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La giustizia disciplinare sportiva

La responsabilità oggettiva delle società di calcio

Come detto in precedenza l’art. 4 del Codice di Giustizia Sportiva FIGC, prevede la responsabilità delle società, stabilendo per esse una responsabilità diretta, oggettiva e presunta. Questo anche in forza dell’art.1 ultimo comma del Codice di Comportamento Sportivo CONI ove si prevede una responsabilità diretta e oggettiva di società, associazioni e degli altri Enti dell’ordinamento sportivo per “comportamenti adottati in funzione dei loro interessi, da parte dei propri tesserati,dirigenti o soci”.
Con la responsabilità oggettiva delle società di calcio si prevedono conseguenze sanzionatorie in capo a delle persone giuridiche a prescindere dal dolo o dalla colpa di queste nella produzione del fatto sportivamente vietato.
Nell’ordinamento statale, forme di responsabilità oggettiva pura sono vietate, in ambito penale, dall’art.27 Cost. che prevede il principio di personalità della responsabilità.
Una forma particolare di responsabilità per le persone giuridiche è stata introdotta nel nostro ordinamento con il D.Lgs. 231/2001, che prevede una responsabilità amministrativa dell’Ente, nascente da determinati reati posti in essere, nel suo interesse o comunque a suo vantaggio, da parte di persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione, di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso oppure da persone che siano sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti precedentemente indicati. Sicuramente le società sportive, sono tenute a conformarsi a tali disposizioni in quanto operanti secondo le leggi dell’ordinamento statale, in particolare sono tenute a predisporre “modelli di organizzazione e di gestione” idonei a prevenire i reati indicati dal Decreto legislativo.
In ambito civile, invece, si rinvengono particolari forme di responsabilità per fatto altrui, solo che a ben vedere anche in questi casi vi è comunque alla base un nesso di causalità materiale. Un esempio è rappresentato dall’art.2049 del codice civile, nel quale si prevede la responsabilità del committente per fatto del commesso in ragione della tutela del terzo contraente, questo sempre se vi sia un nesso di causalità tra il danno provocato dal commesso e le incombenze affidategli. Tale figura in passato veniva accostata a quelle degli art. 2047 c.c. “Danno cagionato dall’incapace”, per cui è responsabile il soggetto addetto alla sorveglianza di questo, e dell’art.2048 c.c. “Responsabilità dei genitori, dei tutori, dei precettori e dei maestri d'arte” per il danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela o degli allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la vigilanza del precettore o del maestro, in questi casi, però, si rinviene comunque un elemento minimo di causalità psicologica, nella misura in cui tali soggetti sono colpevoli per l’omessa vigilanza sul soggetto sottoposto al loro controllo, la cd culpa in vigilando.
Nell’art. 2049, invece, si ravvisa una fonte di responsabilità del committente “indiretta per fatto altrui e di tipo oggettivo per quanto concerne l’elemento psicologico dell’illecito.” Questo anche perché a differenza dei casi visti in precedenza, non è possibile la prova liberatoria dell’assenza di colpa. In base a questa posizione la responsabilità oggettiva per le società di calcio, sarebbe giustificata nell’ordinamento statale, in relazione al fatto che vi è comunque un’esigenza di ordine pubblico alla base di essa.

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La giustizia disciplinare sportiva

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Picone
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Raffaele Caprioli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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