Regolazione emotiva e attaccamento nella bulimia nervosa: uno studio empirico
La regolazione emotiva: come si sviluppa?
Il concetto di regolazione delle emozioni abbraccia diversi campi di studio e ricerca, da quello neurobiologico a quello neurofisiologico, da quello cognitivo comportamentale a quello psicanalitico e psicodinamico, ma passare in rassegna i diversi approcci non rappresenta l’obiettivo della presente trattazione: l’aspetto che voglio mettere in evidenza si riferisce piuttosto al concetto di regolazione emotiva come presupposto e “corollario” per quella sicurezza interna alla quale l’individuo adulto può far riferimento e ricorrere nei momenti di crisi, in accordo con le formulazioni di Clulow (2001), trattate nel capitolo precedente. Grazie alla consapevolezza di essere in grado di agire non solo sull’ambiente esterno ma anche su quello interno acquisita nel corso delle precoci esperienze infantili, l’adulto sicuro è in grado di far fronte a situazioni di stress o disagio adottando delle strategie che gli consentono di ripristinare l’equilibrio.
Ma come si sviluppa la regolazione emotiva? Quali sono gli elementi che influiscono su tale capacità?
Per comprendere lo sviluppo della capacità di regolare le emozioni è necessario prendere in considerazione fattori intrinseci ed estrinseci. Nel primo caso, ci si riferisce a quegli aspetti legati al temperamento di base del bambino, aspetti neurologici, fisiologici, ecc; parlando di fattori estrinseci, invece, è possibile focalizzarsi sul modo in cui il caregiver condivide e regola, inizialmente, l’attivazione emotiva del bambino e sulla relazione che si sviluppa come “conseguenza” di questo tipo di interazioni. Dunque, in quest’ottica, la regolazione emotiva emerge e si perfeziona nel corso dello sviluppo, grazie alle ripetute esperienze di interazione tra il bambino e il genitore: attraverso la sintonizzazione con le espressioni comportamentali delle emozioni del bambino, il caregiver risponde ai suoi bisogni con cure ed espressioni emotive appropriate, che contribuiscono a organizzare e regolare la vita emotiva del bambino (Stern, 1985).
Una definizione di regolazione emotiva che riflette i recenti lavori teorici ed empirici (Cole, Martin, Dennis, 2004; Fox e Calkins, 2003) e la psicologia clinica (Keenan, 2000; Sroufe, 2000) sul ruolo dei processi emotivi nello sviluppo e nel funzionamento del bambino è quella di Calkins e Hill (2007) che si riferisce a tutti quei comportamenti, abilità e strategie, consci o inconsci, automatici o meno, che hanno la funzione di modulare, inibire o rafforzare le esperienze e le espressioni emotive del bambino.
Da questo punto di vista il bambino, inizialmente relativamente “passivo” e dipendente dalla regolazione del caregiver, sebbene dotato già alla nascita di capacità regolative, diventa gradualmente sempre più capace di regolarsi e mettere in atto comportamenti autoregolativi (Calkins, 1994; Sroufe, 1996), attraverso l’integrazione di specifiche strategie comportamenti adottate dal caregiver .
Molto chiaro a questo riguardo risulta il modello proposto da Sroufe (1995), già citato precedentemente, che descrive la regolazione emotiva da parte del bambino come la capacità di mantenere l'organizzazione comportamentale di fronte a elevati stati di tensione, concepita in una successione temporale ben definita in cui è centrale il ruolo svolto del caregiver. Le prime forme di regolazione emotiva nascono nell'ambito della relazione diadica con il caregiver ; dopo una prima fase (0-2 mesi) in cui la regolazione della tensione avviene in modo fisiologico nell'ambito dell'accudimento, si identifica una seconda fase della "regolazione guidata" (3-6 mesi di vita) nel corso della quale il caregiver svolge un ruolo fondamentale, aiutando con suoi interventi specifici il bambino a modulare la sua tensione a fronte di emozioni intense sia negative che positive. Tale funzione è ben evidenziabile nei giochi faccia-a-faccia caratteristici di questa fase, centrati sulla continua alternanza tra incremento e decremento della tensione emotiva tra i due partner della relazione. La fase che segue, definita da Sroufe della “regolazione diadica", coincide con il secondo semestre di vita e con il consolidarsi di specifici legami di attaccamento. In questa fase il bambino diventa in grado di richiedere intenzionalmente all'adulto interventi regolatori e al contempo inizia a formarsi schemi cognitivo-affettivi di tali esperienze che faranno da guida nelle sue successive relazioni.
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Regolazione emotiva e attaccamento nella bulimia nervosa: uno studio empirico
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Mascaro |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Giulio Cesare Zavattini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 174 |
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