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Rappresentazione e cerimonia: il primo teatro di Fernando Arrabal (1952-1957)

La società secondo Arrabal: i personaggi

Che cosa intende allora Arrabal per teatro realista? Sicuramente non quello di stampo naturalista, così concentrato sul dettaglio da diventare statico. Come afferma Francisco Torres Monreal, il realismo non è racchiuso nel dato oggettivo, ma nella visione di questo dato in relazione all’impatto che ha sullo spettatore. Anche l’opera più simbolica o fantastica può riflettere le strutture socio-economiche di un momento storico con altrettanta fedeltà di un racconto naturalista poiché il realismo si manifesta a diversi livelli: nel contenuto, ma anche negli stili, nei linguaggi utilizzati, nei personaggi rappresentati. In Arrabal alcune opere sono chiaramente vicine ad una situazione reale, quale ad esempio la violenza del sistema repressivo franchista in Los dos verdugos, ma in altre occasioni la vita quotidiana si esprime in piccoli oggetti presi dalla realtà, come il triciclo dell’omonima opera, modificati solo in funzione teatrale.

Arrabal evita di dare riferimenti storici o geografici riconoscibili, perché questo limiterebbe il lavoro di decodificazione richiesto allo spettatore. Ciò non toglie che egli parta da dati esterni concreti, modificandoli fino all’eccesso (mettere un adulto a cavallo di un triciclo non è propriamente un’immagine verosimile). Si può parlare allora di rappresentazione della realtà anche in questi casi? La risposta è affermativa. Arrabal presenta i fatti in modo insolito affinché essi perdano il loro aspetto abitudinario. Parafrasando le parole di Diana Taylor, Arrabal cerca ed esige la reazione del pubblico: "el teatro de Arrabal no pide ser contemplado: exige la complicidad del espectador en la experiencia teatral – teatro-ceremonia, teatro-psicodrama, teatro-proceso – que transforma al individuo y su sociedad".

Allora la definizione più corretta per questo tipo di teatro sarà quella di realismo magico, del possibile e dell’impossibile, che presuppone la concezione di un’arte della distruzione al fine di porre le nuove basi della creatività, libera da ogni dogmatismo. Il realismo arrabaliano non propone soluzioni fattibili, ma casi limite, che rappresentano un passaggio obbligato attraverso il campo della crudeltà e della violenza per giungere alla rivoluzione interna, alla liberazione totale dell’individuo. Arrabal adotta il genere drammatico per il suo potere di trasformazione personale e collettivo dell’individuo e della società, poiché il teatro non è una condizione, ma un processo in cui la nostra parte più nascosta diventa trasparente.

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Rappresentazione e cerimonia: il primo teatro di Fernando Arrabal (1952-1957)

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Bellomi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Silvia Monti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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Parole chiave

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teatro dell'assurdo
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