The Crown - Analisi dell'impatto mediatico
La rappresentazione mediale della famiglia reale inglese
Il caso della serie televisiva The Crown, che verrà analizzato successivamente, non può essere accompagnato da una lettura approfondita sul soggetto della nostra trattazione, ossia la famiglia reale inglese. Dalla nascita del cinematografo, il linguaggio cinematografico si è evoluto nel tempo e di conseguenza, si sono sviluppati numerosi generi, tra cui quello relativo alle biografie di personaggi storici. Definito biopic, questo particolare genere utilizza determinati dispositivi per realizzare un'opera di verosimiglianza sia nella narrazione della storia che nell'ambientazione.101
Un'importante e cospicua drammaturgia di biopic, ha riguardato le vicende della famiglia reale inglese, primo tra tutti il film The Private Life of Henry VIII (Le sei mogli di Enrico VIII, Alexander Korda, 1933) che narra la storia del regno di Enrico VIII vent'anni dopo l'esecuzione di Anna Bolena, sua seconda moglie. Il film, inoltre aveva esaminato in particolare la tensione venutasi a creare tra il dovere pubblico e la vita del monarca, con particolare attenzione ai periodi di instabilità per la monarchia.102
Ci sono diversi film biografici che presentano la vita della famiglia reale inglese ma sorprendentemente, fino a poco tempo fa, è stato ritenuto improprio rappresentare un sovrano in un film in forma drammatica o semplicemente ritrarlo sui giornali o in televisione; tale convinzione è legata all'idea che il monarca sia in qualche modo una figura sacra. Quando le vite delle persone, vengono adattate sullo schermo, sono soggette alle valutazioni e alle lamentele che affligono qualsiasi tipo di adattamento cinematografico, nel senso che lo spettatore può sentirsi deluso o tradito dalla mancanza di somiglianza che viene ad interfacciarsi tra il "testo" d'origine e il film.103
Robert Stam, riprendendo le teorie lacaniane, afferma che "il pubblico quando legge i romanzi, in un certo senso interpreta le vite di personaggi famosi e questo tipo di interpretazione, avviene attraverso i desideri introiettati, speranze e utopie del lettore, il quale mentre legge costruisce la propria messa in scena immaginaria".104
Nel ventesimo secolo, l'avvento dei media ha dato origine ad una nuova relazione tra la famiglia reale e il pubblico, inaugurando un nuovo periodo di rinegoziazione, attraverso il quale l'immagine pubblica della famiglia Windsor è radicalmente cambiata.105
Come ha suggerito lo storico specializzato in storia inglese, Bernd Weisbrod: "la monarchia è sempre stata un'istituzione sacra ed intoccabile per le persone comuni ma la monarchia vista come evento mediatico è di origine relativamente recente".106
La rappresentazione mediale della royal family è mutata poiché si concentra su un aspetto che non era mai stato analizzato, ovvero quello di rivelare gli atteggiamenti riguardo al significato di royalty, ossia il peso di essere un esponente regale della Corona. La rappresentazione della famiglia reale attraverso la pratica dei biopic è in una situazione unica rispetto ad altri tipi di riproduzione o altre forme di adattamento, poiché si concentra su alcune delle persone più famose della cultura occidentale la cui ragion d'essere è quella di mantenere, in un certo modo, un senso di mistero ed illusione. La funzione della regalità come simbolo della monarchia inglese, significa che la famiglia ed il sovrano in particolare, deve esistere come incarnazione di quel simbolo, per questo motivo il privato deve essere secondario al pubblico.107
John Grigg, scrittore inglese e secondo barone Altrincham, affermò che: "i membri della Royal Family devono svolgere il compito apparentemente impossibile di essere allo stesso tempo ordinari e straordinari […] poiché sono i simboli viventi di un insieme maestoso".108
Sebbene la regina Vittoria fosse molto riservata della sua sfera privata, fu proprio lei ad iniziare questo processo di mediatizzazione della corona inglese, in quanto decise di mettere in vendita le sue fotografie, insieme a suo marito il principe Alberto di Sassonia.109
Successivamente, vi è stata un ulteriore apertura da parte della regina Madre, moglie di re Giorgio VI, la quale commissionò una serie di libri sulla sua famiglia, dal titolo Our Princesses and Their Dogs (Le nostre principesse e i loro cani, 1936) i quali hanno introdotto un nuovo livello di permissività e penetrazione all'interno delle vite dei reali.110 Ricordiamo inoltre, la cerimonia di incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953 quando, nonostante le sue resistenze ad essere filmata, si è ritrovata ad essere la protagonista del suo documentario, trasmesso in televisione, dal titolo A Queen is Crowned. L'apice dell'esposizione mediatica però, è stato raggiunto nel 1969, quando Richard Cawston girò un film finanziato dalla BBC, dal titolo Royal Family commissionato dalla regina aveva come obiettivo finale quello di registrare la cerimonia di investitura del principe Carlo come principe del Galles.111 Questa apertura mediatica della sfera privata della famiglia reale inglese non è passata inosservata dalla stampa, la quale, come ha suggerito il giornalista Malcom Muggeridge, ha ricercato una costante e maggiore esposizione a tal punto di rischiare che la famiglia potesse essere ridicolizzata. Lui stesso ha definito questo fenomeno mediatico come Royal Soap Opera, che ha visto come attori principali il principe Carlo e la principessa Diana.112
101 Cfr. Bastin Giselle, Filming the Ineffable: Biopics of the British Royal Family, Auto/Biography Studies, Routledge, 2009, p. 34
102 Cfr. Custen George, Bio/Pics: How Hollywood Constructed Public History, New Brunswick, Rutgers, 1992, p. 10
103 Cfr. Bastin Giselle, op. cit. p. 34
104 Cit. Stam Robert, Beyond Fidelity: The Dialogics of Adaptation, James Naremore, New Brunswick, 2000, pp. 54-55
105 Cfr. Bastin Giselle, op. cit. p. 34
106 Cit. Weisbrod Bernd, Theatrical Monarchy: The Making of Victoria, The Modern Family Queen, Regina Schulte, New York, 2006, p. 238
107 Cfr. Bastille Giselle, op. cit. p. 35
108 Cit. Grigg John, Is the Monarchy Perfect? John Calder, Londra, 1958, p. 6-13
109 Cfr. Bastille Giselle, op. cit. p. 38
110 Cfr. Pimlott Ben, Monarchy and the Message, Blackwll Publishers, Oxford, p. 97
111 Cfr. Bastille Giselle, op. cit. p. 38-39
112 Cfr. Martin Kingsley, The Magic of the British Monarchy, Little Brown, Boston, 1962 p. 130
Questo brano è tratto dalla tesi:
The Crown - Analisi dell'impatto mediatico
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Informazioni tesi
Autore: | Marta Brunetti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Cinema, Televisione e Produzione Multimediale |
Corso: | LM-65 |
Relatore: | Gino Scatasta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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