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Il patrimonio culturale intangibile nel Diritto Internazionale: definizione, disciplina e problematiche

La Raccomandazione del 1989 sulla salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore

Nel 1982 ha inizio il percorso di incontri, studi e lavori dell’OMPI e dell’UNESCO, con esperti (sia a livello internazionale che regionale) e con il Comitato di esperti governativi sulla salvaguardia del folklore, che condurrà, nel novembre del 1989 all’adozione, da parte della Conferenza Generale dell’UNESCO (alla sua venticinquesima sessione) della Raccomandazione sulla salvaguardia delle culture tradizionali e del folklore.
La Raccomandazione è l’unico strumento normativo internazionale riguardante il patrimonio culturale intangibile prima della Convenzione del 2003.
Essa dà una definizione di folklore valida ai fini della Raccomandazione (Sez. A):
“Folklore (or traditional and popular culture) is the totality of tradition–based creations of a cultural community, expressed by a group or individuals and recognized as reflecting the expectations of a community in so far as they reflect its cultural and social identity; its standards and values are transmitted orally, by imitation or by other means. Its forms are, among others, language, literature, music, dance, games, mythology, rituals, customs, handicrafts, architecture and other arts.”
La Raccomandazione prosegue con la sezione B relativa all’identificazione del folklore. Ai sensi di quest’ultima, il folklore, “as a form of cultural expression”, deve essere salvaguardato da e per il gruppo – “familial, occupational, national, regional, religious, ethnic, etc.” – del quale esso esprime l’identità. A questo fine gli Stati devono incoraggiare a tutti i livelli appropriati sondaggi di ricerca per: creare inventari relativi a tutte le istituzioni che sono coinvolte con il folklore (al fine di inserirle in dei registri mondiali e regionali) (Sez. B, lett. a); creare dei sistemi di identificazione e di registrazione del folklore (Sez. B, lett. b); stimolare la creazione di una tipologia standard di folklore (Sez. B, lett. c).
Proseguendo si trovano i principi relativi alla conservazione del folklore. Essa, ai sensi della Sez. C, si compie attraverso la documentazione delle tradizioni dei popoli che permette agli studiosi e ai tradition-bearers di avere accesso a dati utili alla comprensione del processo di evoluzione delle tradizioni. Questo perché:
“While living folklore, owing to its evolving character, cannot always be directly protected, folklore that has to be fixed in a tangible form should be effectively protected”.
Al fine della conservazione, gli Stati devono: creare archivi nazionali (da rendere accessibili a tutti) (Sez. C, lett. a); creare un archivio centrale nazionale (per la catalogazione e la diffusione di materiale sul folklore) (Sez. C, lett. b); creare musei per il folklore (Sez C, lett. c); allenare i collezionisti, gli archivisti,i documentaristi al lavoro analitico (Sez. C, lett. f); fornire i mezzi per creare delle copie di tutto il materiale sul folklore Sez. C, lett. g).
La preservazione del folklore, che differisce dalla conservazione, si compie attraverso la protezione delle tradizioni popolari e di coloro che le trasmettono (tenendo presente che ogni persona ha il diritto alla propria cultura e che spesso l’aderenza ad essa è erosa dalle moderne culture dell’industrializzazione trasmesse dai mass media). Questa si attua tramite misure per mantenere lo status delle e il sostegno economico alle tradizioni popolari. A questo fine gli Stati devono: sviluppare l’educazione formale e non formale al folklore e sviluppare il rispetto verso di esso (Sez. D, lett. a); garantire il diritto d’accesso delle comunità al proprio folklore (Sez. D, lett. b); istituire un “National Folklore Council” per il coordinamento delle attività (Sez. D, lett. c); fornire un supporto morale ed economico agli studiosi e ricercatori del settore (Sez. D, lett. d); sviluppare la ricerca scientifica (Sez. D, lett. e).
La Raccomandazione disciplina anche la divulgazione del folklore (Sez. E). Le persone devono acquisire la consapevolezza che il folklore è un elemento dell’identità culturale e, come tale, possiede grande valore ed è meritevole di un’appropriata preservazione. A tal fine gli Stati devono promuovere una divulgazione del folklore che eviti possibili distorsioni. Questo attraverso varie misure: la promozione di eventi a tutti i livelli con l’aiuto di varie organizzazioni del settore (Sez. E, lett. a); l’incoraggiamento all’utilizzo della stampa come mezzo di divulgazione (Sez. E, lett. b); lo stimolo alla costituzione di associazioni e gruppi di studio sul tema (Sez. E, lett. c); il supporto alla creazione di materiale per l’educazione (Sez. E, lett. d); il sostegno alla circolazione di informazioni (Sez. E, lett. e); il facilitare la predisposizione di incontri (Sez. E, lett. f); ecc.
La sezione dedicata ai principi relativi alla protezione del folklore (Sez. F) risulta interessante perché conferma la sopra citata dialettica, pratica e concettuale, con cui si affronta la disciplina riguardante il folklore. Infatti, la Raccomandazione afferma che il folklore, essendo una manifestazione di creatività intellettuale, indipendentemente dal fatto che sia collettiva piuttosto che individuale:
“deserves to be protected in a manner inspired by the protection provided for intellectual productions”
e continua:
“leaving aside the “intellectual property” aspects of the protection of expressions of folklore, there are various categories of right which are already protected and should continue to enjoy protection in the future in folklore documentation centers and archives.”
Gli Stati devono agire in due ambiti separati. Per quanto riguarda gli aspetti del folklore legati ai diritti di proprietà intellettuale (Sez. F, lett. a), gli Stati devono richiamare l’attenzione delle autorità rilevanti nel settore sul lavoro svolto dall’UNESCO e dall’OMPI nella protezione della PI. Essi devono riconoscere che questo lavoro si relaziona solo ad alcuni aspetti del folklore e che vi è urgenza di un’azione separata che si limiti solo a questi aspetti. Per quanto riguarda gli aspetti legati agli altri diritti coinvolti nell’ambito della protezione del folklore (Sez. F, lett. b), gli Stati devono: proteggere coloro che trasmettono la cultura – la loro privacy e riservatezza – (Sez. F, lett. b, par. I); proteggere gli interessi dei collezionisti (Sez. F, lett. b, par. II); difendere dal disuso il materiale riguardante il folklore (Sez. F, lett. b, par. III); riconoscere il ruolo degli archivi (Sez. F, lett. b, par. IV).
La Raccomandazione riconosce come fondamentale la cooperazione internazionale ( cooperazione culturale e scambi ) ai fini della salvaguardia del folklore ( Sez. G ). Gli Stati devono prevedere misure ai fini di questa cooperazione che si compie:
“in particular through the pooling of human and material resources, in order to carry out folklore development and revitalization programs as well as research made by specialists who are the nationals of one Member State on the territory of another Member State”.
Nel 1999, la Smithsonian Institution, in cooperazione con l’UNESCO, propone una valutazione della Raccomandazione del 1989 e del livello e delle modalità di attuazione della medesima. Il risultato di questo studio viene pubblicato nel 2001 nel volume “Safeguarding Traditional Culture: A Global Assessment”, che include anche la considerazione di possibili future azioni nel settore.
Nel volume si trovano le critiche e i meriti che vengono assegnati allo strumento, nonché un’analisi dei risultati del questionario sul livello di attuazione della raccomandazione – posto dall’UNESCO nel 1994 agli Stati membri – e un rapporto dei risultati degli otto seminari regionali organizzati dall’UNESCO prima della Conferenza di Washington del 1999.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il patrimonio culturale intangibile nel Diritto Internazionale: definizione, disciplina e problematiche

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Gabellini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Marina Spinedi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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