D. Shostakovich, la scrittura dell'interiorità: l'antitetica espressione della lotta tra il grottesco e il tragico nelle Sonate per violino e viola

Nel 1975 Shostakovich manifesta il desiderio di comporre una Sonata per viola.
A tal proposito contatta il noto violista del Quartetto Beethoven Fyodor Druzhinin, al quale dedicherà tale opera, descrivendogli dettagliatamente i tre movimenti da cui doveva essere composta tale opera.
Druzhinin, che curerà le prime esecuzioni assolute della maggior parte dei Quartetti del compositore, racconterà in un articolo del 1975 sulla Literaturnaja Gazeta la collaborazione con Shostakovich, arricchita da vari aneddoti riguardanti la genesi della Sonata per viola.
Con ogni probabilità l’idea iniziale del compositore era quella di dedicare una Sonata per violoncello al suo grande amico Rostropovich ma, data l’impossibilità a comunicare con lui per via dell’esilio, è probabile che l’abbia riadattata per viola.
Così come la Quattordicesima Sinfonia, la Sonata è un vero e proprio manifesto psicologico, morale ed etico sui valori dell’esistenza e della morte e costituisce uno dei vertici della sfera spirituale del compositore.
In quest’opera S. dimostra una conoscenza approfondita delle problematiche tecniche dello strumento, sfruttandolo al massimo delle sue possibilità dinamiche.
Tale Sonata presenta un carattere elegiaco, con uno sguardo d’insieme sull’opera del compositore stesso e all’interno delle autocitazioni e delle allusioni ad opere di altri compositori (primo fra tutti Beethoven).
Il primo movimento si presenta in quella che si potrebbe definire una forma-sonata rivisitata, con due gruppi tematici principali.
Il primo gruppo è formato da alcune idee tematiche, tra cui spicca il tema A, una frase di quattro battute, ripetute due volte e caratterizzate da un pizzicato su corde vuote. [...]