzare il punto di vista della Corte. Con la pronuncia n. 2251/2011 la Cassazione ha avuto modo di chiarire il meccanismo attraverso il quale l’ente viene chiamato a rispondere per i reati commessi nel suo interesse o vantaggio. Il reato realizzato dai vertici o dai dipendenti dell’ente, infatti, altro non è che uno degli elementi che formano l’illecito da cui deriva la responsabilità del medesimo. Tale illecito, in altri termini, sicuramente trova nel reato il suo presupposto, ma si compone anche di altri elementi quali possono essere la qualifica soggettiva del dipendente o di colui il quale si trovi in posizione apicale, nonché l’interesse o il vantaggio dell’ente stesso. Pertanto, ha rilevato la Corte, non coincidendo l’illecito amministrativo (fattispecie complessa) con il reato, non può che escludersi l’applicazione degli artt. 185 c.p. (“1. Ogni reato obbliga alle restituzioni, a norma delle leggi civili. 2. Ogni reato che abbia cagionato un danno…obbliga al risarcimento…”) e 74 c.p.p. (“1. L’azione civile per le restituzioni e per il risarcimento del danno di cui all’articolo 185 del codice penale può essere esercitata nel processo penale dal soggetto al quale il reato ha recato danno…”), i quali, invece, contengono un esclusivo riferimento al reato. Peraltro, si è detto, occorre comunque tenere distinta la responsabilità dell’ente da quella della persona fisica, non coincidendo, il danno cagionato dal reato, con quello derivante dall’illecito amministrativo. Più precisamente, facendo anche riferimento ad autorevole dottrina che circoscrive in quelli derivanti da reato (e non dall’illecito amministrativo dell’ente) i danni per i quali far valere una pretesa risarcitoria, la Corte ha sostenuto che non sia individuabile un danno risarcibile derivante – come conseguenza immediata e diretta – dall’illecito dell’ente. Alla luce della sentenza in oggetto, dunque, non è dato comprendere come la norma in esame possa essere considerata “compatibile” con il procedimento relativo agli illeciti amministrativi dipendenti da reato se non a costo di inaccettabili forzature interpretative.
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La costituzione di parte civile nel processo penale a carico dell'ente: quid iuris?
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Maria Giannone |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Professioni Legali |
Anno: | 2011 |
Docente/Relatore: | Giancarlo Chiariello |
Istituito da: | Università degli Studi di Bari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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