La Crisi di Cuba vista dai principali quotidiani

L'operazione iniziò il 15 aprile 1961, con un bombardamento operato da alcuni B26 americani mascherati da aerei cubani e pilotati da esuli. L'obiettivo era quello di distruggere l'aviazione castrista, la quale fu colpita poco. Due giorni dopo, il 17 aprile, ebbe luogo lo sbarco nella Baia dei Porci. Più di mille esuli sbarcarono in questa zona paludosa, convinti di trovare appoggio nei locali anticastristi. Così non fu. Furono fermati dapprima da centinaia di carbonari e pescatori armati di vecchi fucili, il tempo necessario a fare affluire i rinforzi guidati personalmente da Castro. In meno di settantadue ore si completò la disfatta e quasi tutti gli aggressori furono fatti prigionieri. Il 19 aprile, i dirigenti degli esuli cubani chiesero un intervento diretto americano, ma Kennedy diede risposta negativa. Solo qualche aereo della marina americana protesse gli invasori contro l'aviazione cubana, ed alcune navi da guerra americane tentarono di raccogliere i sopravvissuti.
L'operazione fu un completo flop, e agli occhi del mondo intero la responsabilità degli americani, e quindi del Presidente Kennedy, parve evidente. Il principale responsabile fu il capo della CIA, Allen Dulles, il quale fu prontamente sollevato dall'incarico. Per il prestigio degli Stati Uniti fu un colpo duro, in quanto si mostrò che leader cubano disponeva di un forte consenso popolare.
Castro colse l'occasione irrigidendo la sua posizione, ed il 1° maggio annunciò che Cuba avrebbe adottato una Costituzione socialista. Il 26 luglio creò un partito unico risultante dalla fusione tra i comunisti, l'M-26-7 e qualche altro gruppo rivoluzionario. Il 2 dicembre 1961, annunciò in un discorso che aveva definitivamente aderito al marxismo-leninismo.