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La revisione kleiniana e bioniana del modello pulsionale freudiano nel pensiero di Antonio Imbasciati

La psicoanalisi infantile

Con Anna Freud e Melanie Klein l’attenzione della psicoanalisi si sposta verso il trattamento delle nevrosi infantili.Non solo. Heinz Hartmann, Kris e Loewenstein sulla scia della prima elaborano una teoria che privilegia la sfera esterna più che i conflitti tra Es ed Io. La psicologia dell’Io indaga sulle origini di quell’istanza, l’Io, che Freud in l’Io e l’Es (1922) aveva sintetizzato come quella più problematica e contraddittoria, privilegiando la prospettiva genetica, maturativa e adattiva dell’Io nei confronti dell’ambiente e lo studio delle sue difese. La psicoanalisi si estende anche in altri campi terapeutici a partire dagli anni venti; questi sono adolescenza, disagi come la delinquenza, malattie più gravi come la psicosi, malattie psicosomatiche, e infantili. Quest’ultimo si è dimostrato il più prolifico per la gran mole di materiale raccolto e come conferma di risultati avuti dall’analisi delle persone adulte.

Anna Freud, attraverso i suoi scritti sull’analisi infantile, ricordiamo in particolare Normalità e patologia nell’età infantile (1965), è in aperto contrasto con la Klein, in quanto reputa opportuno un trattamento analitico solo nei casi di vera nevrosi infantile, laddove la Klein auspica l’estensione del trattamento a tutti i bambini, come un completamento dell’educazione. Importante è l’opera L’Io e i meccanismi di difesa (Anna Freud, 1936) dove vengono trattati i meccanismi di difesa automatizzati che hanno luogo nei nevrotici e vi si raccomanda la precedenza dell’analisi delle difese dell’Io sui contenuti dell’Es, ma non è questa la sede per approfondire il sistema teorico formatosi con la collaborazione di Hartmann. Importante è per il nostro discorso che già nella prospettiva evolutiva di A. Freud il neonato passa da una fase iniziale di unità narcisistica madre-figlio ad una dove il neonato costruisce un rapporto con l’oggetto seno che successivamente interiorizza, fino al rapporto ambivalente pre-edipico nel quale odia e ama l’oggetto. Quello che viene messo in risalto è la dimensione relazionale, e la constatazione che l’evoluzione infantile non è per nulla ovvia e scontata ma incerta e problematica, intanto che ricorre la regressione. Fantasia, gioco e creatività, ovvero quei processi intermedi tra conscio e inconscio, acquistano nuova valenza.

Inoltre la figlia del Maestro è più attenta alle differenze tra analisi infantile e degli adulti piuttosto di proporre analogie come la Klein. Differenze che sono inerenti al rapporto terapeutico che si instaura senza che sia il bambino a decidere, egli non ha desiderio di guarire né comprensione della malattia. Anna Freud ritiene necessario un periodo di prova, di attivazione del transfert (inutile invece per la Klein) ed è rivolta alla profilassi delle nevrosi, condividendo col padre la medietà tra autorità e permessività nell’educazione del bambino, cercando di minimizzare i conflitti tra mondo interno ed esterno, e delle istanze psichiche fra loro. Proprio con queste due figure avvengono i grandi mutamenti rispetto all’esperienza freudiana; l’interesse vira dalla fase edipica a quella preedipica, arcaica, pre-verbale, ovvero verso la relazione tra madre e bambino dei primi mesi di vita; diviene marginale la figura del padre.

Lo studio dello stato caotico dell’infante, fino alla progressiva strutturazione di un apparato psichico, riflette in termini psicoanalitici la contrapposizione tra innato ed acquisito, tra organismo ed ambiente. Le considerazioni relative alle esperienze neonatali, dove non c’è ancora differenziazione tra corpo e psiche, tra sé ed oggetto, dove non esistono ancora strutture edipiche, nonché le considerazioni su ciò che il bambino acquisisce, grazie allo scambio con la madre, capacità che si ritenevano innate: sono valutazioni che rientrano nei meriti della psicoanalisi, e questo Anna Freud tiene a precisarlo. Ma allo stesso tempo è fortemente critica nei confronti dell’estensione del metodo psicoanalitico alle psicosi, ritenendo quelle prime acquisizioni non suscettibili di terapia costituendo probabilmente il fondo roccioso accennato da Freud in Analisi terminabile e interminabile (1937). L’estensione si basa sull’ equiparazione del funzionamento psicotico con quello neonatale, affermazione questa già condivisa da Freud fortemente influenzato dal neurologo inglese Hughlings-Jackson (Sulloway, 1980) il quale aveva mostrato come il sistema nervoso, nella malattia mentale, regredisca a modalità primitive di funzionamento: come riteneva anche Wordsworth, poeta e letterato contemporaneo di Freud: "il bambino è il padre dell’uomo ".

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La revisione kleiniana e bioniana del modello pulsionale freudiano nel pensiero di Antonio Imbasciati

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Informazioni tesi

  Autore: Marcantonio Di Palma
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Alfredo Civita
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 127

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Parole chiave

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