Quattro anni di crisi: una riflessione sull'impatto e sulla risposta in Europa e in Italia
La recessione in Europa
Dalla trattazione del paragrafo precedente emerge che, sebbene tutti i paesi siano stati colpiti dalla crisi, maggiori difficoltà si sono verificate dove erano già presenti squilibri.
Alcune previsioni risalenti a fine 2008 e inizio 2009 (fra cui IMF, 2008) si sono rivelate addirittura leggermente errate nella misura in cui sostenevano che le economie più robuste prima della crisi sarebbero state maggiormente in grado di resistere allo shock.
L'esempio più rilevante in merito riguarda la Germania che, come dice Crescenzi (2010, p.116), “forte produttrice ed esportatrice di beni di consumo durevoli e di beni d'investimento, pur non essendo particolarmente esposta alla crisi dal lato finanziario, ha sperimentato una delle recessioni più gravi in assoluto”.
Il Fondo Monetario Internazionale (2010b) pone infatti l'attenzione sul fatto che la recessione è stata più acuta nei paesi a più alta vocazione industriale, fra i quali, appunto, le principali economie dell'area euro. Ciò a conferma di quanto più volte detto finora, ovvero che la recessione nata nel settore finanziario e immobiliare si è aggravata tramite il blocco dei consumi e degli investimenti, divenendo “industriale” e sfruttando pesantemente il canale del commercio estero.
Dai dati del FMI emerge chiaramente che la recessione è stata addirittura peggiore nell'Unione europea che negli Stati Uniti, che pure sono stati la culla della crisi: in termini di PIL, nel 2008 (primo anno di rallentamento dell'economia), gli USA sono cresciuti dello 0,4 per cento rispetto all'anno precedente, contro lo 0,6 per centro dell'area euro, con quest'ultima che crolla nel 2009 a – 4,1 per cento contro il -2,4 degli Stati Uniti. In merito, occorre ricordare che durante l'ultima decade i legami commerciali tra UE e Asia sono notevolmente cresciuti e che, quindi, l'Europa è stata vittima della caduta della domanda delle EME asiatiche, oltre a quella delle altre economie avanzate.
La Commissione europea (2009a, pp.49-53), analizzando i rapporti commerciali europei con le principali economie avanzate ed emergenti, si sofferma in particolar modo sulle implicazioni degli aggiustamenti interni negli USA e in Cina per l'economia europea. Dall'analisi, che prende in considerazione le evoluzioni dei deficit correnti e gli effetti sulle reciproche posizioni commerciali, emerge che in Europa l'evaporazione del surplus bilaterale verso gli Stati Uniti sia costata più di 90 miliardi di dollari fra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, equivalente a una riduzione dell'assorbimento degli States dei prodotti europei di circa lo 0,7% del PIL dell'area euro.
Sempre secondo la Commissione, è importante ricordare che anche un altro mercato importante di sbocco per le merci europee ha fatto mancare il proprio sostegno, cioè quello dei paesi esportatori di petrolio, colpito dalla caduta dei prezzi delle materie prime: le quotazioni del petrolio, ad esempio, sono crollate del 36% nel 2009 (ristabilendosi a livelli poco superiori rispetto a quelli del 2007); i prezzi di altre materie prime sono caduti di quasi il 20% e anche quelli dei manufatti del 7%.
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Quattro anni di crisi: una riflessione sull'impatto e sulla risposta in Europa e in Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Lorenzo Storai |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Rossella Bardazzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 99 |
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