For building a better world: l'azione del World Food Programme

Il cap. VI della Carta raccoglie gli articoli attraverso i quali, le Nazioni Unite, s'impegnano nella soluzione delle controversie internazionali tramite l'utilizzo di mezzi pacifici e conciliativi. E' necessario, in ogni modo, che le controversie fra gli Stati siano suscettibili di mettere in pericolo la pace e la sicurezza internazionale ed al Consiglio di Sicurezza è affidata solo una funzione di stimolo, dato che la soluzione delle controversie è rimandata alla volontà degli Stati interessati. Ben diverso è il principio alla base del capitolo successivo (cap. VII), il quale abilita il Consiglio ad intraprendere vere e proprie azioni in grado di ristabilire la pace qualora violata o minacciata. Il primo articolo (art. 33), esordisce affermando l'obbligo per le parti di una controversia, la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, di perseguirne, anzitutto, una soluzione mediante negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni o accordi regionali, o altri mezzi pacifici di loro scelta. Sono elencati quasi tutti i mezzi che il diritto internazionale offre agli Stati desiderosi di regolare le proprie controversie. Non è precluso, tuttavia, l'utilizzo d'ulteriori mezzi, diplomatici o giuridici, atti alla soluzione di una controversia internazionale. “Nell'ipotesi in cui le parti di una controversia non riescono a regolarla con mezzi di loro scelta, devono deferirla al Consiglio di Sicurezza” (art. 37, par. 1).Nella prassi si è verificato raramente che gli Stati ricorressero al Consiglio per ovviare all'impotenza dei propri mezzi adottati. Inoltre, la norma stessa appare di difficile applicazione, viste le difficoltà da parte del Consiglio di determinare se vi sia stata realmente l'adozione di tutti i mezzi possibili elencati nell'art. 33.