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Mario Monti, la comunicazione di un tecnico tra riforme e consenso

La salita in politica di Mario Monti

Le prime avvisaglie della salita in politica di Monti dal punto di vista della comunicazione sono rintracciabili il 25 novembre 2011: nel giorno del primo turno delle primarie del Pd, Monti è ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. Qui lascia intendere come la scelta sia stata già fatta e prova una prima svolta per ciò che riguarda la cura della propria immagine. Se un comico come Maurizio Crozza amava rappresentarlo come un robot, Luciana Littizzetto a fine puntata lo dipinge come un uomo politico dal “sapore di banca”, inesorabilmente legato alla issue “tasse”. In quella stessa occasione, non passa inosservata la scelta di Monti di sedersi tra il pubblico, dopo l’intervista, ad ascoltare il pezzo finale dell’attrice comica, applaudendo e sorridendo come mai visto prima.
Un’accelerazione agli eventi viene però impressa dalla scelta di Silvio Berlusconi.
Quando il 2 dicembre le primarie del centrosinistra incoronano Bersani, il Cavaliere si decide a scendere nuovamente in campo. Una decisione, questa, che non sarebbe probabilmente avvenuta qualora il vincitore fosse stato il sindaco di Firenze Matteo Renzi, in grado di raccogliere consensi anche a destra e di risaltare sull’asse vecchio/giovane. Alla doppia astensione del Pdl sulle votazioni del 6 dicembre, Monti risponde con la decisione di rassegnare le dimissioni, per non prestare il fianco ad una lunghissima campagna elettorale contro di lui auspicata proprio da Silvio Berlusconi.
Dopo l’approvazione della Legge di stabilità, il premier sale al Colle per dimettersi.
Poche ore più tardi, in conferenza stampa, presenta il suo manifesto per il Paese, che diventerà nel linguaggio mediale l’Agenda Monti. In quella occasione, il premier dimissionario rivendica di aver salvato l’Italia, gioisce per lo spread sceso sotto quota 300 e soprattutto riferisce le parole pronunciate al cospetto del Capo dello Stato: “Missione compiuta, Presidente”.
L’obiettivo politico del premier con la presentazione del manifesto è quello di spaccare i due fronti contrapposti, accogliendo le correnti più vicine al centro. Ma non si verificano smottamenti significativi, se si eccettuano le scelte maturate da Pietro Ichino da una parte e Beppe Pisanu dall’altra. Prima di Capodanno, Monti scioglie finalmente la riserva ed annuncia quello che molti si aspettavano. “Saliamo in politica”, annuncia dal suo nuovo account sul social network Twitter, inaugurando così una nuova fase anche nella propria strategia comunicativa.
Il 5 gennaio 2013 viene presentato ufficialmente il simbolo di “Scelta Civica” per la Camera. Il partito si presenta coalizzato con l’Udc di Pierferdinando Casini e con “Futuro e Libertà” di Gianfranco Fini. Al Senato, invece, complice lo sbarramento all’8 per cento per le coalizioni e al 3% per i partiti coalizzati, i tre leader decidono di lanciare una lista unica.

La campagna elettorale
La campagna elettorale di Mario Monti inizia ufficialmente il 20 gennaio 2013 con la conferenza stampa di presentazione dei candidati. Già da qualche settimana, tuttavia, il dibattito politico si era acceso. Il tentativo iniziale del premier è stato quello di distinguersi dalle due principali coalizioni avversarie, accusate di aver sostenuto il governo “a corrente alternata” e di presentare contraddizioni al proprio interno.
D’altro canto, non veniva cancellato l’invito al dialogo con tutte le componenti riformiste che avessero accettato la sua agenda.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Mario Monti, la comunicazione di un tecnico tra riforme e consenso

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Mauro
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Comunicazione Pubblica e Politica
  Relatore: Franca Roncarolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 282

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