La tutela del socio nella moderna S.r.l.

L’art. 2476, comma 3, c.c., norma cruciale in tema di tutela del socio di srl, attribuisce a ciascun socio, in caso di gravi irregolarità nella gestione, la facoltà di chiedere che venga adottato un provvedimento cautelare di revoca degli amministratori.
Tale provvedimento, strumentale all’azione di responsabilità, ha natura conservativa, il che significa che è diretto a cristallizzare la situazione di fatto esistente al momento della pronuncia, in attesa della decisione di merito; l’obiettivo della revoca è quello di impedire l’aggravarsi dei danni provocati dalla condotta negligente degli amministratori esonerandoli provvisoriamente dalla gestione. In quanto conservativa e strumentale all’azione di responsabilità, nel caso in cui il giudizio di merito non si instauri, la revoca perde di efficacia, essendo un provvedimento non esaustivo ai fini della tutela del socio.
La concessione della revoca è subordinata al ricorrere di due presupposti: il fumus bonis iuris e il periculum in mora. Il primo consiste nella grave irregolarità commessa dagli amministratori nella gestione, quindi una violazione dei propri doveri con conseguente danno al patrimonio sociale. Il danno chiaramente deve essersi già prodotto, non essendo il danno potenziale idoneo ad esperire l’azione di responsabilità con annessa revoca cautelare. Il periculum in mora invece verte sulla ragionevole probabilità che, rimanendo in carica, l’amministratore possa ulteriormente pregiudicare la situazione, aggravando il danno patrimoniale già prodottosi.
Nel caso in cui il tribunale accolga tale istanza e la revoca coinvolga tutti gli amministratori o l’unico amministratore, si creerebbe un “vuoto gestorio” colmabile solo attraverso una nuova nomina dell’organo amministrativo da parte dell’assemblea, essendo esclusa la possibilità, concessa invece alle spa, che il tribunale nomini un amministratore giudiziario ex art. 2409 c.c.. Il legislatore non ha precisato chi sia, in tal caso il soggetto o l’organo legittimato a convocare l’assemblea; nel caso di srl con collegio sindacale, l’onere ricadrà senz’altro su quest’ultimo, in virtù dei poteri sostitutivi ex lege spettantigli; se al contrario il collegio non è presente, si prospettano diverse ipotesi date da diverse interpretazioni della normativa: c’è chi afferma che il potere ricada sul singolo socio, e chi afferma che, in virtù dell’art. 2479, primo comma, c.c., la convocazione spetta a tanti soci che rappresentano almeno un terzo del capitale sociale. La soluzione che incontra il maggior numero di pareri favorevoli, è quella secondo la quale nel caso di nomina di un curatore fallimentare ex art. 78 c.p.c., situazione che si ripete ogni qualvolta vengano citati in giudizio tutti gli amministratori o l’amministratore unico, il potere di convocare l’assemblea dei soci, per provvedere alla nomina dell’organo amministrativo, ricada sullo stesso curatore.