Il fenomeno migratorio. Analisi dell’utenza UGL di Latina

Appare opportuno, a questo punto del discorso delineare la figura dello straniero, nella tradizione degli studi sociologici, per poi tratteggiare la condizione nelle moderne società complesse. La rappresentazione sociale dello straniero è stata oggetto di studio già agli inizi del ‘900.

Lo straniero viene definito come una figura sociale avente una rappresentazione ambivalente, in quanto è in grado di suscitare sentimenti positivi, ma allo stesso tempo di repulsione. Uno tra i primi studiosi ad aver analizzato il significato sociologico dello “straniero” è G. Simmel (2003), nel cui pensiero si trova una doppia accezione del termine.

Lo straniero viene inteso sia come un elemento del gruppo stesso, sia come assolutamente estraneo, una non relazione. Risulta avere un ruolo duale, in quanto la sua permanenza in una società nuova è sinonimo di vicinanza e lontananza. Vicinanza, in quanto, è inserito nella società ospitante; lontananza, poiché portatore di una cultura differente.

Dunque, lo straniero condivide con noi alcuni tratti generali, ma la nostra relazione con lui è superficiale e distaccata. Secondo Simmel, il cittadino straniero non appartiene fin dalla nascita al territorio, e riesce ad instaurare solamente rapporti basati sulla libertà e mobilità. Questa condizione gli consente di elaborare una conoscenza non approfondita della situazione, quindi impossibilitato a costruire legami particolari con i membri della comunità.