Controversie e attualità sull'inserimento dell'operatore socio sanitario quale figura di supporto dell'Infermiere in area critica. I risultati di una indagine conoscitiva.

Per costruire un percorso d’inserimento e di integrazione di nuovi elementi, che andranno a comporre l’equipe infermieristica, è necessario che la professione esca dal ruolo, che ormai le è stato costruito storicamente.
L’organizzazione sanitaria ha da sempre inserito l’assistenza in un modello organizzativo che ne privilegia il lato tecnico e lascia poco spazio ad una funzione educativa e relazionale, che invece è il centro del nursing.
Si richiedono continuamente agli infermieri mansioni tecniche ,velocità di esecuzione e mansioni improprie, che spaziano dalle attività burocratiche-amministrative a compiti di tipo tecnico esecutivo; l’assistenza finisce per essere un’ infinita serie di procedure che fanno del professionista l’animatore di una catena di montaggio, ove il paziente è ancora relegato ad un ruolo periferico rispetto all’organizzazione, invece di esserne il centro. Per sviluppare, perciò, quello che è lo specifico “dell’assistere” ed interpretare appieno i nuovi profili, occorre realmente considerare la persona assistita il fulcro dell’operare. A questo fine si può arrivare revisionando l’organizzazione del lavoro e spingendosi verso una maggiore personalizzazione dell’assistenza e all’utilizzo di una pianificazione per obiettivi.
Serve anche un’altra mentalità che veda l’infermiere fautore di un cambiamento organizzativo voluto, perché compreso. Si deve cominciare a credere che una buona organizzazione aiuta, non ostacola, anche nei momenti di grande difficoltà ( carenza di personale ) e che l’infermiere può essere il realizzatore di questa organizzazione, la figura chiave.
Egli può assumere il ruolo di collegamento, di coordinamento, di attivazione e di integrazione tra le molteplici e differenti prestazioni e fra le diverse figure professionali necessarie e/o presenti nel continuum del percorso clinico-assistenziale.
E’ il professionista che risponde globalmente al bisogno della persone che assiste e che gestisce il percorso di raggiungimento dell’autonomia da parte dell’utente.
Può pianificare e realizzare in modo che:
· si definisca in modo chiaro il modello organizzativo , chi fa che cosa e in base a quali competenze identificate come necessarie allo svolgimento delle attività da eseguire;
· si definisca, attraverso un’analisi e una revisione dei processi assistenziali, gli ambiti di competenza e di responsabilità in modo chiaro, riconoscendo le diversità, finalizzate ad un obiettivi comuni
· si sviluppi la collaborazione e l’integrazione tra le varie figure professionali , attraverso la definizione e la predisposizione e la stesura di piani di lavoro e di attività integrati, attraverso l’implementazione del lavoro d’equipe.
· si valuti le competenze del personale di supporto sapendo identificare le potenzialità presenti nelle risorse disponibili per la piena e corretta utilizzazione delle risorse umane all’interno dei percorsi assistenziali.